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Centro visite del parco dello Stelvio

Nell’ultimo paese alla fine della valle, Santa Gertrude, ad una altitudine di circa 1.500 metri troviamo il centro visite del Parco dello Stelvio (Lahnersäge).  Forse non tutti sanno, infatti, che la parte più estrema della Val d’Ultimo rientra nel Parco Nazionale dello Stelvio che si sviluppa attorno al Gruppo dell’Ortles Cevedale e che vede le sue origini nel lontano 1935. Il parco comprende 23 comuni, di cui 10 in Alto Adige: solo l’Alto Adige ha cinque centri visitatori, ognuno dei quali incentrato su un diverso tema. Il centro visite Lahnersäge è incentrato sul tema del bosco e delle sue funzioni vitali. I temi toccano l’interazione con l’uomo e con la fauna e il ciclo vitale del legno. Per questo è di grande importanza anche la segheria veneziana, vecchia di 200 anni restaurata e messa in funzione a scopo dimostrativo una volta alla settimana.  Presso il centro, i visitatori hanno la possibilità di camminare attraverso gli habitat virtuali del Parco Nazionale dello Stelvio e scoprire le singolari caratteristiche di questo immenso parco naturale. Oltre all’esposizione permanente si avvicendano esposizioni temporanee come Fiori, Piante e vita (2023/2024).

Nel parco si possono avvistare parecchie specie di animali come cervi, marmotte, rapaci, camosci, anche se riuscire a vedere tutte le oltre 260 specie (senza contare gli invertebrati) che vivono nel parco risulterà molto difficile!

Nel Parco dello Stelvio, che coinvolge anche alta Lombardia e Trentino, vivono circa 64.000 abitanti residenti. Tante le piccole aziende agricole che convivono con le regole del parco, rispettando i cicli della natura, i pascoli si rivelano una fonte preziosa per l’uomo ma hanno anche un valore inestimabile per la conservazione della diversità del paesaggio e dell’ambiente, e non da ultimo per la cura del paesaggio e la sicurezza. La convivenza dell’uomo con la fauna e la flora che circondano l’Ortles può funzionare solo se la popolazione, spesso attiva nell’agricoltura, nell’allevamento e nel turismo, rispetta ed elabora insieme le regole e vi si attiene.

Il centro rappresenta una tappa immancabile per chi ama la natura, per chi vuole conoscere gli sforzi della gestione per la conservazione di questo incredibile patrimonio naturale e piacerà soprattutto ai bambini. Il centro inoltre organizza escursioni guidate sia d’estate che d’inverno, alla scoperta di animali e natura.

Per visitare il centro consultare: https://www.parconazionale-stelvio.it/it/esperienze/centri-visitatori-del-parco-nazionale/lahnersaege.html

Per maggiori informazioni sul Parco Nazionale dello Stelvio, flora, fauna, progetti e sulle sue attività: https://www.parconazionale-stelvio.it/it/il-parco-nazionale.html

Tre passeggiate da fare in tranquillità: Sant’Elena, i larici millenari, il giro del lago di Fontana Bianca

Se siete in Val d’Ultimo per qualche giorno e volete prendere le giornate con tutta calma, ecco tre proposte per passeggiate “light” che vi faranno conoscere un po’ meglio la valle. Per tutti e per tutto l’anno.

La chiesa di Sant’Elena (1.550 mt): questa piccola chiesa collocata ad una altitudine di poco più di 1.500 metri è un piccolo gioiello assolutamente da vedere (La chiesa di Sant’Elena). La chiesa si trova nel comune di San Pancrazio ed è raggiungibile sia da San Pancrazio che da Santa Valburga. Dal parcheggio (vedi indicazioni sotto) si prende una strada sterrata che in un chilometro e quattrocento permette di raggiungere la chiesa. Una passeggiata su una strada sterrata che nell’ultima parte, leggermente in salita, è costeggiata da una Via Crucis. In circa mezz’ora con calma si raggiunge la meta. La tranquillità del posto è impagabile e potrete godere di una bella vista sul Mariolberg (la zona in cui si trova). Quattro gli edifici nei dintorni della chiesa, uno dei quali è un ristorante che da decenni propone una ottima cucina locale: Helener Pichl (laimermichaelll@gmail.com ).

  • Come arrivare, da Santa Valburga: salire alla chiesa di Santa Valburga e continuare sulla strada della chiesa per circa 7 km. Troverete una piccola strada con l’indicazione Sant’Elena sulla sinistra. Un ultimo chilometro (un po’ stretto), e al termine un parcheggio dove si può lasciare l’auto. Dal parcheggio proseguono due strade sterrate: quella sulla destra conduce a Sant’Elena
  • Come arrivare, da San Pancrazio: dalla strada provinciale a metà del paese si trova l’indicazione sulla destra per Sant’Elena. Imboccata la stradina in salita, dopo nove chilometri ci si troverà il bivio per Sant’Elena, questa volta sulla destra, per concludere con un chilometro di ulteriore salita fino al parcheggio.

I larici millenari (1.430 mt): i larici sono un monumento naturale della valle. A pochi passi dal Centro visite del Parco Nazionale dello Stelvio (Lahnersäge) si trovano questi tre larici millenari, che vengono considerati tra le conifere più antiche d’Europa. Nonostante i fulmini e il passare del tempo li abbiano messi a dura prova, sono una testimonianza della resilienza della natura. Ad ogni autunno, continuano a scandire il tempo colorandosi di rosso, per tornare a germogliare l’anno successivo. Il larice più alto misura 36,5 metri e quello più grande ha una circonferenza di più di 8 metri. Una passeggiata ai larici merita sicuramente, inoltre, appena oltre i larici, seguendo per pochi metri il sentiero dei masi in direzione San Nicolò si ha una bellissima vista sulla valle. Diversi i punti di ristoro: Gasthaus Lärchengarten (proprio sotto i larici), Hofschank bei den Urlärchen (circa a metà del percorso a piedi), ristorante Edelweiss, in prossimità del parcheggio (non lasciatevi ingannare dall’aspetto un po’ retrò: offrono un’ottima cucina locale).

Vedi anche Una passeggiata nel bosco e Il sentiero dei masi

Come arrivare: parcheggiare in prossimità del Lahnersäge a Santa Gertrude e prendere il sentiero, inizialmente in piano seguendo il torrente, verso i larici (segnalati dai cartelli). Continuare per circa un chilometro su una piccola strada asfaltata. Dal parcheggio la passeggiata è di meno di un chilometro e mezzo (come la precedente) in leggera salita.

Il giro del lago di Fontana Bianca (1.900 mt): per l’ultima passeggiata ci spostiamo un po’ più in alto. Siamo al limitare della strada, a 1.900 mt di altitudine presso il lago artificiale di Fontana Bianca. A meno di nevicate molto abbondanti, il lago è raggiungibile tutto il tempo dell’anno e allo stesso modo la passeggiata è possibile sicuramente almeno tre stagioni su quattro. Il giro del lago è una passeggiata in piano, fattibile anche con passeggini (non con la neve!), di circa 2.3 km, adatta a tutti. Anche a Fontana Bianca si potrà trovare ristoro al ristorante Weissbrunn Bergrestaurant (meglio informarsi prima per le aperture).

Come arrivare: dopo l’ultimo abitato della valle, Santa Gertrude, prima di arrivare alla chiesa si trova il bivio sulla destra per il lago di Fontana Bianca in prossimità del cartello di ingresso nel Parco Nazionale dello Stelvio. Arrivati al lago (dopo circa 7 km), si trova un ampio parcheggio. Ricordiamo che da maggio ad ottobre è attiva la linea bus  243, Santa Gertrude- Fontana Bianca. La strada è stretta e in alcune giornate risulta molto problematica la viabilità, il piccolo autobus è un’ottima alternativa ed è sempre estremamente puntuale. Per gli orari consulta: https://www.suedtirolmobil.info/it/il-mio-viaggio/orari

La chiesa di Sant’Elena

La piccola e bellissima chiesa di Sant’Elena viene menzionata in vecchi documenti già nel 1278. Nel 1563 la chiesa è ricostruita in stile tardogotico. Seguono ampliamenti nel 1677 e nel 1730: la navata è ampliata e completata da una volta a lunette con nervature in stucco e vengono costruite la sagrestia e la cantoria. Di poco precedente è il campanile (1723/24), eretto da maestri carpentieri dell’Alto Adige. Risale alla fine del ‘700 anche l’organo. L’altare maggiore è neoromanico, nella nicchia troviamo Sant’Elena con la trinità e, ai lati, le statue di Sant’Aloisio (San Luigi Gonzaga) e San Giuseppe. L’altare laterale è seicentesco e accoglie il rilievo di Maria con il bambino. Le panche sono neogotiche, costruite nel 1894. La chiesa ebbe il suo curato dal 1700 fino al 1979. Negli anni ’80 e ’90 vennero fatti diversi interventi di restauro: dal tetto del campanile alla facciata, dall’orologio al pavimento della chiesa. Sulla facciata troviamo una piccola statua di San Giacomo in una nicchia: il Santo è raffigurato anche in quadro all’interno della chiesa.

La chiesa è quasi sempre aperta, essendo affidata la sua apertura al maso a fianco. L’insieme armonico di questo edificio, il luogo, fanno di questo ambiente un posto raccolto, un piccolo rifugio di tranquillità per buona parte dell’anno. La festa di Sant’Elena viene celebrata con una messa il 18 agosto. La strada per raggiungere la chiesa è segnata da una Via Crucis che porta al crocifisso posto dinnanzi alla chiesa.

Come raggiungerla: da San Pancrazio a circa metà del paese si trovano sulla destra le indicazioni per Sant’Elena. Si segue la piccola strada per circa 9 km fino a quando si trova un bivio sulla destra. Un altro chilometro in auto e si arriva al parcheggio. Da qui partono due strade sterrate. Prendendo, a piedi, quella di destra, dopo poco più di un chilometro, con una passeggiata di circa mezz’ora, si raggiungerà la chiesetta. Da Santa Valburga si sale alla chiesa e si tiene la strada della chiesa per circa 7 chilometri fino al bivio sulla sinistra.

Informazioni tratte da “I luoghi dell’arte: Alto Adige. Val Venosta, Val d’Ultimo, Val Passiria”. 1996. Provincia autonoma, Assessorato alla pubblica istruzione e cultura in lingua italiana-CLAB, Bolzano.

Tre segni distintivi per riconoscere la Val d’Ultimo

Se siete stati in valle, avete passeggiato o camminato, vi sarete sicuramente imbattuti in muretti a secco, tetti con le scandole e steccati dalla struttura ben definita. In una valle dove ancora le tradizioni sono per fortuna molto forti, queste particolarità balzano agli occhi come segno distintivo del panorama.

Intendiamoci, non stiamo parlando di cose che esistano solo qui, ma solo del fatto che queste tre cose insieme, finché le tradizioni vengono portate avanti, offrono una atmosfera tutta particolare. Per questo motivo sia in Trentino che in Alto Adige vengono dati contributi per mantenere e ripristinare questi tre elementi per la valorizzazione del quadro paesaggistico tradizionale.

Le scandole sui tetti: “in una regione ricca di boschi come l’Alto Adige le scandole erano il materiale di copertura usuale fino al XX secolo, anche in città come Bressanone, Vipiteno e Brunico. Si aveva una grande disponibilità di legno e con una corretta manutenzione una copertura in scandole poteva superare il secolo di durata. La cosa importante è utilizzare scandole di larice spaccate a mano e posate in triplo strato senza impermeabilizzazione del tetto, che ne permette quindi l’asciugatura in ogni sua parte”*. In val d’Ultimo si trovano soprattutto quelle più lunghe (Legschindel, 80 cm) utilizzate per tetti meno ripidi, a posa libera e quindi appesantite con un sistema di correnti rotondi in legno e pietre. Le scandole prendono con gli anni quel classico colore argentato e dopo una quaratina di anni vengono voltate per proseguire nel loro impiego, almeno per altrettanto tempo. Alla fine della loro carriera non ci sono problemi di smaltimento!

Gli steccati si possono vedere in molti punti anche sulla strada provinciale dove vengono ripristinati e sistemati quando le intemperie li mettono a prova. Hanno la particolarità di avere le assi poste obliquamente ai pali di sostegno, e di avere dei rami intrecciati per tenere insieme i vari elementi, anche se spesso sono più un elemento decorativo che funzionale.

I muretti a secco parlano di vecchi tracciati dei sentieri e servono per arginare, per rinsaldare i fianchi della montagna o per delimitare confini, per aiutare le coltivazioni. La loro è una tecnica costruttiva così diffusa da essere entrata nel 2018 nel patrimonio immateriale dell’Unesco, in Italia come in altri 7 stati europei. Qui se ne possono trovare lungo il sentiero dei masi, dove troviamo anche una incisione che riporta la data 1831, ma anche a quote più alte. Il modo migliore per vederli è…camminare!

* Estratto da https://home.provincia.bz.it/it/temi#kunst_und_kultur___arte_e_cultura

Passeggiata attorno al lago Zoccolo

Un giro a portata di tutti in tutte le stagioni

Se siete appena arrivati in Val d’Ultimo o avete in programma di passarci qualche giorno, c’è una passeggiata che potete sempre fare: in tutte le stagioni, a tutte le età, a piedi, con il passeggino, con il cane o in bicicletta. E’ la passeggiata attorno al lago Zoccolo.

Come abbiamo già visto, il lago Zoccolo, che si trova a 1.140 metri s.l.m, è l’invaso più grande della Val d’Ultimo e ne è diventato sempre più il fulcro, avendo a valle il paese più popoloso della Val d’Ultimo, Santa Valburga, e, a monte, la stazione della funivia con un ampio parcheggio disponibile.

Appena superata Santa Valburga si trova comodo il parcheggio in prossimità della diga. Lo sbarramento, lungo poco più di 500 metri è percorribile a piedi e dopo averlo percorso ci si trova sulla destra la strada forestale. Questa è lunga circa 3.7 km, è completamente in piano ed è fiancheggiata da un ripido bosco di larici e abeti. Numerosi i punti di sosta su tutto il tragitto. Panchine, tavoli, sculture artistiche, cartelli con le indicazioni di erbe e una vasca per il percorso Kneipp.

La strada è piacevole in tutte le stagioni ed è tranquillamente percorribile anche da passeggini e carrozzelle (tranne nel caso di troppa neve). A circa metà della strada forestale si trova un antico mulino ad acqua che durante l’estate viene messo in funzione una volta alla settimana (informazioni presso l’ente turismo).

Continuando, superata una sbarra, ci si trova sulla destra il ponte sul torrente Valsura: è necessario prendere il ponte per intraprendere la via del ritorno. Dopo il ponte si gira a destra e superato il maneggio si arriva alla provinciale. Il sentiero è segnato come SEEWEG (sentiero del lago).

Volendo è possibile ritornare con il bus. La fermata si trova di fronte alla stazione della funivia in località Pracupola oppure di fronte al ristorante Kuppelwies. Se si intraprende il ritorno, l’anello si chiude con una strada ciclabile che costeggia la provinciale per tornare alla diga.

L’intero percorso è di circa 10 km.

Un percorso per i più allenati: il Gleck (Collecchio, 2.997 mt) e il lago Corvo

Oggi vi presentiamo una camminata con un percorso ad anello, da fare se allenati ed abituati alle escursioni. Il percorso è di circa 19 km. totali con un dislivello di 1.000 metri in salita e circa 1.500 di discesa con l’ausilio dei bus navetta per il rientro.

Ma entriamo nel dettaglio. La partenza è al parcheggio del lago di Fontana Bianca e la cima è quella del Collecchio (Gleck) a 2.997 metri, il rientro previsto con passaggio per la val di Rabbi, è a Santa Gertrude, da dove poi si può tornare a Fontana Bianca con il bus.

Partendo dal parcheggio di Fontana Bianca (che fino ad autunno inoltrato è servito da un comodo bus navetta da Santa Gertrude), si segue il sentiero n.103  in direzione della cima del Collecchio. La cima richiede dalle tre alle quattro ore a seconda dell’allenamento. Il percorso è assolutamente affascinante. Un primo stacco di 200 metri e ci si trova in una radura ricca di corsi di acqua e a due passi dal piccolo bacino artificiale del Fishersee (lago dei pescatori). Da qui si procede sul sentiero n. 107 e con un secondo stacco si arriva ad un altro laghetto naturale in prossimità di OberWeissbrunn.

Da qui una salita dolce ma lunga e continua permette di attraversare il Pian dei Cavalli dove si trova un altro lago alpino (il Lago Lungo) e si sale seguendo a distanza il corso d’acqua fino al lago Nero. Un ulteriore stacco piuttosto ripido porta ai 2.800 metri del Giogo Nero (da cui si può scollinare e proseguire per la Val di Rabbi e arrivare al rifugio Dorigoni). Un ultimo sforzo e in un quarto d’ora si tocca finalmente la croce. La vista merita tutta la fatica.

Dalla croce…è tutta in discesa! Si prosegue per il sentiero n.145 scollinando verso la Val di Rabbi. In circa un’ora di discesa per un percorso molto panoramico dove si incontrano diversi laghi, si arriva al rifugio lago Corvo e da qui si sale leggermente per il passo Rabbi e inizia il rientro verso l’Alto Adige seguendo il segnavia n. 108. Il ritorno è piuttosto lungo e dopo un inizio sul sentiero in discesa si imbocca la lunga mulattiera che attraversa la Kirchbergtal e che conduce a Santa Gertrude. Il percorso in discesa richiede dalle due alle tre ore, dipende sempre dal passo. Il bus passa in prossimità dell’incrocio tra la strada per Santa Gertrude e quella per Fontana Bianca.

Una alternativa: prima di incontrare il rifugio ci si imbatte in un incrocio con il sentiero n. 12. Seguendo questo sentiero si torna in quota e si scollina in prossimità del giogo di Montechiesa (2.789 mt.) per ricongiungersi al sentiero fatto all’andata in prossimità del lago Lungo.

Perché questo giro e per chi. Il giro attraversa il Pian dei Cavalli che è un posto assolutamente affascinante. Siamo in pieno Parco Nazionale dello Stelvio e oltre al panorama e alla corona di montagne che chiudono il piccolo altopiano spesso le marmotte fanno bella mostra di sé e, se si è fortunati, si possono incontrare anche ungulati. La bellezza sta anche nei numerosi laghi alpini che si incontrano sia sul versante della Val d’Ultimo sia su quello trentino.

Il percorso non presenta particolari difficoltà tecniche per gli escursionisti abituati alla montagna, non ci sono punti esposti o particolarmente brutti da affrontare, tuttavia la lunghezza e il dislivello lo rendono sicuramente impegnativo e da fare quando l’allenamento è buono. La sola salita è di circa 7 km ma indubbiamente anche la lunga discesa si fa sentire. L’alternativa, se si decide di tornare dopo essere arrivati al Gleck, è scendere a Fontana Bianca prendendo  il sentiero n. 12 scendendo verso il lago Lungo e di passare per il rifugio Canziani. Attenzione perché il tratto di collegamento verso il Canziani è in alcuni punti esposto.

Lunghezza percorso proposto: circa 19 km

Dislivello in salita: 1.070 metri

Dislivello in discesa: 1.490

Tempo richiesto: 8 ore circa

mappa

Il sentiero dei masi

Ultner höfeweg

Cartelli di indicazione per la via dei masi, o sentiero dei masi

Il sentiero dei masi è un percorso escursionistico che, come nient’altro nella valle, può far immergere nella storia e nelle tradizioni del luogo. Si tratta di un percorso ad anello, che richiede dalle 4 alle 6 ore di camminata, a seconda del livello di allenamento, ma che gli atleti superallenati che partecipano all’Höfelauf (la corsa dei masi) percorrono in poco più di un’ora! Nell’edizione del 2022 il primo classificato ha segnato un tempo di 1 ora e 10 minuti!

Ma torniamo sui nostri passi e…alla nostra velocità! La bellezza del sentiero dei masi sta nel fatto che è facilmente percorribile da chiunque ami camminare: si può fare a tappe e alcuni tratti possono essere percorsi tutto il tempo dell’anno. Per chi fosse nuovo della valle, il suggerimento è quello di percorrerlo con calma, a più riprese per godere del panorama e ammirare i masi che, come suggerisce il nome del sentiero, si trovano lungo la via. Masi vecchi, in alcuni casi antichi, costruiti in pietra o mattoni e legno, con i classici tetti coperti dalle scandole in larice, tutti con una storia da raccontare. La via dei masi segue uno dei vecchi sentieri che si faceva in valle prima dell’arrivo delle strade: una pietra riporta una incisione con la data 1831.

Il percorso parte da Pracupola e arriva a Santa Gertrude e si percorre in genere in salita all’andata, stando alla destra della provinciale, e in discesa al ritorno sulla parte più ombrosa della valle e più immersa nel bosco.  La parte in salita è quella dove si trovano più masi, è la parte che più è esposta ai raggi solari e quindi la più abitata. Il ritorno permette di passare a fianco dei larici millenari e alla cascata di Clapa, nonché a Villa Hartung.

Il tratto sul lato destro che va da San Nicolò a Santa Gertrude è stato riaperto solo nella primavera del 2023 perché è stata la zona della valle più colpita dalla tempesta Vaia del 2018.

La violenza della tempesta ha abbattuto talmente tanti alberi da rendere a lungo inagibile buona parte del sentiero, creando un danno ecologico ed economico notevole. Il lavoro e le opere effettuate in cinque anni sono stati notevoli: non solo il ripristino del sentiero con la messa in sicurezza dei masi, ma anche la creazione di “valli” che proteggano i masi sottostanti da future valanghe e cadute. La vegetazione ancora fatica a crescere e il panorama è mutato in maniera sensibile rispetto a come era prima di Vaia. Quando si cammina sui sentieri di montagna, che siano in quota o più bassi bisognerebbe sempre ricordare che lo sforzo di chi ci abita e di chi ci lavora è costante, con qualsiasi condizione metereologica. Essere stati in Val d’Ultimo (così come in tanti altri posti in Trentino e in Alto Adige) durante la tempesta fa capire come amare la montagna sia qualcosa che coinvolge a 360 gradi, con pioggia, neve, gelo, sole o vento, e fa capire anche quanto l’ambiente sia vulnerabile quando accadono eventi così estremi.

Percorso, altitudine e tempi

  • Pracupola (1145 m) – S. Nicolò (1262 m): 3,5 km. circa – tempo con passo tranquillo 1.00 ora
  • San Nicolò – Santa Gertrude (1395 m): 5 km, circa – 1 ora e 40
  • Pracupola – S. Gertrude – Pracupola: 17.626 m – 5 ore e 30

Note: se si volesse fare solo un tratto ricordiamo che da qualsiasi punto si decida di scendere sulla provinciale si troverà vicino ad una fermata degli autobus che passano di frequente.

Si ricorda anche che, volendo, il sentiero parte già da San Pancrazio con il nome di Ultner Talweg (sentiero della valle). Per i camminatori molto allenati si tratta di più di 9 chilometri con circa 600 metri di dislivello (il sentiero è un continuo saliscendi) per arrivare a Santa Valburga in circa 3 ore. Si può quindi proseguire verso Pracupola dove il Talweg finiscce nel sentiero dei masi.

Per quanto riguarda i bambini il percorso è consigliato anche ai piccoli, quello che si sconsiglia è invece il passeggino.

Ultimo suggerimento: bellissimo in autunno!

Il Culten

Centro di documentazione della Val d’Ultimo

Se volete conoscere davvero le origini e la storia della valle una tappa che deve essere fatta è al museo archeologico della valle: il CULTEN.

Fino agli anni ’60 del secolo scorso si credeva che i primi insediamenti in Val d’Ultimo risalissero all’Alto Medioevo: la valle risultava molto difficile da raggiungere e poche sembravano le aree che potessero risultare idonee ai fini di insediamenti umani. Ma nel 1967, in occasione di lavori sulla collina della chiesa di Santa Valburga vennero fatti ritrovamenti archeologici relativi ad un rogo votivo risalente all’età del ferro. Al di sotto di questo, altri resti documentavano un insediamento precedente dell’età del bronzo, e poi ancora più indietro per arrivare all’età della pietra. La storia della valle era dunque da riscrivere. Questo fu il punto di partenza del museo archeologico che ha aperto le porte nel 2018, ma nel 2023 ha rilanciato le attività per far conoscere le origini della valle.

Interno del museo Culten

Il museo si articola in tre parti: il fulcro è una struttura semi interrata dove si trovano le ricostruzioni di quella che deve essere stata la storia di questi antichissimi insediamenti in val d’Ultimo. Ritrovamenti dell’età della pietra fanno pensare che attraverso i gioghi la valle venisse usata come passaggio per giungere alla Val Venosta, ma il primo insediamento vero e proprio può essere datato attorno al 1.400 a.C. La posizione scelta è strategica: si domina e controlla la valle, si è al riparo da aggressori e si gode di ore di sole preziose per l’insediamento. Le case presentavano uno zoccolo in pietra, la parte superiore e il tetto in legno, le giunture sigillate in argilla. Spesso capitava che bruciassero e venivano poi ricostruite sopra i resti nello stesso punto. L’abitato resistette per circa 900 anni, fino a quando, non se ne conosce il motivo, vennero svuotate completamente e l’abitato abbandonato. Viene spianato in parte e vi viene acceso sopra un rogo votivo. Se è stato poi costruito un nuovo insediamento nella valle, questo non è ancora stato scoperto. Sette altari in pietra furono costruiti e su di essi avvenne il rogo. Il santuario che ne scaturì venne utilizzato a lungo per fuochi sacrificali.

Forse non a caso la chiesa venne eretta poco più sopra, ma di essa si ha documentazione solo nel 1278. La storia della valle, infatti smette di lasciare tracce evidenti fino a dopo il 1000 d.C.

La colonizzazione del XI e XII secolo si deve al monastero di Weingarten e ai conti di Appiano-Ultimo, seguiti dai vescovi di Trento e ai conti del Tirolo.

Il maso ricostruito all'interno del Culten

Ed è qui che si inserisce una seconda parte del museo: un maso originario del 1300 (ripreso e sistemato nel 1400 e successivamente nel 1800) viene smontato dalla sua posizione originaria pochi metri distante e ricostruito fedelmente adiacente al museo per far parte integrante della panoramica storica della valle. Il maso, così come le ricche didascalie, contribuiscono a dare una idea della struttura delle abitazioni della valle; struttura rimasta per lo più inalterata fino al secolo scorso.

Ed infine, si conclude il percorso nel giardino che dà una idea delle colture tipiche del posto.

Note pratiche: gli orari e i costi del museo sono disponibili all’ufficio turistico di Santa Valburga. Il museo si trova vicino al municipio e sotto la chiesa di Santa Valburga. Si trovano le indicazioni nei pressi del ponte all’inizio del paese. La visita risulterà piacevole anche per i bambini .

Parcheggio: il museo si trova su una strada senza possibilità di parcheggio (un solo posto in caso ci sia una persona che non può deambulare), il consiglio quindi è di lasciare l’auto più in basso, al parcheggio sulla provinciale prima del ponte, o più in alto al parcheggio della chiesa.

Link ufficiale dell’ Ufficio turismo

I Bagni di Mezzo

 La Val d’Ultimo, come abbiamo già più volte scritto, è una valle ricca di acqua e vanta ben 4 delle 37 sorgenti riconosciute (con Deliberazione del 31.07.2018 n.752) dalla Provincia di Bolzano. Due si trovano nel comune di Ultimo: una è la sorgente di Oltreacqua o Sopracqua, di cui abbiamo già parlato, la seconda è la sorgente dei Bagnetti (Innerbad). Di quest’ultima si parla già nel 1697 come bagni per le persone meno abbienti. La frequentazione di questi bagni è testimoniata fino al 1914. Nel 2011 è stata creata una Oasi della quiete come quella fatta per le altre tre sorgenti. Per raggiungerla: sulla Strada Provinciale della Val d’Ultimo tra S. Pancrazio e S. Valburga si svolta in direzione Proves. Dopo pochi metri si segue una piccola strada a destra, passato il Rio Valsura, a sinistra si trova l’Oasi della quiete.

Le altre due si trovano nel comune di San Pancrazio. La prima è Bagno Lad (Bad Lad). Già conosciuta nel 1300, aveva dei bagni curativi annessi famosi fino alle guerre mondiali. Bagni che vennero demoliti nel 1948. Nel 2010 è stata creata una “oasi della quiete” dove si trova una fontanella che convoglia l’acqua della sorgente. Per raggiungerla basta seguire il sentiero Ultner Talweg che collega S. Pancrazio con S. Valburga. Dal centro del paese di S. Pancrazio sono circa 30 minuti.

Ma arriviamo finalmente ai famosi Bagni di Mezzo (Mitterbad). Famosi perchè rispetto agli altri bagni in valle ebbero frequentazioni illustri. I Bagni di Mezzo vengono menzionati per la prima volta nel 1418 con la denominazione “Walcherguet in Vlten in mitern Pad“ (podere di Walcher in Val d’ultimo nel Bagno di Mezzo). Agli inizi del 1800 erano considerati uno dei bagni più frequentati nell’area tedesca. Molti personaggi conosciuti facevano visita ai Bagni, come ad esempio Otto von Bismarck, l’imperatrice Elisabetta d’Austria (la famosa Sissi), i fratelli Heinrich e Thomas Mann ed il pittore Franz von Defregger. I Bagni furono gestiti fino al 1971.

Cartolina d'epoca dei bagni di Mezzo

Purtroppo questo sito storico versa oggi in condizioni pessime. Decenni di abbandono fanno solo lontanamente intuire la vita che animava questi famosi bagni termali che si trovano immersi in un magnifico bosco con faggi e abeti secolari. Sic transit…possiamo dire che non gli è toccata la sorte fortunata dei Bagni di Sopracqua e il fatto che il terreno sia di proprietà privata, suddiviso tra molteplici eredi non prevede per questo luogo un futuro più roseo.

I Bagni di Mezzo allo stato attuale

Sembra ironico che sia stato candidato nel 2022 dal FAI per i luoghi del cuore e abbia avuto…2 voti!

Annessa ai bagni sorgeva una piccola cappella intitolata ai santi Cosma e Damiano, i santi medici. In origine già nel XVII sec. ci sono testimonianze di una piccola cappella, ma i resti che si possono vedere oggi risalgono al 1840. La cappella presenta un piccolo campanile a vela con una campana del 1636 e tutto l’insieme versa oggi, purtroppo nello stesso stato di abbandono della struttura termale.

Per raggiungere il sito: verso la fine del paese di S.Pancrazio si trovano le indicazioni prima della galleria sulla sinistra. Si percorre una stradina che oltrepassa la diga di Alborelo e che in un paio di chilometri permette di arrivare al sito. A piedi: da S.Pancrazio si prende il sentiero n. 28B. Da qui si può proseguire per la cima del Monte Luco.

Fonti e articoli per approfondire:

https://www.suedtirolerland.it/it/alto-adige/val-d-ultimo-alta-val-di-non/san-pancrazio/bagni-di-mezzo-bad-lad/

https://ambiente.provincia.bz.it/acqua/sorgenti-minerali.asp?news_action=4&news_article_id=547331

https://www.tangram.it/it/acque-termali-della-val-dultimo/

Tempo di sci: discesa

La Val d’Ultimo offre un piccolo paradiso per gli amanti dello sci da discesa: il comprensorio sciistico Schwemmalm. Oggi vanta circa 25 km di piste. La stazione a valle della cabinovia che porta ai 2.100 metri del comprensorio offre un ampio parcheggio, un servizio noleggio sci, un parco sci per i più piccoli ed un bar dove sono disponibili anche prodotti dell’artigianato locale.

Sciare o passeggiare sotto la cima del monte Muta (il Mutegg da cui il nome della seggiovia quadrupla che parte vicino all’arrivo della funivia) è un’esperienza: la vista nelle giornate limpide è impagabile, così come trovarsi sopra le nuvole quando a valle il cielo risulta coperto. Le ore di sole si possono sfruttare dall’alba al tramonto: nell’ inverno 2022-2023 la cabinovia ha inaugurato numerose aperture alle 7 del mattino permettendo di godere dello spettacolo dell’alba sulle cime.

Queste piste hanno conosciuto fama anche perché qui è nato l’amore per lo sci di Dominik Paris e qui con la sua tenacia e la sua grinta ha iniziato i suoi primi allenamenti per arrivare ad essere il campione che è oggi. Ma vediamo un po’ di ripercorrere la storia del comprensorio. Nato alla fine degli anni ’70 (la seggiovia di Breiteben che da 1.505 porta a 1.905 vede la luce nel 1977), già negli anni ’80 inizia a richiamare un discreto pubblico. I più temerari ricorderanno al posto dell’attuale seggiovia Schwemmalm (che porta da 1.800 mt circa a 2.100) un terribile skilift ad àncora che metteva alla prova nella scelta del compagno ideale con cui salire! Solo alla fine degli anni novanta venne sostituito da una moderna seggiovia a 4 posti che eliminava tutti i problemi di cadute ed imbarazzi. Nel frattempo però già si allungavano le piste con la seggiovia a tre posti Asmol che permetteva di raggiungere i 2.500 mt. portando il dislivello totale percorribile a 1.000mt. Bisognerà aspettare il 2008 per sfruttare la parte più panoramica e soleggiata delle comprensorio: la seggiovia Mutteg con le sue cupole di protezione, amplia le piste permettendo di arrivare ai 25 km. circa attuali.

Praticamente in contemporanea si vede l’inaugurazione della cabinovia ad 8 posti che permette di salire al comprensorio dalla località di Pracupola: circa 1.000 metri di dislivello in 8 minuti. La cabinovia segna sicuramente una svolta per lo Schwemmalm: eliminato il tratto stradale che prima era obbligato, permette un facile accesso, tempi di percorrenza molto più rapidi, un facile parcheggio ed invoglia molto di più anche i non sciatori a salire in quota.

Novità della stagione 2024/2025: una nuovissima e performante seggiovia in sostituzione della Schwemmalm e della seggiovia tripla Asmol e piste ridisegnate con la nuova Schwemmereg!

Questa in breve la storia dello sci da discesa in Val d’Ultimo, ma per gli amanti delle curiosità, e per i meno giovani che forse li ricorderanno, possiamo dire che in valle si trovavano nei primi anni ’80 due skilift. Uno si trovava tra San Nicolò e Santa Gertrude, salendo, alla destra della provinciale, e uno, più longevo, in prossimità del familyhotel San Nikolaus e della breve galleria prima di San Nicolò, salendo sulla sinistra. Quest’ultimo venne poi sostituito anni dopo con due moderni tapis roulant e permetteva di prendere lezioni e sciare anche senza salire in quota. A carnevale venivano anche fatte bellissime feste sulla neve con gare in costume per grandi e piccoli.

Da guardare: https://www.youtube.com/watch?v=Cm5-6N5VVh0

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