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La chiesa di San Maurizio

gli esterni della chiesa di San Maurizio

La chiesetta di San Maurizio (St. Moritz) è probabilmente la chiesa più antica della valle: era tappa di passaggio per i pellegrini che dalla Val Venosta scendevano verso Roma. Ci sono tracce scritte già in documenti del 1278 nei quali si parla della capella sancti Mauriceii. I muri della navata sono del XIV secolo ma le forme attuali sono tardogotiche. Nel XVI secolo la navata venne chiusa da volte a botte e decorata con stucchi. In quell’occasione gli affreschi furono danneggiati e da allora restano solo parzialmente visibili. Il ciclo di affreschi raffigurava scene della passione e probabilmente erano di un autore bavarese attivo a Bolzano tra le fine del ‘400 e l’inizio del ‘500. Sulla parete nord, la scena della crocefissione è tornata alla luce ed è stata restaurata nel 1921. La chiesa ha anche un bell’ altare maggiore seicentesco con tralci di vite scolpiti e cherubini. La pala rappresenta il patrono della chiesa, San Maurizio, il soldato romano che si convertì al cristianesimo. Il pulpito ottagonale risale al XVII secolo, è stato ridipinto nel 1921 dallo stesso artista che ha recuperato l’affresco della passione e dipinto quello della sacra famiglia del presbiterio.  Durante i restauri del 1980 è stata purtroppo rimossa la cantoria ma restano le bellissime panche in legno intagliato.

gli interni della chiesa di San Maurizio

Al di là dei particolari artistici e storici, questa chiesa rappresenta una meta da mettere in conto per conoscere la valle. La sua posizione dominante permette di godere del panorama su buona parte della valle e in particolare sul lago Zoccolo. Per chi ama camminare vale sicuramente la pena salire dal sentiero della via crucis (segnalato come Kreuzweg).

Come arrivare: in auto l’unica strada arriva dall’abitato di San Nicolò. Sono circa cinque chilometri che fanno salire di 500 metri di altitudine. Il piccolo abitato di San Maurizio, che consta della chiesa, di uno storico ristorante, e solo un altro paio di case, si trova ad una altezza di 1630 metri.

Volendo arrivare a piedi si può seguire il sentiero della croce che parte in prossimità dell’abitato di Pracupola, oppure il sentiero numero 6 da San Nicolò (sono più di quattro chilometri con quasi 500 metri di dislivello, richiede tra l’ora e mezza e le due ore). Si può anche prevedere di proseguire, stagione permettendo, in direzione del ristorante Steinrast seguendo il sentiero numero 11 (circa un’ora e trenta, alla chiesa prendere la strada sterrata alla sinistra, in salita). Le possibilità di escursione con partenza dalla chiesa sono comunque diverse, in direzione della cima del Mutegg, o del lago di Quaira. E per chi non fosse interessato alle escursioni il ristorante St.Moritz (tel. 348 6445519 – restaurantstmoritz@gmail.com) è sempre un’ottima meta per la cucina locale e tappa per gli sciatori durante la stagione sciistica.

Informazioni tratte da “I luoghi dell’arte: Alto Adige. Val Venosta, Val d’Ultimo, Val Passiria”. 1996. Provincia autonoma, Assessorato alla pubblica istruzione e cultura in lingua italiana-CLAB, Bolzano.

Il Culten

Centro di documentazione della Val d’Ultimo

Se volete conoscere davvero le origini e la storia della valle una tappa che deve essere fatta è al museo archeologico della valle: il CULTEN.

Fino agli anni ’60 del secolo scorso si credeva che i primi insediamenti in Val d’Ultimo risalissero all’Alto Medioevo: la valle risultava molto difficile da raggiungere e poche sembravano le aree che potessero risultare idonee ai fini di insediamenti umani. Ma nel 1967, in occasione di lavori sulla collina della chiesa di Santa Valburga vennero fatti ritrovamenti archeologici relativi ad un rogo votivo risalente all’età del ferro. Al di sotto di questo, altri resti documentavano un insediamento precedente dell’età del bronzo, e poi ancora più indietro per arrivare all’età della pietra. La storia della valle era dunque da riscrivere. Questo fu il punto di partenza del museo archeologico che ha aperto le porte nel 2018, ma nel 2023 ha rilanciato le attività per far conoscere le origini della valle.

Interno del museo Culten

Il museo si articola in tre parti: il fulcro è una struttura semi interrata dove si trovano le ricostruzioni di quella che deve essere stata la storia di questi antichissimi insediamenti in val d’Ultimo. Ritrovamenti dell’età della pietra fanno pensare che attraverso i gioghi la valle venisse usata come passaggio per giungere alla Val Venosta, ma il primo insediamento vero e proprio può essere datato attorno al 1.400 a.C. La posizione scelta è strategica: si domina e controlla la valle, si è al riparo da aggressori e si gode di ore di sole preziose per l’insediamento. Le case presentavano uno zoccolo in pietra, la parte superiore e il tetto in legno, le giunture sigillate in argilla. Spesso capitava che bruciassero e venivano poi ricostruite sopra i resti nello stesso punto. L’abitato resistette per circa 900 anni, fino a quando, non se ne conosce il motivo, vennero svuotate completamente e l’abitato abbandonato. Viene spianato in parte e vi viene acceso sopra un rogo votivo. Se è stato poi costruito un nuovo insediamento nella valle, questo non è ancora stato scoperto. Sette altari in pietra furono costruiti e su di essi avvenne il rogo. Il santuario che ne scaturì venne utilizzato a lungo per fuochi sacrificali.

Forse non a caso la chiesa venne eretta poco più sopra, ma di essa si ha documentazione solo nel 1278. La storia della valle, infatti smette di lasciare tracce evidenti fino a dopo il 1000 d.C.

La colonizzazione del XI e XII secolo si deve al monastero di Weingarten e ai conti di Appiano-Ultimo, seguiti dai vescovi di Trento e ai conti del Tirolo.

Il maso ricostruito all'interno del Culten

Ed è qui che si inserisce una seconda parte del museo: un maso originario del 1300 (ripreso e sistemato nel 1400 e successivamente nel 1800) viene smontato dalla sua posizione originaria pochi metri distante e ricostruito fedelmente adiacente al museo per far parte integrante della panoramica storica della valle. Il maso, così come le ricche didascalie, contribuiscono a dare una idea della struttura delle abitazioni della valle; struttura rimasta per lo più inalterata fino al secolo scorso.

Ed infine, si conclude il percorso nel giardino che dà una idea delle colture tipiche del posto.

Note pratiche: gli orari e i costi del museo sono disponibili all’ufficio turistico di Santa Valburga. Il museo si trova vicino al municipio e sotto la chiesa di Santa Valburga. Si trovano le indicazioni nei pressi del ponte all’inizio del paese. La visita risulterà piacevole anche per i bambini .

Parcheggio: il museo si trova su una strada senza possibilità di parcheggio (un solo posto in caso ci sia una persona che non può deambulare), il consiglio quindi è di lasciare l’auto più in basso, al parcheggio sulla provinciale prima del ponte, o più in alto al parcheggio della chiesa.

Link ufficiale dell’ Ufficio turismo

I Bagni di Mezzo

 La Val d’Ultimo, come abbiamo già più volte scritto, è una valle ricca di acqua e vanta ben 4 delle 37 sorgenti riconosciute (con Deliberazione del 31.07.2018 n.752) dalla Provincia di Bolzano. Due si trovano nel comune di Ultimo: una è la sorgente di Oltreacqua o Sopracqua, di cui abbiamo già parlato, la seconda è la sorgente dei Bagnetti (Innerbad). Di quest’ultima si parla già nel 1697 come bagni per le persone meno abbienti. La frequentazione di questi bagni è testimoniata fino al 1914. Nel 2011 è stata creata una Oasi della quiete come quella fatta per le altre tre sorgenti. Per raggiungerla: sulla Strada Provinciale della Val d’Ultimo tra S. Pancrazio e S. Valburga si svolta in direzione Proves. Dopo pochi metri si segue una piccola strada a destra, passato il Rio Valsura, a sinistra si trova l’Oasi della quiete.

Le altre due si trovano nel comune di San Pancrazio. La prima è Bagno Lad (Bad Lad). Già conosciuta nel 1300, aveva dei bagni curativi annessi famosi fino alle guerre mondiali. Bagni che vennero demoliti nel 1948. Nel 2010 è stata creata una “oasi della quiete” dove si trova una fontanella che convoglia l’acqua della sorgente. Per raggiungerla basta seguire il sentiero Ultner Talweg che collega S. Pancrazio con S. Valburga. Dal centro del paese di S. Pancrazio sono circa 30 minuti.

Ma arriviamo finalmente ai famosi Bagni di Mezzo (Mitterbad). Famosi perchè rispetto agli altri bagni in valle ebbero frequentazioni illustri. I Bagni di Mezzo vengono menzionati per la prima volta nel 1418 con la denominazione “Walcherguet in Vlten in mitern Pad“ (podere di Walcher in Val d’ultimo nel Bagno di Mezzo). Agli inizi del 1800 erano considerati uno dei bagni più frequentati nell’area tedesca. Molti personaggi conosciuti facevano visita ai Bagni, come ad esempio Otto von Bismarck, l’imperatrice Elisabetta d’Austria (la famosa Sissi), i fratelli Heinrich e Thomas Mann ed il pittore Franz von Defregger. I Bagni furono gestiti fino al 1971.

Cartolina d'epoca dei bagni di Mezzo

Purtroppo questo sito storico versa oggi in condizioni pessime. Decenni di abbandono fanno solo lontanamente intuire la vita che animava questi famosi bagni termali che si trovano immersi in un magnifico bosco con faggi e abeti secolari. Sic transit…possiamo dire che non gli è toccata la sorte fortunata dei Bagni di Sopracqua e il fatto che il terreno sia di proprietà privata, suddiviso tra molteplici eredi non prevede per questo luogo un futuro più roseo.

I Bagni di Mezzo allo stato attuale

Sembra ironico che sia stato candidato nel 2022 dal FAI per i luoghi del cuore e abbia avuto…2 voti!

Annessa ai bagni sorgeva una piccola cappella intitolata ai santi Cosma e Damiano, i santi medici. In origine già nel XVII sec. ci sono testimonianze di una piccola cappella, ma i resti che si possono vedere oggi risalgono al 1840. La cappella presenta un piccolo campanile a vela con una campana del 1636 e tutto l’insieme versa oggi, purtroppo nello stesso stato di abbandono della struttura termale.

Per raggiungere il sito: verso la fine del paese di S.Pancrazio si trovano le indicazioni prima della galleria sulla sinistra. Si percorre una stradina che oltrepassa la diga di Alborelo e che in un paio di chilometri permette di arrivare al sito. A piedi: da S.Pancrazio si prende il sentiero n. 28B. Da qui si può proseguire per la cima del Monte Luco.

Fonti e articoli per approfondire:

https://www.suedtirolerland.it/it/alto-adige/val-d-ultimo-alta-val-di-non/san-pancrazio/bagni-di-mezzo-bad-lad/

https://ambiente.provincia.bz.it/acqua/sorgenti-minerali.asp?news_action=4&news_article_id=547331

https://www.tangram.it/it/acque-termali-della-val-dultimo/

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