Ecco tre suggerimenti di trekking sulla neve per chi in inverno ama passeggiare.
Prima proposta: partendo da Fontana Bianca (ultimo baluardo in fondo alla valle dove la strada finisce). Si può salire al lago dei Pescatori, splendida meta anche d’estate ma d’inverno ha tutt’altra poesia. Si sale in meno di mezz’ora, in genere la neve è sempre compattata quindi con gli scarponi si sale tranquillamente (consigliabili sempre anche i ramponcini per il ghiaccio). Se si vuole salire oltre verso Pian dei Cavalli il discorso si fa più impegnativo e si sale con ciaspole o sci da alpinismo perchè la neve anche quando è poca viene spinta sui sentieri e si affonda parecchio.
Seconda proposta: l’immancabile Flatschbergtal con le sue malghe. Salendo con l’auto verso Fontana Bianca, circa a metà strada si sale al parcheggio dei masi Flatschberg. Da qui parte la comoda mulattiera innevata e in meno di mezz’ora si arriva alla malga bassa, aperta anche nei weekend d’inverno (ma se si vuole mangiare è bene prenotare). Salendo un’altra mezz’ora si arriva alla fine della mulattiera, alla seconda malga (chiusa).
Ci piace perchè: in Val d’Ultimo il sole d’inverno è un bene prezioso e questa valle ha un’orientamento tale per cui si trova il sole già dal mattino presto. Inoltre i bambini possono scendere dalla mulattiera con la slitta
Terza proposta: più impegnativo è il percorso per raggiungere sempre dal parcheggio dei masi Flatschberg la piccola malga Shusterhutte. Il sentiero sale più ripido fino ai 2.300 metri quindi richiede un paio d’ore ma il panorama ripaga dello sforzo. Anche in questo caso scarponi e ramponi e ciaspole quando c’è tanta neve.
Come più volte abbiamo scritto la Val d’Ultimo è tradizioni, storia, cultura ma anche splendide camminate e una montagna da godere.
In questo affollatissimo (per i canoni della valle) 2024, mi è stata mandata una foto che avevo pubblicato nelle storie Instagram chiedendomi: “voglio andare qui, quale sentiero devo prendere?”. Ed ecco che presento questa splendida cima dove vorrei però sottolineare che non si tratta di una “passeggiata” ma di una salita impegnativa e lunga, soprattutto se non allenati.
Ma ecco le indicazioni: la partenza “classica” è da San Nicolò. Si può lasciare l’auto nel nuovo parcheggio in prossimità del campo sportivo sulla strada provinciale e scendere verso il torrente in prossimità del ponte. Qui parte il sentiero n. 18 che sale verso la malga Auerberg. Si alternano tratti ripidi di sentiero ad un ultima parte che segue la mulattiera. In circa un’ora si raggiunge la malga. Si prosegue sulla lunga mulattiera fino ad una quota di 1.850 metri e poi si sale con il sentiero per un po’ meno di un’ora fino alla malga Seefeld (2.110 mt) dove il panorama si apre e dove con altri 10 minuti si raggiunge l’omonimo lago. Questo pianoro è veramente uno spettacolo e le cime del monte Stubele e della Siromba si riflettono nelle sue acque. Dal lago parte l’ultimo tratto del sentiero e serve ancora un’ora e mezza per raggiungere la cima. L’ultimo strappo, che non ha mai presentato grossi problemi, quest’anno è un po’ più insidioso perché con le lunghe piogge è franato il terreno. Richiede quindi prudenza e attenzione, soprattutto in discesa. La salita richiede quindi in tutto dalle 3 alle 4 ore di cammino, dipende sempre dal ritmo che si tiene ma ricordiamo che si tratta di 1.400 metri di dislivello. Volendo si può effettuare la discesa seguendo il sentiero n. 19 che attraverso il passo Termen de Val e la Einertal conduce a Pracupola. La prima parte della discesa presenta qualche difficoltà (è un sentiero segnato come alpinistico, molte le rocce e scende ripido), poi si estende in lunghezza sulla mulattiera della Einertal. Tra andata e ritorno sono circa 14 chilometri. La discesa sul sentiero 19 risulta più lunga e con un dislivello negativo maggiore. Tornando per il n.18 si può fare sosta alla malga Auerberg aperta al pubblico. La malga Seefeld è invece solo di appoggio per i pascoli ma non fa ristorazione.
La malga per i ciclisti: la Kirchbergalm (mt. 1890) si presta molto come posizione ad essere raggiunta dai ciclisti. E’ una malga con posto per mangiare sia all’interno che all’esterno, una buona cucina e giovani che la portano avanti. La mulattiera che la raggiunge parte da Santa Gertrude.
Come raggiungerla: dal centro visite Lahnersage a Santa Gertrude seguire le indicazioni per la malga Kirchberg (segnavia n. 108). Il percorso è di poco meno di 5 chilometri per un totale di 500 metri dislivello. Volendo procedere poi a piedi si arriva al passo Rabbi che fa scollinare verso il Rifugio Lago Corvo.
La malga con il bowling: in Val d’Ultimo non ci si fa proprio mancare nulla. Ebbene, a 2.051 metri c’è la Innere Falkomai, la malga con il bowling. Una bella malga in una valle aperta, con davvero tante possibilità di passeggiate attorno.
Come raggiungerla: Dal parcheggio da cui si può raggiungere la chiesa di Sant’Elena (vd. articolo), si sale con la mulattiera in direzione della malga Mariolberg. Si prosegue con il sentiero n. 3A fino alla Innere Falkomai. Il percorso è di 5,5 cjilometri per 550 metri di dislivello. Se restate in zona vale la pena salire al lago omonimo (Falkomai see a 2.170 mt.) e scendere poi dalla malga Aussere Falkomai.
La malga che non c’è su koomot: per chi vuole cimentarsi in una salita da “allenamento” e ama la solitudine, c’è una malga privata (NON si mangia) a cui si arriva con un sentiero molto ripido che alterna bosco ad una vegetazione rigogliosa, betulle e conifere. E’ la Pichl alm (Bichl sui cartelli) a 1.970 metri. Bellissimo e impegnativo sentiero che può essere poi continuato per raggiungere la più nota Auerbergalm.
Come raggiungerla: parcheggiare l’auto tra San Nicolò e Santa Gertrude in corrispondenza della fermata “Falschauern” dell’autobus si sale fino all’inizio della forestale per la valle di Clapa. Seguire il sentiero16 e poi il 17. Dislivello di 650 metri in 3,4 chilometri. Arrivati alla malga si può proseguire seguendo le indicazioni per la Auerbergalm raggiungibile in circa un’ora e venti e chiudere poi il percorso circolarmente.
La malga con più formaggi: se vi piace il formaggio provate la scelta della Marschnell Alm. Più di una ventina i formaggi prodotti, poche mucche al pascolo ma molto produttive ed Evelyn che con entusiasmo ed un sorriso vi accoglierà. E’ sempre lei ad occuparsi del caseificio della malga.
Come raggiungerla: la malga si trova all’incrocio tra diversi sentieri ma la si trova sulla strada per raggiungere la cima Peilstein (Sasso). Sentiero n. 10 dai masi Sirmian.
I pascoli della Val d’Ultimo sono costellati di malghe come già abbiamo scritto in precedenza (vd. Le malghe). Le malghe sono un patrimonio importante da preservare e richiedono tantissima fatica, orari pesanti ed un amore sconfinato per l’ambiente montano. Per le energie che richiede la loro gestione, sempre più spesso si vedono tanti giovani che le portano avanti con tanta passione e nuove idee. Purtroppo in alcuni casi devono anche restare chiuse perché non si trovano le persone che possano gestirle. Comunque, tornando alle malghe della Val d’Ultimo stiliamo una personale classifica per chi non le conoscesse.
La malga più alta: la piccola Schusterhütte si trova a 2.310, sono due piccole casette poste in un punto panoramico. Da giugno a settembre ci si può fermare a mangiare sui tavoli posti all’esterno.
Come raggiungerla: dal parcheggio dei masi dei masi Flaschberg (sulla strada per Fontana Bianca) si prende il ripido sentiero n. 147. Servono 2 chilometri circa con quasi 500 metri di dislivello per raggiungerla: tempo richiesto due ore circa. Non c’è nessuna mulattiera che può condurre alla malga. Raggiungibile anche dalla stazione a monte della funivia in poco più di due ore.
La malga più panoramica: ci spostiamo sul versante delle Maddalene per trovare la malga Spitzner. Siamo a 1.847 metri di altitudine. Il panorama che si gode da questa malga è impagabile. Spazio all’interno per mangiare in caso di freddo e tanti tavoli all’esterno. Un’ottima cucina e vendita di formaggi.
Come raggiungerla: dalla diga del lago Zocccolo verso il lato del bosco parte sulla sinistra una mulattiera che sale (arrivati in fondo alla diga si scende un po’ a sinistra e dopo pochi metri inizia la mulattiera) ed il sentiero è segnato con il n. 27. Poi si può procedere con il n. 21 o il n. 22. Con il n.22 sono circa 6 chilometri per un dislivello di 800 metri. Si può salire può dolcemente con la mulattiera m chiaramente il percorso è più lungo. Richiede circa due ore se allenati.
La malga che si raggiunge in auto: in direzione del lago di Quaira si trova la Kuppelwieser alm a 1.970 metri di altitudine. Essendo il punto di partenza per raggiungere il lago di Quaira, alla malga si trova un comodo parcheggio raggiungibile dallo Steinrast dopo più di tre chilometri chilometri di strada non bellissima. In alternativa si può raggiungere a piedi seguendo il sentiero n. 11 dallo Steinrast oppure salendo con la funivia e seguendo il n. 6, e poi il 5/b. In auto dalla provinciale sono in tutto 10 chilometri.
La malga del cuore: ogni luogo si differenzia dagli altri per particolari che lo rendono unico. le caratteristiche della Flatschbergalm la rendono davvero una malga speciale. Accoglienza, cucina, esperienza nella gestione, formaggi, dolci, panorama e…un sorriso. Per saperne di più rimandiamo al nostro articolo “La Flatschbergalm“.
Non si può parlare della valle senza parlare di acqua. Il rapporto che le lega è davvero molto stretto. Storicamente è sempre stata una valle estremamente ricca di acqua, tanto che ancora oggi sono visibili i resti di un acquedotto che portava l’acqua alla confinante Val Venosta meno fortunata dal punto di vista idrico. E fu questa ricchezza, unita alla conformazione della valle, che indussero i governanti e le autorità per l’energia a farla diventare nel secolo scorso “la valle dell’energia”. Le sei centrali idroelettriche della valle producono l’8% dell’intera produzione altoatesina.
Ma la ricchezza d’acqua, in questo piovoso 2024, ancora più visibile, è evidenziata anche dai numerosi mulini ad acqua che costellavano la valle, parecchi ancora visibili. Se per curiosità si volesse vedere il loro funzionamento, tutti i martedì d’estate (cercare gli eventi all’ente turismo) il mulino sulla strada forestale che parte dalla diga del lago Zoccolo e costeggia il lago, viene messo in funzione a scopo dimostrativo.
Sopra l’abitato di Pracupola ci sono mulini storici restaurati nel 1997, a San Pancrazio c’è il sentiero dei mulini, ma se farete attenzione lungo i sentieri in valle ne troverete parecchi. Uno che spesso non si nota potete vederlo nel chilometro di strada che si fa per arrivare ai larici millenari, a metà percorso sulla destra. Molto spesso non ci si fa caso ma sono disseminati lungo i corsi d’acqua, a testimonianza del lavoro importante che svolgevano per l’alimentazione delle famiglie. Si coltivava, si macinava (un mulino serviva più famiglie) e ci si faceva il pane.
Altra testimonianza dell’utilizzo dell’abbondante acqua è la segheria veneziana, segheria funzionante ad acqua che può essere vista in funzione a Santa Gertrude al centro visite del Parco dello Stelvio, anche in questo caso durante l’estate (consultare gli eventi all’Ente turismo).
Infine, ma non meno importante, segnaliamo la ricchezza di sorgenti presenti in valle. Abbiamo già parlato dei bagni termali della valle, e di come già nell’ottocento ci fosse una grande richiesta per i bagni della Val d’Ultimo. Le fonti ad oggi, riconosciute e certificate sono quattro ciascuna con le sue peculiarità.
Il modo migliore per vedere i numerosi corsi d’acqua dai più piccoli al maggiore che è il Valsura che attraversa la valle, così come i numerosi laghi alpini ed artificiali, le fonti e le oasi create attorno a queste ultime, è camminare, camminare e camminare che è anche il modo migliore per conoscere!
La chiesetta di San Maurizio (St. Moritz) è probabilmente la chiesa più antica della valle: era tappa di passaggio per i pellegrini che dalla Val Venosta scendevano verso Roma. Ci sono tracce scritte già in documenti del 1278 nei quali si parla della capella sancti Mauriceii. I muri della navata sono del XIV secolo ma le forme attuali sono tardogotiche. Nel XVI secolo la navata venne chiusa da volte a botte e decorata con stucchi. In quell’occasione gli affreschi furono danneggiati e da allora restano solo parzialmente visibili. Il ciclo di affreschi raffigurava scene della passione e probabilmente erano di un autore bavarese attivo a Bolzano tra le fine del ‘400 e l’inizio del ‘500. Sulla parete nord, la scena della crocefissione è tornata alla luce ed è stata restaurata nel 1921. La chiesa ha anche un bell’ altare maggiore seicentesco con tralci di vite scolpiti e cherubini. La pala rappresenta il patrono della chiesa, San Maurizio, il soldato romano che si convertì al cristianesimo. Il pulpito ottagonale risale al XVII secolo, è stato ridipinto nel 1921 dallo stesso artista che ha recuperato l’affresco della passione e dipinto quello della sacra famiglia del presbiterio. Durante i restauri del 1980 è stata purtroppo rimossa la cantoria ma restano le bellissime panche in legno intagliato.
Al di là dei particolari artistici e storici, questa chiesa rappresenta una meta da mettere in conto per conoscere la valle. La sua posizione dominante permette di godere del panorama su buona parte della valle e in particolare sul lago Zoccolo. Per chi ama camminare vale sicuramente la pena salire dal sentiero della via crucis (segnalato come Kreuzweg).
Come arrivare: in auto l’unica strada arriva dall’abitato di San Nicolò. Sono circa cinque chilometri che fanno salire di 500 metri di altitudine. Il piccolo abitato di San Maurizio, che consta della chiesa, di uno storico ristorante, e solo un altro paio di case, si trova ad una altezza di 1630 metri.
Volendo arrivare a piedi si può seguire il sentiero della croce che parte in prossimità dell’abitato di Pracupola, oppure il sentiero numero 6 da San Nicolò (sono più di quattro chilometri con quasi 500 metri di dislivello, richiede tra l’ora e mezza e le due ore). Si può anche prevedere di proseguire, stagione permettendo, in direzione del ristorante Steinrast seguendo il sentiero numero 11 (circa un’ora e trenta, alla chiesa prendere la strada sterrata alla sinistra, in salita). Le possibilità di escursione con partenza dalla chiesa sono comunque diverse, in direzione della cima del Mutegg, o del lago di Quaira. E per chi non fosse interessato alle escursioni il ristorante St.Moritz (tel. 348 6445519 – restaurantstmoritz@gmail.com) è sempre un’ottima meta per la cucina locale e tappa per gli sciatori durante la stagione sciistica.
Informazioni tratte da “I luoghi dell’arte: Alto Adige. Val Venosta, Val d’Ultimo, Val Passiria”. 1996. Provincia autonoma, Assessorato alla pubblica istruzione e cultura in lingua italiana-CLAB, Bolzano.
Visto che siamo in periodo pasquale vogliamo segnalarvi tre Via Crucis da fare in valle, due abbastanza brevi, una un po’ più lunga.
Via crucis di Sant’Elena: abbiamo già più volte scritto del piccolo gioiello che è la chiesa di Sant’Elena. Per salire alla sommità della chiesa troviamo una via crucis in legno. Il percorso è in leggera salita e piuttosto breve (per informazioni sulla chiesa e su come arrivare vedi articolo)
Via crucis di Santa Gertrude: sulla stradina che conduce dalla parte bassa del paese alla chiesa, circa a metà si trova una piccola cappella e da lì parte la via crucis che sale alla chiesa. Si può parcheggiare al centro visite dello Stelvio e salire verso la chiesa. Con calma in circa mezz’ora (il tempo dipende sempre dal passo) si giunge alla chiesa.
Via crucis verso la chiesa di S.Moritz (sentiero segnalato Kreuzweg): è questa la via crucis più lunga, impegnativa, ma anche la più suggestiva. Un percorso di poco più di due chilometri ma in cui si sale di circa 500 metri.
Da dove partire: prendere la salita in direzione Steinrast/lago di Quaira poco prima di Pracupola (Kuppelwies): dopo le prime curve si troverà un ponte e, in prossimità di questo ponte, una strada sterrata che sale costeggiando il ruscello. Pochi metri di salita e si trova la prima stazione. Il percorso passa vicino ad antichi mulini restaurati, in mezzo al bosco e salendo, dove il bosco si è diradato negli ultimi anni, offre una bella vista sul lago Zoccolo. La stazione d’arrivo è poco sotto la chiesa.
Il consiglio: se avete voglia e potete camminare, quest’ultima merita sicuramente. Il passaggio vicino ai ruscelli e ai mulini è un piacere e le stazioni della via crucis danno il ritmo della camminata. Dalla stazione VIII la salita diventa un po’ più ripida ma il panorama sul lago, ora molto aperto (purtroppo negli ultimi anni il bosco si è ridotto parecchio), offre una bella vista sul lago Zoccolo.
La piccola e bellissima chiesa di Sant’Elena viene menzionata in vecchi documenti già nel 1278. Nel 1563 la chiesa è ricostruita in stile tardogotico. Seguono ampliamenti nel 1677 e nel 1730: la navata è ampliata e completata da una volta a lunette con nervature in stucco e vengono costruite la sagrestia e la cantoria. Di poco precedente è il campanile (1723/24), eretto da maestri carpentieri dell’Alto Adige. Risale alla fine del ‘700 anche l’organo. L’altare maggiore è neoromanico, nella nicchia troviamo Sant’Elena con la trinità e, ai lati, le statue di Sant’Aloisio (San Luigi Gonzaga) e San Giuseppe. L’altare laterale è seicentesco e accoglie il rilievo di Maria con il bambino. Le panche sono neogotiche, costruite nel 1894. La chiesa ebbe il suo curato dal 1700 fino al 1979. Negli anni ’80 e ’90 vennero fatti diversi interventi di restauro: dal tetto del campanile alla facciata, dall’orologio al pavimento della chiesa. Sulla facciata troviamo una piccola statua di San Giacomo in una nicchia: il Santo è raffigurato anche in quadro all’interno della chiesa.
La chiesa è quasi sempre aperta, essendo affidata la sua apertura al maso a fianco. L’insieme armonico di questo edificio, il luogo, fanno di questo ambiente un posto raccolto, un piccolo rifugio di tranquillità per buona parte dell’anno. La festa di Sant’Elena viene celebrata con una messa il 18 agosto. La strada per raggiungere la chiesa è segnata da una Via Crucis che porta al crocifisso posto dinnanzi alla chiesa.
Come raggiungerla: da San Pancrazio a circa metà del paese si trovano sulla destra le indicazioni per Sant’Elena. Si segue la piccola strada per circa 9 km fino a quando si trova un bivio sulla destra. Un altro chilometro in auto e si arriva al parcheggio. Da qui partono due strade sterrate. Prendendo, a piedi, quella di destra, dopo poco più di un chilometro, con una passeggiata di circa mezz’ora, si raggiungerà la chiesetta. Da Santa Valburga si sale alla chiesa e si tiene la strada della chiesa per circa 7 chilometri fino al bivio sulla sinistra.
Informazioni tratte da “I luoghi dell’arte: Alto Adige. Val Venosta, Val d’Ultimo, Val Passiria”. 1996. Provincia autonoma, Assessorato alla pubblica istruzione e cultura in lingua italiana-CLAB, Bolzano.
Oggi vi presentiamo una camminata con un percorso ad anello, da fare se allenati ed abituati alle escursioni. Il percorso è di circa 19 km. totali con un dislivello di 1.000 metri in salita e circa 1.500 di discesa con l’ausilio dei bus navetta per il rientro.
Ma entriamo nel dettaglio. La partenza è al parcheggio del lago di Fontana Bianca e la cima è quella del Collecchio (Gleck) a 2.997 metri, il rientro previsto con passaggio per la val di Rabbi, è a Santa Gertrude, da dove poi si può tornare a Fontana Bianca con il bus.
Partendo dal parcheggio di Fontana Bianca (che fino ad autunno inoltrato è servito da un comodo bus navetta da Santa Gertrude), si segue il sentiero n.103 in direzione della cima del Collecchio. La cima richiede dalle tre alle quattro ore a seconda dell’allenamento. Il percorso è assolutamente affascinante. Un primo stacco di 200 metri e ci si trova in una radura ricca di corsi di acqua e a due passi dal piccolo bacino artificiale del Fishersee (lago dei pescatori). Da qui si procede sul sentiero n. 107 e con un secondo stacco si arriva ad un altro laghetto naturale in prossimità di OberWeissbrunn.
Da qui una salita dolce ma lunga e continua permette di attraversare il Pian dei Cavalli dove si trova un altro lago alpino (il Lago Lungo) e si sale seguendo a distanza il corso d’acqua fino al lago Nero. Un ulteriore stacco piuttosto ripido porta ai 2.800 metri del Giogo Nero (da cui si può scollinare e proseguire per la Val di Rabbi e arrivare al rifugio Dorigoni). Un ultimo sforzo e in un quarto d’ora si tocca finalmente la croce. La vista merita tutta la fatica.
Dalla croce…è tutta in discesa! Si prosegue per il sentiero n.145 scollinando verso la Val di Rabbi. In circa un’ora di discesa per un percorso molto panoramico dove si incontrano diversi laghi, si arriva al rifugio lago Corvo e da qui si sale leggermente per il passo Rabbi e inizia il rientro verso l’Alto Adige seguendo il segnavia n. 108. Il ritorno è piuttosto lungo e dopo un inizio sul sentiero in discesa si imbocca la lunga mulattiera che attraversa la Kirchbergtal e che conduce a Santa Gertrude. Il percorso in discesa richiede dalle due alle tre ore, dipende sempre dal passo. Il bus passa in prossimità dell’incrocio tra la strada per Santa Gertrude e quella per Fontana Bianca.
Una alternativa: prima di incontrare il rifugio ci si imbatte in un incrocio con il sentiero n. 12. Seguendo questo sentiero si torna in quota e si scollina in prossimità del giogo di Montechiesa (2.789 mt.) per ricongiungersi al sentiero fatto all’andata in prossimità del lago Lungo.
Perché questo giro e per chi. Il giro attraversa il Pian dei Cavalli che è un posto assolutamente affascinante. Siamo in pieno Parco Nazionale dello Stelvio e oltre al panorama e alla corona di montagne che chiudono il piccolo altopiano spesso le marmotte fanno bella mostra di sé e, se si è fortunati, si possono incontrare anche ungulati. La bellezza sta anche nei numerosi laghi alpini che si incontrano sia sul versante della Val d’Ultimo sia su quello trentino.
Il percorso non presenta particolari difficoltà tecniche per gli escursionisti abituati alla montagna, non ci sono punti esposti o particolarmente brutti da affrontare, tuttavia la lunghezza e il dislivello lo rendono sicuramente impegnativo e da fare quando l’allenamento è buono. La sola salita è di circa 7 km ma indubbiamente anche la lunga discesa si fa sentire. L’alternativa, se si decide di tornare dopo essere arrivati al Gleck, è scendere a Fontana Bianca prendendo il sentiero n. 12 scendendo verso il lago Lungo e di passare per il rifugio Canziani. Attenzione perché il tratto di collegamento verso il Canziani è in alcuni punti esposto.
Ad ogni territorio le sue festività. Per chiunque sia stato bambino in Val Padana la data del 13 dicembre evoca ricordi. A Mantova, a Verona, a Bergamo a Brescia, in alcune città dell’Emilia Romagna, la notte tra il 12 e il 13 dicembre Santa Lucia porta i doni ai bambini. In Alto Adige, più vicino alle tradizioni del nord Europa, è San Nicola a portare i doni.
San Nicola è un Santo molto antico, nasce in Turchia nel 270 e diventa vescovo di Myra (Turchia). La sua fama rimane legata solo alla Licia per diversi secoli, fino al VII secolo, quando, di fronte alle coste dove sorgeva il santuario in suo nome, Bizantini e Arabi combatterono per la supremazia sul mare. Arrivò così il salto di status: Nicola diventò il punto di riferimento dei marinai bizantini e il loro protettore, trasformandosi da santo locale a santo internazionale. Il suo culto si espanse lungo le rotte marittime del Mediterraneo, arrivando a Roma e a Gerusalemme, poi a Costantinopoli, in Russia e nel resto dell’Occidente. Nel IX secolo si diffuse in Germania.
Dalla fine del XIII secolo, il 6 dicembre diventò il giorno in cui persone travestite da “vescovo Nicola” salivano sui loro scranni: la tradizione raggiunse il culmine nel XVI secolo (ma in alcuni luoghi persistette fino al XIX). E anche quando la Chiesa, scandalizzata, iniziò a vietare queste carnevalate pagane, Nicola sopravvisse nelle scuole e nelle case grazie ai bambini, che continuarono a festeggiarlo e a ricevere i suoi regali. La storia e la devozione per san Nicola è molto diffusa anche in due città italiane: Bari e Venezia. Dopo la caduta di Myra in mano musulmana, nel 1087 i baresi fecero una spedizione in quella città. Le reliquie, cioè le ossa, del santo, erano parte del bottino. Circa 10 anni dopo anche i veneziani puntarono su Myra e recuperarono altre ossa, lasciate dai baresi nella fretta. I veneziani trasportarono quei resti nell’Abbazia di San Nicolò del Lido, vantando pure loro il possesso delle spoglie del santo. Lo dichiararono protettore della flotta della Serenissima.
L’omone con la barba bianca e il sacco pieno di regali, invece, nacque in America dalla penna di Clement C. Moore, che nel 1822 scrisse una poesia in cui lo descriveva come ormai tutti lo conosciamo. Questo nuovo Santa Claus ebbe successo, e dagli anni Cinquanta conquistò anche l’Europa diventando, in Italia, Babbo Natale.
Oggi, in alto Adige come in molti paesi del Nord Europa, unendo tradizioni religiose e pagane, San Nicola gira per le strade acccompagnato dai “Krampus”, i diavoli che si occupano dei bambini che non sono stati buoni. I Krampus sono in genere impersonati da personaggi spaventosi che indossano pelli di capra e teste con maschere. Hanno dei campanacci legati al corpo per fare più rumore possibile, inoltre vengono utilizzate anche una verga o delle catene di ferro. San Nicola, invece ha il vestito da Vescovo con tanto di tiara e di bastone pastorale.
Negli ultimi anni le “sfilate” di Krampus sono diventate sempre più numerose e sempre più i turisti che si accalcano per vederle. Krampus “professionisti” da tutto l’Alto Adige sfilano con i loro costumi sempre più paurosi.
Ma dove la tradizione resta pacata, la magia dei bimbi che aspettano la carrozza con a bordo San Nicola, che accompagnato dagli angeli, dispensa i classici sacchettini rossi colmi di dolcetti, arachidi e mandarini, lascia ancora sognare.