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La chiesa di San Nicolò

Ed ecco un’altra bella chiesa della Val d’Ultimo. A San Nicolò troviamo questa chiesa dall’atmosfera particolarmente accogliente, circondata dal suo cimitero a terrazze. Ogni chiesa della valle ha una sua particolare atmosfera ed architettura, opere di intaglio al suo interno e una storia da raccontare.

La chiesa di San Nicolò d'Ultimo

Le prime tracce di una cappella a San Nicolò risalgono al 1338, ma l’attuale chiesa risale al 1500 quando vennero realizzati l’ampio coro e il campanile dalla guglia ottagonale che conservano ancora oggi l’antico aspetto. La navata invece venne rimaneggiata nel ‘700 e voltata a botte e decorata a stucchi. Nei primi anni del ‘900 venne affrescata con santi e simboli sacri. L’altare maggiore è neogotico con rilievi e statue scolpite da Andreas Huter, stesso sculture che ha realizzato i rilievi degli altari laterali. Bellissima la porta in legno scolpita nel 1899 con San Pietro e altri santi.

Il portale della chiesa

Informazioni tratte da “I luoghi dell’arte: Alto Adige. Val Venosta, Val d’Ultimo, Val Passiria”. 1996. Provincia autonoma, Assessorato alla pubblica istruzione e cultura in lingua italiana-CLAB, Bolzano.

La Val d’Ultimo e l’acqua

Non si può parlare della valle senza parlare di acqua. Il rapporto che le lega è davvero molto stretto. Storicamente è sempre stata una valle estremamente ricca di acqua, tanto che ancora oggi sono visibili i resti di un acquedotto che portava l’acqua alla confinante Val Venosta meno fortunata dal punto di vista idrico. E fu questa ricchezza, unita alla conformazione della valle, che indussero i governanti e le autorità per l’energia a farla diventare nel secolo scorso “la valle dell’energia”. Le sei centrali idroelettriche della valle producono l’8% dell’intera produzione altoatesina.

Ma la ricchezza d’acqua, in questo piovoso 2024, ancora più visibile, è evidenziata anche dai numerosi mulini ad acqua che costellavano la valle, parecchi ancora visibili. Se per curiosità si volesse vedere il loro funzionamento, tutti i martedì d’estate (cercare gli eventi all’ente turismo) il mulino sulla strada forestale che parte dalla diga del lago Zoccolo e costeggia il lago, viene messo in funzione a scopo dimostrativo.

Sopra l’abitato di Pracupola ci sono mulini storici restaurati nel 1997, a San Pancrazio c’è il sentiero dei mulini, ma se farete attenzione lungo i sentieri in valle ne troverete parecchi. Uno che spesso non si nota potete vederlo nel chilometro di strada che si fa per arrivare ai larici millenari, a metà percorso sulla destra. Molto spesso non ci si fa caso ma sono disseminati lungo i corsi d’acqua, a testimonianza del lavoro importante che svolgevano per l’alimentazione delle famiglie. Si coltivava, si macinava (un mulino serviva più famiglie) e ci si faceva il pane.

Altra testimonianza dell’utilizzo dell’abbondante acqua è la segheria veneziana, segheria funzionante ad acqua che può essere vista in funzione a Santa Gertrude al centro visite del Parco dello Stelvio, anche in questo caso durante l’estate (consultare gli eventi all’Ente turismo).

Infine, ma non meno importante, segnaliamo la ricchezza di sorgenti presenti in valle. Abbiamo già parlato dei bagni termali della valle, e di come già nell’ottocento ci fosse una grande richiesta per i bagni della Val d’Ultimo. Le fonti ad oggi, riconosciute e certificate sono quattro ciascuna con le sue peculiarità.

Il modo migliore per vedere i numerosi corsi d’acqua dai più piccoli al maggiore che è il Valsura che attraversa la valle, così come i numerosi laghi alpini ed artificiali, le fonti e le oasi create attorno a queste ultime, è camminare, camminare e camminare che è anche il modo migliore per conoscere!

La chiesa di San Maurizio

gli esterni della chiesa di San Maurizio

La chiesetta di San Maurizio (St. Moritz) è probabilmente la chiesa più antica della valle: era tappa di passaggio per i pellegrini che dalla Val Venosta scendevano verso Roma. Ci sono tracce scritte già in documenti del 1278 nei quali si parla della capella sancti Mauriceii. I muri della navata sono del XIV secolo ma le forme attuali sono tardogotiche. Nel XVI secolo la navata venne chiusa da volte a botte e decorata con stucchi. In quell’occasione gli affreschi furono danneggiati e da allora restano solo parzialmente visibili. Il ciclo di affreschi raffigurava scene della passione e probabilmente erano di un autore bavarese attivo a Bolzano tra le fine del ‘400 e l’inizio del ‘500. Sulla parete nord, la scena della crocefissione è tornata alla luce ed è stata restaurata nel 1921. La chiesa ha anche un bell’ altare maggiore seicentesco con tralci di vite scolpiti e cherubini. La pala rappresenta il patrono della chiesa, San Maurizio, il soldato romano che si convertì al cristianesimo. Il pulpito ottagonale risale al XVII secolo, è stato ridipinto nel 1921 dallo stesso artista che ha recuperato l’affresco della passione e dipinto quello della sacra famiglia del presbiterio.  Durante i restauri del 1980 è stata purtroppo rimossa la cantoria ma restano le bellissime panche in legno intagliato.

gli interni della chiesa di San Maurizio

Al di là dei particolari artistici e storici, questa chiesa rappresenta una meta da mettere in conto per conoscere la valle. La sua posizione dominante permette di godere del panorama su buona parte della valle e in particolare sul lago Zoccolo. Per chi ama camminare vale sicuramente la pena salire dal sentiero della via crucis (segnalato come Kreuzweg).

Come arrivare: in auto l’unica strada arriva dall’abitato di San Nicolò. Sono circa cinque chilometri che fanno salire di 500 metri di altitudine. Il piccolo abitato di San Maurizio, che consta della chiesa, di uno storico ristorante, e solo un altro paio di case, si trova ad una altezza di 1630 metri.

Volendo arrivare a piedi si può seguire il sentiero della croce che parte in prossimità dell’abitato di Pracupola, oppure il sentiero numero 6 da San Nicolò (sono più di quattro chilometri con quasi 500 metri di dislivello, richiede tra l’ora e mezza e le due ore). Si può anche prevedere di proseguire, stagione permettendo, in direzione del ristorante Steinrast seguendo il sentiero numero 11 (circa un’ora e trenta, alla chiesa prendere la strada sterrata alla sinistra, in salita). Le possibilità di escursione con partenza dalla chiesa sono comunque diverse, in direzione della cima del Mutegg, o del lago di Quaira. E per chi non fosse interessato alle escursioni il ristorante St.Moritz (tel. 348 6445519 – restaurantstmoritz@gmail.com) è sempre un’ottima meta per la cucina locale e tappa per gli sciatori durante la stagione sciistica.

Informazioni tratte da “I luoghi dell’arte: Alto Adige. Val Venosta, Val d’Ultimo, Val Passiria”. 1996. Provincia autonoma, Assessorato alla pubblica istruzione e cultura in lingua italiana-CLAB, Bolzano.

Via Crucis

Visto che siamo in periodo pasquale vogliamo segnalarvi tre Via Crucis da fare in valle, due abbastanza brevi, una un po’ più lunga.

Via crucis di Sant’Elena: abbiamo già più volte scritto del piccolo gioiello che è la chiesa di Sant’Elena. Per salire alla sommità della chiesa troviamo una via crucis in legno. Il percorso è in leggera salita e piuttosto breve (per informazioni sulla chiesa e su come arrivare vedi articolo)

Via crucis di Santa Gertrude: sulla stradina che conduce dalla parte bassa del paese alla chiesa, circa a metà si trova una piccola cappella e da lì parte la via crucis che sale alla chiesa. Si può parcheggiare al centro visite dello Stelvio e salire verso la chiesa. Con calma in circa mezz’ora (il tempo dipende sempre dal passo) si giunge alla chiesa.

Via crucis verso la chiesa di S.Moritz (sentiero segnalato Kreuzweg): è questa la via crucis più lunga, impegnativa, ma anche la più suggestiva. Un percorso di poco più di due chilometri ma in cui si sale di circa 500 metri.

Da dove partire: prendere la salita in direzione Steinrast/lago di Quaira poco prima di Pracupola (Kuppelwies): dopo le prime curve si troverà un ponte e, in prossimità di questo ponte, una strada sterrata che sale costeggiando il ruscello. Pochi metri di salita e si trova la prima stazione. Il percorso passa vicino ad antichi mulini restaurati, in mezzo al bosco e salendo, dove il bosco si è diradato negli ultimi anni, offre una bella vista sul lago Zoccolo. La stazione d’arrivo è poco sotto la chiesa.

Il consiglio: se avete voglia e potete camminare, quest’ultima merita sicuramente. Il passaggio vicino ai ruscelli e ai mulini è un piacere e le stazioni della via crucis danno il ritmo della camminata. Dalla stazione VIII la salita diventa un po’ più ripida ma il panorama sul lago, ora molto aperto (purtroppo negli ultimi anni il bosco si è ridotto parecchio), offre una bella vista sul lago Zoccolo.

La chiesa di Sant’Elena

La piccola e bellissima chiesa di Sant’Elena viene menzionata in vecchi documenti già nel 1278. Nel 1563 la chiesa è ricostruita in stile tardogotico. Seguono ampliamenti nel 1677 e nel 1730: la navata è ampliata e completata da una volta a lunette con nervature in stucco e vengono costruite la sagrestia e la cantoria. Di poco precedente è il campanile (1723/24), eretto da maestri carpentieri dell’Alto Adige. Risale alla fine del ‘700 anche l’organo. L’altare maggiore è neoromanico, nella nicchia troviamo Sant’Elena con la trinità e, ai lati, le statue di Sant’Aloisio (San Luigi Gonzaga) e San Giuseppe. L’altare laterale è seicentesco e accoglie il rilievo di Maria con il bambino. Le panche sono neogotiche, costruite nel 1894. La chiesa ebbe il suo curato dal 1700 fino al 1979. Negli anni ’80 e ’90 vennero fatti diversi interventi di restauro: dal tetto del campanile alla facciata, dall’orologio al pavimento della chiesa. Sulla facciata troviamo una piccola statua di San Giacomo in una nicchia: il Santo è raffigurato anche in quadro all’interno della chiesa.

La chiesa è quasi sempre aperta, essendo affidata la sua apertura al maso a fianco. L’insieme armonico di questo edificio, il luogo, fanno di questo ambiente un posto raccolto, un piccolo rifugio di tranquillità per buona parte dell’anno. La festa di Sant’Elena viene celebrata con una messa il 18 agosto. La strada per raggiungere la chiesa è segnata da una Via Crucis che porta al crocifisso posto dinnanzi alla chiesa.

Come raggiungerla: da San Pancrazio a circa metà del paese si trovano sulla destra le indicazioni per Sant’Elena. Si segue la piccola strada per circa 9 km fino a quando si trova un bivio sulla destra. Un altro chilometro in auto e si arriva al parcheggio. Da qui partono due strade sterrate. Prendendo, a piedi, quella di destra, dopo poco più di un chilometro, con una passeggiata di circa mezz’ora, si raggiungerà la chiesetta. Da Santa Valburga si sale alla chiesa e si tiene la strada della chiesa per circa 7 chilometri fino al bivio sulla sinistra.

Informazioni tratte da “I luoghi dell’arte: Alto Adige. Val Venosta, Val d’Ultimo, Val Passiria”. 1996. Provincia autonoma, Assessorato alla pubblica istruzione e cultura in lingua italiana-CLAB, Bolzano.

Passeggiata attorno al lago Zoccolo

Un giro a portata di tutti in tutte le stagioni

Se siete appena arrivati in Val d’Ultimo o avete in programma di passarci qualche giorno, c’è una passeggiata che potete sempre fare: in tutte le stagioni, a tutte le età, a piedi, con il passeggino, con il cane o in bicicletta. E’ la passeggiata attorno al lago Zoccolo.

Come abbiamo già visto, il lago Zoccolo, che si trova a 1.140 metri s.l.m, è l’invaso più grande della Val d’Ultimo e ne è diventato sempre più il fulcro, avendo a valle il paese più popoloso della Val d’Ultimo, Santa Valburga, e, a monte, la stazione della funivia con un ampio parcheggio disponibile.

Appena superata Santa Valburga si trova comodo il parcheggio in prossimità della diga. Lo sbarramento, lungo poco più di 500 metri è percorribile a piedi e dopo averlo percorso ci si trova sulla destra la strada forestale. Questa è lunga circa 3.7 km, è completamente in piano ed è fiancheggiata da un ripido bosco di larici e abeti. Numerosi i punti di sosta su tutto il tragitto. Panchine, tavoli, sculture artistiche, cartelli con le indicazioni di erbe e una vasca per il percorso Kneipp.

La strada è piacevole in tutte le stagioni ed è tranquillamente percorribile anche da passeggini e carrozzelle (tranne nel caso di troppa neve). A circa metà della strada forestale si trova un antico mulino ad acqua che durante l’estate viene messo in funzione una volta alla settimana (informazioni presso l’ente turismo).

Continuando, superata una sbarra, ci si trova sulla destra il ponte sul torrente Valsura: è necessario prendere il ponte per intraprendere la via del ritorno. Dopo il ponte si gira a destra e superato il maneggio si arriva alla provinciale. Il sentiero è segnato come SEEWEG (sentiero del lago).

Volendo è possibile ritornare con il bus. La fermata si trova di fronte alla stazione della funivia in località Pracupola oppure di fronte al ristorante Kuppelwies. Se si intraprende il ritorno, l’anello si chiude con una strada ciclabile che costeggia la provinciale per tornare alla diga.

L’intero percorso è di circa 10 km.

Un percorso per i più allenati: il Gleck (Collecchio, 2.997 mt) e il lago Corvo

Oggi vi presentiamo una camminata con un percorso ad anello, da fare se allenati ed abituati alle escursioni. Il percorso è di circa 19 km. totali con un dislivello di 1.000 metri in salita e circa 1.500 di discesa con l’ausilio dei bus navetta per il rientro.

Ma entriamo nel dettaglio. La partenza è al parcheggio del lago di Fontana Bianca e la cima è quella del Collecchio (Gleck) a 2.997 metri, il rientro previsto con passaggio per la val di Rabbi, è a Santa Gertrude, da dove poi si può tornare a Fontana Bianca con il bus.

Partendo dal parcheggio di Fontana Bianca (che fino ad autunno inoltrato è servito da un comodo bus navetta da Santa Gertrude), si segue il sentiero n.103  in direzione della cima del Collecchio. La cima richiede dalle tre alle quattro ore a seconda dell’allenamento. Il percorso è assolutamente affascinante. Un primo stacco di 200 metri e ci si trova in una radura ricca di corsi di acqua e a due passi dal piccolo bacino artificiale del Fishersee (lago dei pescatori). Da qui si procede sul sentiero n. 107 e con un secondo stacco si arriva ad un altro laghetto naturale in prossimità di OberWeissbrunn.

Da qui una salita dolce ma lunga e continua permette di attraversare il Pian dei Cavalli dove si trova un altro lago alpino (il Lago Lungo) e si sale seguendo a distanza il corso d’acqua fino al lago Nero. Un ulteriore stacco piuttosto ripido porta ai 2.800 metri del Giogo Nero (da cui si può scollinare e proseguire per la Val di Rabbi e arrivare al rifugio Dorigoni). Un ultimo sforzo e in un quarto d’ora si tocca finalmente la croce. La vista merita tutta la fatica.

Dalla croce…è tutta in discesa! Si prosegue per il sentiero n.145 scollinando verso la Val di Rabbi. In circa un’ora di discesa per un percorso molto panoramico dove si incontrano diversi laghi, si arriva al rifugio lago Corvo e da qui si sale leggermente per il passo Rabbi e inizia il rientro verso l’Alto Adige seguendo il segnavia n. 108. Il ritorno è piuttosto lungo e dopo un inizio sul sentiero in discesa si imbocca la lunga mulattiera che attraversa la Kirchbergtal e che conduce a Santa Gertrude. Il percorso in discesa richiede dalle due alle tre ore, dipende sempre dal passo. Il bus passa in prossimità dell’incrocio tra la strada per Santa Gertrude e quella per Fontana Bianca.

Una alternativa: prima di incontrare il rifugio ci si imbatte in un incrocio con il sentiero n. 12. Seguendo questo sentiero si torna in quota e si scollina in prossimità del giogo di Montechiesa (2.789 mt.) per ricongiungersi al sentiero fatto all’andata in prossimità del lago Lungo.

Perché questo giro e per chi. Il giro attraversa il Pian dei Cavalli che è un posto assolutamente affascinante. Siamo in pieno Parco Nazionale dello Stelvio e oltre al panorama e alla corona di montagne che chiudono il piccolo altopiano spesso le marmotte fanno bella mostra di sé e, se si è fortunati, si possono incontrare anche ungulati. La bellezza sta anche nei numerosi laghi alpini che si incontrano sia sul versante della Val d’Ultimo sia su quello trentino.

Il percorso non presenta particolari difficoltà tecniche per gli escursionisti abituati alla montagna, non ci sono punti esposti o particolarmente brutti da affrontare, tuttavia la lunghezza e il dislivello lo rendono sicuramente impegnativo e da fare quando l’allenamento è buono. La sola salita è di circa 7 km ma indubbiamente anche la lunga discesa si fa sentire. L’alternativa, se si decide di tornare dopo essere arrivati al Gleck, è scendere a Fontana Bianca prendendo  il sentiero n. 12 scendendo verso il lago Lungo e di passare per il rifugio Canziani. Attenzione perché il tratto di collegamento verso il Canziani è in alcuni punti esposto.

Lunghezza percorso proposto: circa 19 km

Dislivello in salita: 1.070 metri

Dislivello in discesa: 1.490

Tempo richiesto: 8 ore circa

mappa

Cima di Tovo -Tuferspitz 3.097

Per molti ma non per tutti.

Cima di Tovo, Tuferspitz

Ed ecco una cima della valle poco frequentata, un po’ fuori dai circuiti più conosciuti. Questo 3.000 solo dal 2021 si può fregiare di una bella croce, fatta da un giovane falegname della valle (figlio dei gestori della Flatschbergalm, malga di passaggio per la cima) e portata a spalla, come vuole la tradizione, da un gruppo di volenterosi amici.

Con gli anni il percorso per questa vetta si è trasformato parecchio. Ha perso quasi tutti i passaggi su neve e ghiaccio e di conseguenza tanta dell’acqua che scendeva copiosa dai torrenti e, nel frettempo, sono un po’ peggiorati i punti esposti.

Il percorso non è lunghissimo: poco meno di 7 km partendo dal parcheggio ai masi Flaschöfe (sulla strada che da Santa Gertrude porta a Fontana Bianca) ma comporta un dislivello di circa 1.300 metri. Il cammino segue il segnavia n.143. Fino alla malga Hinterer Flatschberg (2.110) si segue una comoda mulattiera. Dalla malga parte il sentiero che fino ai 2.600 metri circa è molto tranquillo e sale nella vallata. Quando iniziano sassi e roccia il sentiero porta a costeggiare il canalone e qui alcuni tratti sono molto esposti senza che siano presenti ancoraggi come catene. Ai 2.892 metri si arriva al passo di Flim che permette di scendere verso la val Martello. Da qui parte l’ultimo tratto, tutto su roccia, con alti gradini da oltrepassare ma non particolarmente pericoloso. La cima è un pinnacolo dal quale guardare il panorama ma con spazi molto ristretti e molto esposti.

La salita richiede circa 3 ore e 30, allenamento e attrezzatura adeguati.

animali al pascolo

Una nota: parecchi sono gli incontri di animali al pascolo (mucche prima, cavalli, capre e pecore più in alto). Il percorso inoltre si trova nel Parco Naturale dello Stelvio, quindi non è infrequente avvistare la fauna tipica.

I Bagni di Oltre Acqua

L’alto Adige è una terra ricca di acqua, in particolare di acqua minerale. Nel 2000 la Giunta Provinciale della provincia di Bolzano ha riconosciuto come minerali le acque di 30 sorgenti dell’Alto Adige. Fin dall’antichità le acque altoatesine erano considerate importanti per la salute dell’uomo e da secoli vengono utilizzate per la cura di disturbi e malattie. Per questo, soprattutto a partire dal XIX secolo si affermò la tradizione dei bagni rustici che sopravvisse fino alla Prima guerra mondiale. La Val d’Ultimo può vantare ben 4 di queste sorgenti con proprietà e minerali disciolti differenti. Noi vogliamo raccontare di una di queste sorgenti: la sorgente di Oltre Acqua (o Sopracqua).

Quando la Provincia riconobbe le 30 sorgenti venne predisposta una piccola fontana, poco più sotto rispetto alla captazione della fonte; la fontana spicca per il colore rosso che resta sul terreno.

Nei pressi di questa fontana si trovava un edificio storico, fortemente ammalorato, che recava una vecchia insegna indicante la presenza di una locanda con annessi bagni. In Val d’Ultimo tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 erano presenti diversi bagni, tra cui i Bagni di Mezzo, famosi ben oltre i confini e frequentati da personaggi illustri come Bismarck, Thomas Mann, l’imperatrice Elisabetta d’Austria. Poi c’erano i bagni frequentati dalla gente del posto bisognosa di cure. Le persone che non potevano permettersi vitto negli stabilimenti arrivavano con i carretti con le vivande per il soggiorno. Uno dei bagni “del popolo” era proprio quello della sorgente di Oltre Acqua. Nel 1826 già ci sono tracce scritte che testimoniano la presenza di uno stabilimento, ma nel 1876 l’edificio viene risanato e rimane inalterato fino ai giorni nostri, o quasi.

Per anni, passando per andare verso la sorgente, la vista di questo edificio storico sempre più compromesso lasciava stupiti e dispiaciuti. Ma finalmente, nel 2017, iniziarono i lavori di recupero e lo stabilimento con locanda rinasceva lentamente a nuova vita.

Sono Veit e Rita, meranesi, a comprare l’immobile e il terreno dei bagni di Oltre Acqua. L’edificio, rimasto immutato dal 1876, viene restaurato lasciando inalterata la cubatura, la struttura e sicuramente il fascino originario. L’immobile è messo sotto tutela delle Belle Arti, il legno viene recuperato e sabbiato, vengono ripristinati la veranda e i ballatoi. Al piano terra vengono create due sale da pranzo con una stube perfettamente in armonia con il luogo. Al piano superiore due suites e al piano inferiore vengono ricreati i bagni, con tutti i comfort di oggi, il rispetto delle norme sull’igiene ma il fascino di altri tempi.

L’atmosfera che si respira alla Locanda non finisce all’interno. All’esterno vengono poste delle vasche da cui sgorga acqua della sorgente, ma poiché la natura è stata particolarmente generosa con questo luogo, ci sono più punti di captazione dell’acqua e così si trovano acque con caratteristiche leggermente diverse da una vasca all’altra.  L’esterno è poi meravigliosamente completato con un sentiero nel bosco dove si trovano punti per cimentarsi nei giochi o semplicemente riposare ascoltando le acque del Valsura che scorre a fianco.


Come in tutti i posti però sono le persone a dare quel “qualcosa in più” che ti fa venire la voglia di tornare o di raccontare agli amici l’esperienza vissuta. Veit e Rita accolgono gli ospiti con un sorriso ed una cordialità che fa sentire a proprio agio. L’amore e la cura messi in questo posto traspaiono in ogni particolare. Rita è l’anima della casa e il trasporto con cui ha curato la rinascita di questo “pezzo di storia” si coglie ad ogni sua parola.
Alla Locanda di Oltre Acqua si può mangiare, dormire, fare i bagni: basta prenotare.
Tel. 349.7100951 – ueberwasser.ulten@gmail.com – www.badueberwasser.it

Come arrivare: all’ingresso del paese di Santa Valburga, venendo da San Pancrazio, subito dopo il parcheggio del Municipio e il ponte, si scende a sinistra con una strada piuttosto ripida (zona campi sportivi). Dopo meno di un chilometro si può lasciare l’auto prima del ponte sul Valsura e proseguire a piedi. In cinque minuti, a destra dopo il ponte ci si trova davanti l’edificio dei bagni. Proseguendo per altri cinque minuti si arriva alla fontanella della sorgente.
Nota: per informazioni sulle sorgenti è possibile consultare l’ampio archivio di documenti messi a disposizione dal sito della provincia autonoma di Bolzano. In particolare alcune informazioni di questo post derivano da “Preziosi zampilli dalla roccia profonda” , Ufficio gestione risorse idriche

Articoli per approfondire: https://ambiente.provincia.bz.it/acqua/sorgenti-minerali.asp?news_action=4&news_article_id=547337ù

Il lago dei Pescatori e la malga dei Pini

Questo piccolo lago si trova ad una quota di 2.000 metri ed è il più piccolo dei laghi artificiali della Val d’ultimo, o meglio è un bacino che funge da serbatoio per la sottostante centrale. Lo si raggiunge agevolmente dal lago di Fontana Bianca, dove si può lasciare l’auto e tranquillamente in poco meno di 30 minuti di salita si arriva ad un incantevole pianoro attraversato da ruscelli e…. ancora pochi minuti girando sulla sinistra ed eccolo lì, questo piccolo bacino dai colori più disparati a seconda del momento dell’anno. La bellezza di questo lago è che lo si può raggiungere in poco tempo praticamente in tutte le stagioni e ogni volta offre colori e atmosfere differenti. Solo anni con eccezionali nevicate non permettono di arrivare nemmeno a Fontana Bianca e in quel caso bisogna rinunciare. Fontana Bianca è infatti è il punto più estremo della val d’Ultimo raggiungibile in auto. La strada porta fino a 1.900 metri e capita che a causa della neve abbondante la strada venga chiusa e sia accessibile solo ai tecnici della diga. Nella normalità però è una meta imprescindibile anche per una serie di camminate che si possono intraprendere.

Pieno inverno: il pianoro che si apre prima del lago

Se si vuole fare un giro “tranquillo”, solo in estate, si prosegue dopo la diga del lago lungo il sentiero numero 107 e si raggiunge, praticamente mantenendo la quota, la “malga dei pini” (Fiechtalm), una malga facilmente raggiungibile con mulattiera anche dal lago di Fontana Bianca. La malga è stata interamente rinnovata pochi anni fa, si può mangiare ed acquistare burro e formaggio. E’ una malga con una vista molto aperta, in una bella posizione, in genere molto frequentata. Sempre dal lago dei Pescatori, invece si può continuare a salire per diversi percorsi che sono più impegnativi ma che offrono un panorama impagabile.

Nota: il sentiero da Fontana Bianca è semplice, corto, bello per i bambini ma non adatto ai passeggini. L’unico percorso che si può intraprendere con i passeggini è la mulattiera per la Malga dei Pini da Fontana Bianca.

Puoi leggere anche: Percorsi sopra Fontana Bianca

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