Continua il nostro viaggio tra le bellissime chiese della Val d’Ultimo. Dopo la piccola ma ricca di storia Sant’Elena, l’arroccata San Maurizio, la chiesa di San Nicolò, scendiamo ora verso San Pancrazio. La parrocchia di San Pancrazio un tempo comprendeva tutta la Val d’Ultimo. La chiesa, che risale al 1143, fu ricostruita e consacrata nel 1338.
A questa epoca risalgono ancora i muri perimetrali della navata. Nel 1479 venne collegato il coro poligonale ed eretto il campanile, anche se la guglia ottagonale risale all’inizio dell’ottocento, quando venne anche inglobato nella navata l’atrio antistante alla chiesa. La guglia con i suoi 56 metri svetta sul paese ed è ben visibile da molti punti della valle. All’interno troviamo l’altare maggiore e i due laterali in stile neogotico risalenti alla fine dell’800. In particolare sull’altare di destra troviamo uno scrigno con una scultura lignea della Madonna con bambino risalente al ‘500.
Nel cimitero annesso alla chiesa si trova la piccola cappella di San Sebastiano consacrata nel 1492. La cappella presenta un portale a sesto acuto incorniciato in pietra e un campanile a vela in facciata che ha preso le forme attuali attorno al 1600. Nell’interno voltato a crociera troviamo un piccolo altarolo in legno nero e dorato eretto in memoria della peste del 1636 che nel circondario provocò la morte di 640 persone. Vi troviamo raffigurato San Sebastiano, invocato contro la peste, tra San Rocco e San Pirmino. Le statue laterali rappresentano Santa Barbara e San Michele.
I dipinti laterali e gli affreschi sono per i caduti della grande guerra
Da una scala posta dietro la cappella si scende ad una cripta che risale alla peste del 1348.
Il martirologio ricorda la memoria la memoria del Santo il giorno della sua morte, il 12 maggio. Ed è il 12 maggio che il paese di San Pancrazio festeggia il suo patrono.
Informazioni tratte da “I luoghi dell’arte: Alto Adige. Val Venosta, Val d’Ultimo, Val Passiria”. 1996. Provincia autonoma, Assessorato alla pubblica istruzione e cultura in lingua italiana-CLAB, Bolzano.
Ed ecco un’altra bella chiesa della Val d’Ultimo. A San Nicolò troviamo questa chiesa dall’atmosfera particolarmente accogliente, circondata dal suo cimitero a terrazze. Ogni chiesa della valle ha una sua particolare atmosfera ed architettura, opere di intaglio al suo interno e una storia da raccontare.
Le prime tracce di una cappella a San Nicolò risalgono al 1338, ma l’attuale chiesa risale al 1500 quando vennero realizzati l’ampio coro e il campanile dalla guglia ottagonale che conservano ancora oggi l’antico aspetto. La navata invece venne rimaneggiata nel ‘700 e voltata a botte e decorata a stucchi. Nei primi anni del ‘900 venne affrescata con santi e simboli sacri. L’altare maggiore è neogotico con rilievi e statue scolpite da Andreas Huter, stesso sculture che ha realizzato i rilievi degli altari laterali. Bellissima la porta in legno scolpita nel 1899 con San Pietro e altri santi.
Informazioni tratte da “I luoghi dell’arte: Alto Adige. Val Venosta, Val d’Ultimo, Val Passiria”. 1996. Provincia autonoma, Assessorato alla pubblica istruzione e cultura in lingua italiana-CLAB, Bolzano.
I pascoli della Val d’Ultimo sono costellati di malghe come già abbiamo scritto in precedenza (vd. Le malghe). Le malghe sono un patrimonio importante da preservare e richiedono tantissima fatica, orari pesanti ed un amore sconfinato per l’ambiente montano. Per le energie che richiede la loro gestione, sempre più spesso si vedono tanti giovani che le portano avanti con tanta passione e nuove idee. Purtroppo in alcuni casi devono anche restare chiuse perché non si trovano le persone che possano gestirle. Comunque, tornando alle malghe della Val d’Ultimo stiliamo una personale classifica per chi non le conoscesse.
La malga più alta: la piccola Schusterhütte si trova a 2.310, sono due piccole casette poste in un punto panoramico. Da giugno a settembre ci si può fermare a mangiare sui tavoli posti all’esterno.
Come raggiungerla: dal parcheggio dei masi dei masi Flaschberg (sulla strada per Fontana Bianca) si prende il ripido sentiero n. 147. Servono 2 chilometri circa con quasi 500 metri di dislivello per raggiungerla: tempo richiesto due ore circa. Non c’è nessuna mulattiera che può condurre alla malga. Raggiungibile anche dalla stazione a monte della funivia in poco più di due ore.
La malga più panoramica: ci spostiamo sul versante delle Maddalene per trovare la malga Spitzner. Siamo a 1.847 metri di altitudine. Il panorama che si gode da questa malga è impagabile. Spazio all’interno per mangiare in caso di freddo e tanti tavoli all’esterno. Un’ottima cucina e vendita di formaggi.
Come raggiungerla: dalla diga del lago Zocccolo verso il lato del bosco parte sulla sinistra una mulattiera che sale (arrivati in fondo alla diga si scende un po’ a sinistra e dopo pochi metri inizia la mulattiera) ed il sentiero è segnato con il n. 27. Poi si può procedere con il n. 21 o il n. 22. Con il n.22 sono circa 6 chilometri per un dislivello di 800 metri. Si può salire può dolcemente con la mulattiera m chiaramente il percorso è più lungo. Richiede circa due ore se allenati.
La malga che si raggiunge in auto: in direzione del lago di Quaira si trova la Kuppelwieser alm a 1.970 metri di altitudine. Essendo il punto di partenza per raggiungere il lago di Quaira, alla malga si trova un comodo parcheggio raggiungibile dallo Steinrast dopo più di tre chilometri chilometri di strada non bellissima. In alternativa si può raggiungere a piedi seguendo il sentiero n. 11 dallo Steinrast oppure salendo con la funivia e seguendo il n. 6, e poi il 5/b. In auto dalla provinciale sono in tutto 10 chilometri.
La malga del cuore: ogni luogo si differenzia dagli altri per particolari che lo rendono unico. le caratteristiche della Flatschbergalm la rendono davvero una malga speciale. Accoglienza, cucina, esperienza nella gestione, formaggi, dolci, panorama e…un sorriso. Per saperne di più rimandiamo al nostro articolo “La Flatschbergalm“.
Non si può parlare della valle senza parlare di acqua. Il rapporto che le lega è davvero molto stretto. Storicamente è sempre stata una valle estremamente ricca di acqua, tanto che ancora oggi sono visibili i resti di un acquedotto che portava l’acqua alla confinante Val Venosta meno fortunata dal punto di vista idrico. E fu questa ricchezza, unita alla conformazione della valle, che indussero i governanti e le autorità per l’energia a farla diventare nel secolo scorso “la valle dell’energia”. Le sei centrali idroelettriche della valle producono l’8% dell’intera produzione altoatesina.
Ma la ricchezza d’acqua, in questo piovoso 2024, ancora più visibile, è evidenziata anche dai numerosi mulini ad acqua che costellavano la valle, parecchi ancora visibili. Se per curiosità si volesse vedere il loro funzionamento, tutti i martedì d’estate (cercare gli eventi all’ente turismo) il mulino sulla strada forestale che parte dalla diga del lago Zoccolo e costeggia il lago, viene messo in funzione a scopo dimostrativo.
Sopra l’abitato di Pracupola ci sono mulini storici restaurati nel 1997, a San Pancrazio c’è il sentiero dei mulini, ma se farete attenzione lungo i sentieri in valle ne troverete parecchi. Uno che spesso non si nota potete vederlo nel chilometro di strada che si fa per arrivare ai larici millenari, a metà percorso sulla destra. Molto spesso non ci si fa caso ma sono disseminati lungo i corsi d’acqua, a testimonianza del lavoro importante che svolgevano per l’alimentazione delle famiglie. Si coltivava, si macinava (un mulino serviva più famiglie) e ci si faceva il pane.
Altra testimonianza dell’utilizzo dell’abbondante acqua è la segheria veneziana, segheria funzionante ad acqua che può essere vista in funzione a Santa Gertrude al centro visite del Parco dello Stelvio, anche in questo caso durante l’estate (consultare gli eventi all’Ente turismo).
Infine, ma non meno importante, segnaliamo la ricchezza di sorgenti presenti in valle. Abbiamo già parlato dei bagni termali della valle, e di come già nell’ottocento ci fosse una grande richiesta per i bagni della Val d’Ultimo. Le fonti ad oggi, riconosciute e certificate sono quattro ciascuna con le sue peculiarità.
Il modo migliore per vedere i numerosi corsi d’acqua dai più piccoli al maggiore che è il Valsura che attraversa la valle, così come i numerosi laghi alpini ed artificiali, le fonti e le oasi create attorno a queste ultime, è camminare, camminare e camminare che è anche il modo migliore per conoscere!
La chiesetta di San Maurizio (St. Moritz) è probabilmente la chiesa più antica della valle: era tappa di passaggio per i pellegrini che dalla Val Venosta scendevano verso Roma. Ci sono tracce scritte già in documenti del 1278 nei quali si parla della capella sancti Mauriceii. I muri della navata sono del XIV secolo ma le forme attuali sono tardogotiche. Nel XVI secolo la navata venne chiusa da volte a botte e decorata con stucchi. In quell’occasione gli affreschi furono danneggiati e da allora restano solo parzialmente visibili. Il ciclo di affreschi raffigurava scene della passione e probabilmente erano di un autore bavarese attivo a Bolzano tra le fine del ‘400 e l’inizio del ‘500. Sulla parete nord, la scena della crocefissione è tornata alla luce ed è stata restaurata nel 1921. La chiesa ha anche un bell’ altare maggiore seicentesco con tralci di vite scolpiti e cherubini. La pala rappresenta il patrono della chiesa, San Maurizio, il soldato romano che si convertì al cristianesimo. Il pulpito ottagonale risale al XVII secolo, è stato ridipinto nel 1921 dallo stesso artista che ha recuperato l’affresco della passione e dipinto quello della sacra famiglia del presbiterio. Durante i restauri del 1980 è stata purtroppo rimossa la cantoria ma restano le bellissime panche in legno intagliato.
Al di là dei particolari artistici e storici, questa chiesa rappresenta una meta da mettere in conto per conoscere la valle. La sua posizione dominante permette di godere del panorama su buona parte della valle e in particolare sul lago Zoccolo. Per chi ama camminare vale sicuramente la pena salire dal sentiero della via crucis (segnalato come Kreuzweg).
Come arrivare: in auto l’unica strada arriva dall’abitato di San Nicolò. Sono circa cinque chilometri che fanno salire di 500 metri di altitudine. Il piccolo abitato di San Maurizio, che consta della chiesa, di uno storico ristorante, e solo un altro paio di case, si trova ad una altezza di 1630 metri.
Volendo arrivare a piedi si può seguire il sentiero della croce che parte in prossimità dell’abitato di Pracupola, oppure il sentiero numero 6 da San Nicolò (sono più di quattro chilometri con quasi 500 metri di dislivello, richiede tra l’ora e mezza e le due ore). Si può anche prevedere di proseguire, stagione permettendo, in direzione del ristorante Steinrast seguendo il sentiero numero 11 (circa un’ora e trenta, alla chiesa prendere la strada sterrata alla sinistra, in salita). Le possibilità di escursione con partenza dalla chiesa sono comunque diverse, in direzione della cima del Mutegg, o del lago di Quaira. E per chi non fosse interessato alle escursioni il ristorante St.Moritz (tel. 348 6445519 – restaurantstmoritz@gmail.com) è sempre un’ottima meta per la cucina locale e tappa per gli sciatori durante la stagione sciistica.
Informazioni tratte da “I luoghi dell’arte: Alto Adige. Val Venosta, Val d’Ultimo, Val Passiria”. 1996. Provincia autonoma, Assessorato alla pubblica istruzione e cultura in lingua italiana-CLAB, Bolzano.
Può capitare che a ferie programmate il meteo non sia provvidenziale per le passeggiate. Se capitasse vi suggeriamo tre visite da fare per conoscere meglio la valle.
Il Culten, museo archeologico della valle. Il museo, aperto dal 2018, si trova a Santa Valburga sulla strada che dal municipio sale alla chiesa. Abbiamo già raccontato in un precedente articolo cosa trovare in questo museo: dalla ricostruzione di un antico maso alla ricostruzione storica di quelli che sono i primi insediamenti umani dell’età della pietra nella zona. Interessante per grandi e piccoli. Un bel lavoro di recupero di informazioni storiche che vanno alle origini degli insediamenti offerte al visitatore con un approccio accattivante e moderno.
Il museo della valle (Talmuseum): a S.Nicolò troviamo invece un museo incentrato sulle tradizioni e la cultura popolare e contadina della valle. Il museo, che ha da poco festeggiato il suo 50esimo anno di attività nell’ottobre del 2023, è una ricchissima raccolta di oggetti, mobili, attrezzi agricoli che fa di questa istituzione una memoria storica di notevole importanza. Fatevi accompagnare all’interno di questa wundekammer per farvi spiegare la storia e gli utilizzi di tanti oggetti curiosi e affascinanti.
Il centro visite del parco dello Stelvio: pochi sanno che l’ultima parte della Val d’ultimo si trova immersa nel Parco nazionale dello Stelvio. Questo centro visite, costruito a ridosso di una antica segheria ad acqua (messa in funzione una volta alla settimana durante la stagione estiva), vi farà conoscere la flora e la fauna del parco e l’interazione con l’uomo. Bellissima visita per gli adulti e assolutamente immancabile per i bambini.
Visto che siamo in periodo pasquale vogliamo segnalarvi tre Via Crucis da fare in valle, due abbastanza brevi, una un po’ più lunga.
Via crucis di Sant’Elena: abbiamo già più volte scritto del piccolo gioiello che è la chiesa di Sant’Elena. Per salire alla sommità della chiesa troviamo una via crucis in legno. Il percorso è in leggera salita e piuttosto breve (per informazioni sulla chiesa e su come arrivare vedi articolo)
Via crucis di Santa Gertrude: sulla stradina che conduce dalla parte bassa del paese alla chiesa, circa a metà si trova una piccola cappella e da lì parte la via crucis che sale alla chiesa. Si può parcheggiare al centro visite dello Stelvio e salire verso la chiesa. Con calma in circa mezz’ora (il tempo dipende sempre dal passo) si giunge alla chiesa.
Via crucis verso la chiesa di S.Moritz (sentiero segnalato Kreuzweg): è questa la via crucis più lunga, impegnativa, ma anche la più suggestiva. Un percorso di poco più di due chilometri ma in cui si sale di circa 500 metri.
Da dove partire: prendere la salita in direzione Steinrast/lago di Quaira poco prima di Pracupola (Kuppelwies): dopo le prime curve si troverà un ponte e, in prossimità di questo ponte, una strada sterrata che sale costeggiando il ruscello. Pochi metri di salita e si trova la prima stazione. Il percorso passa vicino ad antichi mulini restaurati, in mezzo al bosco e salendo, dove il bosco si è diradato negli ultimi anni, offre una bella vista sul lago Zoccolo. La stazione d’arrivo è poco sotto la chiesa.
Il consiglio: se avete voglia e potete camminare, quest’ultima merita sicuramente. Il passaggio vicino ai ruscelli e ai mulini è un piacere e le stazioni della via crucis danno il ritmo della camminata. Dalla stazione VIII la salita diventa un po’ più ripida ma il panorama sul lago, ora molto aperto (purtroppo negli ultimi anni il bosco si è ridotto parecchio), offre una bella vista sul lago Zoccolo.
Nell’ultimo paese alla fine della valle, Santa Gertrude, ad una altitudine di circa 1.500 metri troviamo il centro visite del Parco dello Stelvio (Lahnersäge). Forse non tutti sanno, infatti, che la parte più estrema della Val d’Ultimo rientra nel Parco Nazionale dello Stelvioche si sviluppa attorno al Gruppo dell’Ortles Cevedale e che vede le sue origini nel lontano 1935. Il parco comprende 23 comuni, di cui 10 in Alto Adige: solo l’Alto Adige ha cinque centri visitatori, ognuno dei quali incentrato su un diverso tema. Il centro visite Lahnersäge è incentrato sul tema del bosco e delle sue funzioni vitali. I temi toccano l’interazione con l’uomo e con la fauna e il ciclo vitale del legno. Per questo è di grande importanza anche la segheria veneziana, vecchia di 200 anni restaurata e messa in funzione a scopo dimostrativo una volta alla settimana. Presso il centro, i visitatori hanno la possibilità di camminare attraverso gli habitat virtuali del Parco Nazionale dello Stelvio e scoprire le singolari caratteristiche di questo immenso parco naturale. Oltre all’esposizione permanente si avvicendano esposizioni temporanee come Fiori, Piante e vita (2023/2024).
Nel parco si possono avvistare parecchie specie di animali come cervi, marmotte, rapaci, camosci, anche se riuscire a vedere tutte le oltre 260 specie (senza contare gli invertebrati) che vivono nel parco risulterà molto difficile!
Nel Parco dello Stelvio, che coinvolge anche alta Lombardia e Trentino, vivono circa 64.000 abitanti residenti. Tante le piccole aziende agricole che convivono con le regole del parco, rispettando i cicli della natura, i pascoli si rivelano una fonte preziosa per l’uomo ma hanno anche un valore inestimabile per la conservazione della diversità del paesaggio e dell’ambiente, e non da ultimo per la cura del paesaggio e la sicurezza. La convivenza dell’uomo con la fauna e la flora che circondano l’Ortles può funzionare solo se la popolazione, spesso attiva nell’agricoltura, nell’allevamento e nel turismo, rispetta ed elabora insieme le regole e vi si attiene.
Il centro rappresenta una tappa immancabile per chi ama la natura, per chi vuole conoscere gli sforzi della gestione per la conservazione di questo incredibile patrimonio naturale e piacerà soprattutto ai bambini. Il centro inoltre organizza escursioni guidate sia d’estate che d’inverno, alla scoperta di animali e natura.
Per maggiori informazioni sul Parco Nazionale dello Stelvio, flora, fauna, progetti e sulle sue attività: https://www.parconazionale-stelvio.it/it/il-parco-nazionale.html
Se siete in Val d’Ultimo per qualche giorno e volete prendere le giornate con tutta calma, ecco tre proposte per passeggiate “light” che vi faranno conoscere un po’ meglio la valle. Per tutti e per tutto l’anno.
La chiesa di Sant’Elena (1.550 mt): questa piccola chiesa collocata ad una altitudine di poco più di 1.500 metri è un piccolo gioiello assolutamente da vedere (La chiesa di Sant’Elena). La chiesa si trova nel comune di San Pancrazio ed è raggiungibile sia da San Pancrazio che da Santa Valburga. Dal parcheggio (vedi indicazioni sotto) si prende una strada sterrata che in un chilometro e quattrocento permette di raggiungere la chiesa. Una passeggiata su una strada sterrata che nell’ultima parte, leggermente in salita, è costeggiata da una Via Crucis. In circa mezz’ora con calma si raggiunge la meta. La tranquillità del posto è impagabile e potrete godere di una bella vista sul Mariolberg (la zona in cui si trova). Quattro gli edifici nei dintorni della chiesa, uno dei quali è un ristorante che da decenni propone una ottima cucina locale: Helener Pichl (laimermichaelll@gmail.com ).
Come arrivare, da Santa Valburga: salire alla chiesa di Santa Valburga e continuare sulla strada della chiesa per circa 7 km. Troverete una piccola strada con l’indicazione Sant’Elena sulla sinistra. Un ultimo chilometro (un po’ stretto), e al termine un parcheggio dove si può lasciare l’auto. Dal parcheggio proseguono due strade sterrate: quella sulla destra conduce a Sant’Elena
Come arrivare, da San Pancrazio: dalla strada provinciale a metà del paese si trova l’indicazione sulla destra per Sant’Elena. Imboccata la stradina in salita, dopo nove chilometri ci si troverà il bivio per Sant’Elena, questa volta sulla destra, per concludere con un chilometro di ulteriore salita fino al parcheggio.
I larici millenari (1.430 mt): i larici sono un monumento naturale della valle. A pochi passi dal Centro visite del Parco Nazionale dello Stelvio (Lahnersäge) si trovano questi tre larici millenari, che vengono considerati tra le conifere più antiche d’Europa. Nonostante i fulmini e il passare del tempo li abbiano messi a dura prova, sono una testimonianza della resilienza della natura. Ad ogni autunno, continuano a scandire il tempo colorandosi di rosso, per tornare a germogliare l’anno successivo. Il larice più alto misura 36,5 metri e quello più grande ha una circonferenza di più di 8 metri. Una passeggiata ai larici merita sicuramente, inoltre, appena oltre i larici, seguendo per pochi metri il sentiero dei masi in direzione San Nicolò si ha una bellissima vista sulla valle. Diversi i punti di ristoro: Gasthaus Lärchengarten (proprio sotto i larici), Hofschank bei den Urlärchen (circa a metà del percorso a piedi), ristorante Edelweiss, in prossimità del parcheggio (non lasciatevi ingannare dall’aspetto un po’ retrò: offrono un’ottima cucina locale).
Come arrivare: parcheggiare in prossimità del Lahnersäge a Santa Gertrude e prendere il sentiero, inizialmente in piano seguendo il torrente, verso i larici (segnalati dai cartelli). Continuare per circa un chilometro su una piccola strada asfaltata. Dal parcheggio la passeggiata è di meno di un chilometro e mezzo (come la precedente) in leggera salita.
Il giro del lago di Fontana Bianca (1.900 mt): per l’ultima passeggiata ci spostiamo un po’ più in alto. Siamo al limitare della strada, a 1.900 mt di altitudine presso il lago artificiale di Fontana Bianca. A meno di nevicate molto abbondanti, il lago è raggiungibile tutto il tempo dell’anno e allo stesso modo la passeggiata è possibile sicuramente almeno tre stagioni su quattro. Il giro del lago è una passeggiata in piano, fattibile anche con passeggini (non con la neve!), di circa 2.3 km, adatta a tutti. Anche a Fontana Bianca si potrà trovare ristoro al ristorante Weissbrunn Bergrestaurant (meglio informarsi prima per le aperture).
Come arrivare: dopo l’ultimo abitato della valle, Santa Gertrude, prima di arrivare alla chiesa si trova il bivio sulla destra per il lago di Fontana Bianca in prossimità del cartello di ingresso nel Parco Nazionale dello Stelvio. Arrivati al lago (dopo circa 7 km), si trova un ampio parcheggio. Ricordiamo che da maggio ad ottobre è attiva la linea bus 243, Santa Gertrude- Fontana Bianca. La strada è stretta e in alcune giornate risulta molto problematica la viabilità, il piccolo autobus è un’ottima alternativa ed è sempre estremamente puntuale. Per gli orari consulta: https://www.suedtirolmobil.info/it/il-mio-viaggio/orari
La piccola e bellissima chiesa di Sant’Elena viene menzionata in vecchi documenti già nel 1278. Nel 1563 la chiesa è ricostruita in stile tardogotico. Seguono ampliamenti nel 1677 e nel 1730: la navata è ampliata e completata da una volta a lunette con nervature in stucco e vengono costruite la sagrestia e la cantoria. Di poco precedente è il campanile (1723/24), eretto da maestri carpentieri dell’Alto Adige. Risale alla fine del ‘700 anche l’organo. L’altare maggiore è neoromanico, nella nicchia troviamo Sant’Elena con la trinità e, ai lati, le statue di Sant’Aloisio (San Luigi Gonzaga) e San Giuseppe. L’altare laterale è seicentesco e accoglie il rilievo di Maria con il bambino. Le panche sono neogotiche, costruite nel 1894. La chiesa ebbe il suo curato dal 1700 fino al 1979. Negli anni ’80 e ’90 vennero fatti diversi interventi di restauro: dal tetto del campanile alla facciata, dall’orologio al pavimento della chiesa. Sulla facciata troviamo una piccola statua di San Giacomo in una nicchia: il Santo è raffigurato anche in quadro all’interno della chiesa.
La chiesa è quasi sempre aperta, essendo affidata la sua apertura al maso a fianco. L’insieme armonico di questo edificio, il luogo, fanno di questo ambiente un posto raccolto, un piccolo rifugio di tranquillità per buona parte dell’anno. La festa di Sant’Elena viene celebrata con una messa il 18 agosto. La strada per raggiungere la chiesa è segnata da una Via Crucis che porta al crocifisso posto dinnanzi alla chiesa.
Come raggiungerla: da San Pancrazio a circa metà del paese si trovano sulla destra le indicazioni per Sant’Elena. Si segue la piccola strada per circa 9 km fino a quando si trova un bivio sulla destra. Un altro chilometro in auto e si arriva al parcheggio. Da qui partono due strade sterrate. Prendendo, a piedi, quella di destra, dopo poco più di un chilometro, con una passeggiata di circa mezz’ora, si raggiungerà la chiesetta. Da Santa Valburga si sale alla chiesa e si tiene la strada della chiesa per circa 7 chilometri fino al bivio sulla sinistra.
Informazioni tratte da “I luoghi dell’arte: Alto Adige. Val Venosta, Val d’Ultimo, Val Passiria”. 1996. Provincia autonoma, Assessorato alla pubblica istruzione e cultura in lingua italiana-CLAB, Bolzano.