Categoria: Storie

La Flatschbergalm (2.110 mt)

Ci sono luoghi che riescono a trasmetterci sensazioni ed emozioni forti. Uno di questi è la Flatschberg tal. E’ una piccola valle laterale che si trova oltre Santa Gertrude, proseguendo in direzione Fontana Bianca. Questa valle è particolarmente bella perché gode anche nelle stagioni con giornate più corte di una bellissima luce: il sole entra generoso grazie al suo orientamento, più di quanto faccia nel resto della Val d’Ultimo. E’ attraversata da un torrente che la rende particolarmente piacevole anche nei giorni estivi. Può essere di passaggio qualora si decidesse di fare un giro delle malghe, oppure di cimentarsi nella salita al Tufer Spitz (Cima di Tovo, 3.097 mt).

Ma la passeggiata vale anche solo per una semplice andata e ritorno che abbia come meta la Hintere Flatschbergalm.

la targa della malga

Questa malga, aperta al pubblico e rinnovata nel 2007, è uno di quei luoghi che danno un senso di tranquillità e dove ci si sente sempre ben accolti. La malga ha una storia molto interessante. Nel lontano 1886 il terreno veniva venduto da un proprietario di immobili di Parcines (Val Venosta), al Convento dell’Ordine Teutonico di Lana. Come si legge nel contratto: ” l’Alpe Flatschberg nella parrocchia di St. Gertraud in Ulten, ad Annerwerck, elencato nel Catasto dell’ex tribunale di Ulten sub. N° 480 per 85 capi di bovini, 12 cavalli e 100 capi di pecore; c’è un paddock e un alpeggio chiamato Holemahd; poi ai piedi di questa alpe una contrada in boschi di larici e pini, 100 ettari”.

Sostanzialmente questo territorio è stato ceduto in toto all’Ordine Teutonico di Lana e, da allora, la gestione delle malghe – hintere (2.110mt.) e aussere (1.900mt) – viene affidata secondo un regolare “appalto”.

Dal 2006 la malga è gestita dalla famiglia Schwienbacher (un cognome assai diffuso in Val d’Ultimo), che abita nei masi sottostanti e ha una lunga esperienza sia per quanto riguarda l’attività principale della malga sia per la ristorazione. Solitamente i primi giorni di giugno (o un po’ più avanti negli anni molto freddi come il 2021), una novantina di capi che arrivano anche da piuttosto lontano si aggiungono a quelli della famiglia per passare l’estate sui pascoli. E mentre le mucche sono al pascolo, Irmgard e la figlia Marlen accolgono chi si ferma a mangiare con un sorriso, tanta cordialità e ottimi piatti!

La cucina lascia incantati e offre piatti tipici della tradizione …a km zero.  Se decidete di programmare un giro e di fermarvi alla malga, lasciatevi consigliare sui piatti preparati. I dolci sono veramente il meglio che possiate assaggiare! Se siete fortunati potete trovare lo strudel di mele, di albicocche o un dolce di papavero. I dolci con i semi di papavero in Alto Adige hanno una lunga tradizione e in Val d’Ultimo diversi sono i contadini che hanno l’autorizzazione per coltivarli. Marlen acquista i baccelli dei fiori essiccati e macina i semi in casa per avere la giusta consistenza per i suoi dolci.

Per tutta l’estate l’accoglienza avviene alla malga “alta”, mentre durante l’inverno è possibile fermarsi alla malga “bassa” solo nel fine settimana. Per gli sci alpinisti o per chi vuole slittare è meta di ristoro tanto quanto per i camminatori durante la bella stagione.

Indicazioni: si può lasciare l’auto in prossimità del piccolo parcheggio sulla strada per Fontana Bianca dove si trova il semaforo per gli autobus, oppure poco prima, si prende una stradina sulla destra con l’indicazione del parcheggio. Si sale con una piccola strada e si trova un ampio parcheggio sterrato da cui parte la mulattiera. Il percorso richiede circa un’ora, ma come sempre dipende dall’allenamento. Da provare anche durante l’autunno quando le mucche sono ormai scese dai pascoli e i colori dei boschi si tingono di giallo, ma anche con la neve d’inverno.

Le Malghe

Tra i pascoli della valle si possono trovare numerose malghe che con gli anni sono state sistemate e tante offrono ospitalità per un pasto, alcune anche per il pernottamento. Sono posizionate tra i 1.600 mt. e i 2.300 mt, alcune facilmente raggiungibili con ampie mulattiere, altre richiedono un cammino più lungo e sentieri piuttosto ripidi. Da una decina di anni, con l’arrivo della funivia le malghe del versante nord sono un po’ più affollate perché più facilmente raggiungibili.

Alcune, come la Spitzner Alm (1.856 mt.) sul versante opposto, godono di un panorama molto aperto e una spettacolare vista sulla valle, altre sono più immerse nel bosco e riparate. Tutte valgono una visita. In genere sono aperte da giugno (stagione permettendo) fino alla metà di settembre, in occasione della festa della transumanza, il ritorno dai pascoli.

Ricordate che le malghe NON sono ristoranti in città: il cibo viene preparato al momento ed è a chilometro zero quindi spesso i piatti sono pochi: quelli della tradizione. Non si paga con il bancomat (tranne in pochi casi) e se si vuole mangiare, occorre…pazientare e godersi il panorama!

In Val d’Ultimo quasi sempre si possono trovare canederli, Kaiserschmarren (una frittata dolce con mirtilli rossi), può esserci carne, formaggio, speck e strudel.

Le malghe in Alto Adige hanno origini lontane, dettate dalla ricerca di alpeggi dove le mucche (ma anche pecore e capre e cavalli) potessero mangiare preservando i prati a valle ed evitando di dover integrare il pascolo con foraggio aggiuntivo. Il latte prodotto durante l’estate in alpeggio (così come tutti i prodotti derivati), inoltre è di qualità eccelsa: la varietà delle erbe è incredibilmente maggiore in quota. Molte malghe producono solo latte che viene portato a valle, altre hanno un piccolo caseificio annesso dove il latte viene lavorato sul posto. La provincia autonoma di Bolzano favorisce la gestione compatibile dei pascoli dando premi per la gestione delle malghe e per la produzione di formaggi in loco.

L’Alto Adige conta circa 1.500 malghe di cui circa il 75% di proprietà privata, il rimanente di proprietà di consorzi, enti locali o altri tipi di enti (anche della Chiesa). L’importanza rivestita dalle malghe è indubbia: dal punto di vista naturalistico, ambientale, turistico. Per maggiori informazioni sulle malghe dell’Alto Adige: https://www.provincia.bz.it/agricoltura-foreste/bosco-legno-malghe/default.asp

E per ricordare le buone norme quando si incontrano gli animali in alpeggio, la provincia di Bolzano ha rilasciato questa brochure, scaricabile con il pulsante sottostante sui comportamenti da tenere:

Una passeggiata nel bosco

Se l’idea di raggiungere una cima vi sembra azzardata vi proponiamo una bella passeggiata nel bosco. La lunghezza è di circa 4 chilometri (solo andata) ed il dislivello in salita è di circa 200 metri. Partendo da San Nicolò bisogna raggiungere il ponte sul torrente Valsura e da lì prendere verso destra la strada sterrata che seguendo il sentiero “Ultner Hofeweg” (sentiero dei masi della Val d’Ultimo). Il percorso segue in parte strade forestali e in parte è immerso nel bosco. Lungo il sentiero diversi i punti interessanti che si incontrano. A circa metà strada si trova una casa dall’aspetto un po’ atipico per la zona: è’ Villa Hartungen (vi invitiamo a leggere il post sul turismo) e a pochi passi troverete la bellissima cascata di Klapf (o cascata Hartungen), ora monumento naturale.

L’ultima sorpresa sono i Larici millenari, antiche piante testimonianza della forza della natura vengono considerati le conifere più antiche d’Europa. Dai Larici si ritorna su una strada asfaltata e velocemente si raggiunge Santa Gertrude.

Chi volesse allungare il percorso ha l’imbarazzo della scelta come punto di partenza. Si può partire da Santa Valburga, dalla diga del lago Zoccolo, oppure  da Pracupola, dove il torrente sfocia nel lago Zoccolo, la scelta non manca mai. La passeggiata nel bosco segue il sentiero dei masi, come già accennato, è percorribile quando non c’è la neve. In caso di neve è preferibile seguire la via alta sul versante nord, più battuta soprattutto in alcuni tratti.

I quattro chilometri proposti richiedono circa un’ora e mezza di camminata.

Per i cenni sulla vita del Dottor Hartung si veda http://www.tirolerland.tv/

Per notizie ulteriori sui larici millenari: https://www.ultental-valdultimo.com/it/larici-millenari.html

Una tradizione turistica che parte da lontano

Quella che oggi è una delle valli meno conosciute e più nascoste dell’Alto Adige, un tempo era una destinazione termale tra le più famose del Tirolo.
La storia della Val d’Ultimo incrocia quella di personaggi famosi che la visitano per le sue acque salutari, o di famiglie nobili come quella dei Von Trapp (vi ricorda qualcosa il film “Tutti insieme appassionatamente”?).

Tra fine ottocento e inizi del ‘900 frequentarono la valle nomi illustri come l’imperatrice Elisabetta d’Austria (meglio nota come Sissi) e il cancelliere di ferro Otto von Bismark e moltissimi scrittori come Thomas ed Heinrich Mann o Franz Kafka e persino l’arciduca Ferdinando d’Asburgo.

La valle era una rinomata località termale: c’erano ben nove bagni e ancora oggi ne rimane il ricordo in nomi di località come i Bagni di Mezzo (Mitterbad) che si diceva fossero i più rinomati del Tirolo.

Una importante testimonianza dei personaggi passati per la valle ci viene fornita da Villa Hartungen. La casa, che prende il nome dal medico che nella seconda metà dell’800 diede forte impulso ai Bagni in valle, fu a lungo un sanatorio e vide frequentazioni illustri. Personaggi come Sigmund Freud, Thomas Mann, Cesare Lombroso, Franz Kafka frequentarono la casa.

Interessante la storia del dottor Cristoph Hartung von Hartungen. Nato a Vienna nel 1849 e morto a Terlano (BZ) nel 1917, proveniva da una famiglia originaria della Turingia che diede i natali a ben 16 generazioni di medici, tra cui un Cristoph Hartung, nonno del medico di cui stiamo parlando, che fu il primo omeopata attivo a Salisburgo e in Lombardia, dove nel 1841 curò il maresciallo Radetzky. A partire dal 1888 suo nipote omonimo dirige, nell’allora austriaca Riva del Garda, il “Sanatorium Dr. Von Hartungen”, da lui fondato che ben presto diventerà famoso in tutte le terre asburgiche. Precorrendo i tempi, il dottore curava con terapie naturopate, con la dieta, con il clima,  l’attività fisica, il tutto in totale assenza di stress e di sostanze stimolanti. Per sfuggire al caldo viene allestita una sede in mezzo ai boschi, dove calma e relax non possono mancare: il nuovo sanatorio è Villa Hartungen, in Val d’Ultimo.  Oggi è Bernardette Schwienbacher a gestire la Villa dove è possibile soggiornare e fare corsi (https://www.therapie-bz.com/it/).

Ma le fonti riportano notizie della valle in tempi ben più antichi, basti pensare che le sei chiese presenti sul territorio risalgono tutte (salvo rimaneggiamenti recenti) al basso medioevo.
Ancora oggi quando si sale da Lana prima di San Pancrazio si vede sulla sinistra quello che rimane del Castello d’Ultimo (Eschenlohe): nell’anno 1492 l’imperatore Massimiliano d’Austria diede la giurisdizione della valle ai Conti Trapp i cui discendenti fino a pochi anni fa erano proprietari del Castello di Ultimo o di Eschenlohe.

Il Maso

Parlando di passeggiate abbiamo accennato al “sentiero dei masi” (Hofeweg), ma cosa sono i masi?

Il maso è sostanzialmente un’azienda agricola autosufficiente costituita da una proprietà fondiaria, una abitazione (o più abitazioni) e, in genere, stalla e fienile. La maggior parte dei masi oggi riconosciuta  è di tipo “chiuso”. Al censimento del 2010 in Alto Adige si contavano circa 20.000 masi di cui più di 13.000 chiusi. Il maso chiuso è un istituto tipico dell’Alto Adige e più in generale di tutto il Tirolo. Consiste in una azienda a carattere agricolo e forestale-pastorale comprendente una casa di abitazione, che non si può ridurre con vendite parziali ma si deve trasmettere intera tramite un atto tra vivi o per successione a un solo erede preferito. Questo istituto preservava dalla frammentazione delle proprietà e storicamente è stato un argomento molto dibattuto. La normativa attualmente in vigore è una legge provinciale 2001. La Provincia Autonoma di Bolzano regolamenta il maso chiuso che deve essere riconosciuto da una apposita commissione e la Corte Costituzionale ha stabilito con varie sentenze che la competenza giurisdizionale della Provincia sui masi chiusi può riguardare anche norme processuali.

masi della Val d'Ultimo

L’attribuzione “maso avito” (Erbhof) onora quelle famiglie che da almeno 200 anni, e quindi per numerose generazioni, sono rimaste nel maso per via ereditaria diretta. Il maso deve essere un maso chiuso e il proprietario deve abitare nel maso e coltivarlo

I Laghi

La Val d’Ultimo è una valle storicamente ricca di risorse idriche: sono circa 40 i laghi tra quelli alpini e quelli artificiali, oltre alle sorgenti e alle fonti curative utilizzate già nei secoli scorsi.

La Val d’Ultimo ha la particolarità di avere sul suo territorio 6 laghi artificiali, con annesse 6 centrali idroelettriche. Da sola la valle fornisce l’8% dell’energia idroelettrica dell’Alto Adige. Gli impianti furono realizzati tra il 1949 e il 1969, commissionati dalla STE (Società Trentina di Elettricità) e modificarono radicalmente l’aspetto della valle. Fu in questo periodo e a questo scopo che venne costruita la parte di strada provinciale da Santa Valburga a Santa Gertrude per collegare la parte più remota della valle.

Dopo il primo decennio di lavori la gestione passò alla neonata ENEL, dopo la nazionalizzazione del settore elettrico.

Per l’invaso maggiore, quello del lago Zoccolo vennero sacrificati parecchi masi che si trovavano in questa ampia zona della valle, non senza sollevare problemi con la popolazione residente.

Solo la realizzazione della diga di questo lago richiese 9 anni. Il lago Zoccolo è il terzo invaso, per grandezza, dell’Alto Adige.

La prima diga realizzata nei primi anni ’50 fu quella di San Pancrazio e del rispettivo lago di Alborelo, la seconda quella in testata di valle la diga del lago Verde che venne realizzata portando i mezzi in quota con le teleferiche in quanto non c’era, e tuttora non c’è, una strada che arrivi fin su. Il lago Verde si trova ad una altitudine di i 2.529 metri e viene raggiunto via sentiero o, per gli addetti alla manutenzione via cabinovia della società elettrica.

Ancora oggi gli investimenti sullo sfruttamento delle acque della Val d’Ultimo sono ingenti. Al momento è accesa la querelle su un nuovo impianto di pompaggio tra il lago di Quaira e il lago Zoccolo per sfruttare i 1.000 metri di dislivello. Al vaglio il progetto fortemente contestato per motivi ambientali, tra la popolazione residente, Alperia (l’attuale gestore delle centrali di Ultimo), il Comune di Ultimo e la Provincia di Bolzano. Se tali lavori partiranno dureranno circa 5 anni e segneranno un altro forte passo avanti nell’antropizzazione della valle.

Per quanto riguarda i tantissimi piccoli laghi alpini, dal lago Lungo ai laghi di Covolo, dal lago Seefeld al Falkomai…ognuno di loro ha caratteristiche e fascino unico, l’invito è a camminare e imbattersi in questi specchi d’acqua sarà una sorpresa impagabile.

La val d’Ultimo in Autunno

Lago Zoccolo in autunno

L’autunno è un momento magico per lasciarsi affascinare dai colori e per essere rapiti da giornate di sole che non hanno nulla da invidiare a tante giornate estive. I larici si infiammano e il caldo giallo dei loro aghi si alterna al verde dei cirmoli e degli abeti creando un’alternanza di colori da togliere il fiato. Al mattino l’umidità dal terreno sale lentamente creando una nebbiolina che fa pensare di essere immersi in una atmosfera irreale.

E’ il momento in cui si trovano meno turisti, le malghe sono ormai chiuse come pure gli impianti di risalita (o per lo meno in chiusura), e anche molti alberghi si concedono il meritato riposo e la calma regna sovrana. Se la stagione è stata buona ci si può ancora imbattere in qualche fungo nel bosco o raggiungere qualche cima.

Autunno con neve in Val d'ultimo
Shusterhutte – 1

Per le passeggiate resta l’imbarazzo della scelta: meteo permettendo, tutte le cime sotto i 3.000 metri sono in genere raggiungibili. Il sentiero dei masi, il lago di Fontana Bianca, i larici millenari, la chiesa di Sant’Elena sono invece tutte passeggiate per una vacanza slow, per godere dei colori e dell’atmosfera. E’ un periodo, come del resto la primavera, dove il meteo è in grado di sorprendere: neve a quote relativamente basse, neve ad alta quota (per effetti di colore nel panorama da non perdere), oppure caldo quasi estivo o ancora piogge torrenziali. Qualsiasi sia la prospettiva meteo le cose da fare e da vedere non mancano.

La val d’Ultimo in Primavera

La primavera è la stagione più mutevole e imprevedibile per eccellenza. Abbiamo visto neve a Pasqua, giornate estive in marzo, inizi di giugno con piogge gelide…insomma se volete passare in valle durante la primavera, siate pronti a tutto!

Quando la neve inizia a scomparire però il paesaggio inizia a colorarsi e il giallo del tarassaco (nei ristoranti viene fatto un menù per la “settimana del tarassaco”) o i delicati viola dei crocus invadono lentamente i prati. Spesso in buona parte della valle si trova ancora ghiaccio, il versante meridionale, in particolare, resta tutto l’inverno in ombra e questo fa si che il risveglio della natura sia più lento. Molti dei sentieri non sono percorribili e alcuni proprietari terrieri approfittano della stagione per tagliare alberi che finiscono sulle passeggiate più a bassa quota. Negli anni in cui le nevicate sono state più abbondanti è possibile sciare fino a Pasqua, in caso contrario gli impianti iniziano prima di Pasqua il periodo di chiusura che precede l’apertura estiva. In ogni caso in genere è un periodo molto tranquillo, nonché assolutamente imprevedibile!

Primavera in Val d'Ultimo

Cosa si può fare quindi in primavera? Se la neve lo permette, sciare (discesa o fondo che sia), passeggiare sempre e comunque: uno su tutti, il sentiero dei masi, almeno sulla via alta tra Pracupola e Santa Gertrude è in genere sempre percorribile. Una passeggiata ai larici millenari, visitare le bellissime ed antiche chiese della valle, così come i musei.

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