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Cima Olmi, Ilmspitz 2.656

Le cime verso la Val di Non

Come più volte abbiamo scritto la Val d’Ultimo è tradizioni, storia, cultura ma anche splendide camminate e una montagna da godere.

In questo affollatissimo (per i canoni della valle) 2024, mi è stata mandata una foto che avevo pubblicato nelle storie Instagram chiedendomi: “voglio andare qui, quale sentiero devo prendere?”. Ed ecco che presento questa splendida cima dove vorrei però sottolineare che non si tratta di una “passeggiata” ma di una salita impegnativa e lunga, soprattutto se non allenati.

Ma ecco le indicazioni: la partenza “classica” è da San Nicolò. Si può lasciare l’auto nel nuovo parcheggio in prossimità del campo sportivo sulla strada provinciale e scendere verso il torrente in prossimità del ponte. Qui parte il sentiero n. 18 che sale verso la malga Auerberg. Si alternano tratti ripidi di sentiero ad un ultima parte che segue la mulattiera. In circa un’ora si raggiunge la malga. Si prosegue sulla lunga mulattiera fino ad una quota di 1.850 metri e poi si sale con il sentiero per un po’ meno di un’ora fino alla malga Seefeld (2.110 mt) dove il panorama si apre e dove con altri 10 minuti si raggiunge l’omonimo lago. Questo pianoro è veramente uno spettacolo e le cime del monte Stubele e della Siromba si riflettono nelle sue acque. Dal lago parte l’ultimo tratto del sentiero e serve ancora un’ora e mezza per raggiungere la cima. L’ultimo strappo, che non ha mai presentato grossi problemi, quest’anno è un po’ più insidioso perché con le lunghe piogge è franato il terreno. Richiede quindi prudenza e attenzione, soprattutto in discesa. La salita richiede quindi in tutto dalle 3 alle 4 ore di cammino, dipende sempre dal ritmo che si tiene ma ricordiamo che si tratta di 1.400 metri di dislivello. Volendo si può effettuare la discesa seguendo il sentiero n. 19 che attraverso il passo Termen de Val e la Einertal conduce a Pracupola. La prima parte della discesa presenta qualche difficoltà (è un sentiero segnato come alpinistico, molte le rocce e scende ripido), poi si estende in lunghezza sulla mulattiera della Einertal. Tra andata e ritorno sono circa 14 chilometri. La discesa sul sentiero 19 risulta più lunga e con un dislivello negativo maggiore. Tornando per il n.18 si può fare sosta alla malga Auerberg aperta al pubblico. La malga Seefeld è invece solo di appoggio per i pascoli ma non fa ristorazione.

Andando per malghe

Parte seconda

La malga per i ciclisti: la Kirchbergalm (mt. 1890) si presta molto come posizione ad essere raggiunta dai ciclisti. E’ una malga con posto per mangiare sia all’interno che all’esterno, una buona cucina e giovani che la portano avanti. La mulattiera che la raggiunge parte da Santa Gertrude.

Come raggiungerla: dal centro visite Lahnersage a Santa Gertrude seguire le indicazioni per la malga Kirchberg (segnavia n. 108). Il percorso è di poco meno di 5 chilometri per un totale di 500 metri dislivello. Volendo procedere poi a piedi si arriva al passo Rabbi che fa scollinare verso il Rifugio Lago Corvo.

La malga con il bowling: in Val d’Ultimo non ci si fa proprio mancare nulla. Ebbene, a 2.051 metri c’è la Innere Falkomai, la malga con il bowling. Una bella malga in una valle aperta, con davvero tante possibilità di passeggiate attorno.

Come raggiungerla: Dal parcheggio da cui si può raggiungere la chiesa di Sant’Elena (vd. articolo), si sale con la mulattiera in direzione della malga Mariolberg. Si prosegue con il sentiero n. 3A fino alla Innere Falkomai. Il percorso è di 5,5 cjilometri per 550 metri di dislivello. Se restate in zona vale la pena salire al lago omonimo (Falkomai see a 2.170 mt.) e scendere poi dalla malga Aussere Falkomai.

La malga che non c’è su koomot: per chi vuole cimentarsi in una salita da “allenamento” e ama la solitudine, c’è una malga privata (NON si mangia) a cui si arriva con un sentiero molto ripido che alterna bosco ad una vegetazione rigogliosa, betulle e conifere. E’ la Pichl alm (Bichl sui cartelli) a 1.970 metri. Bellissimo e impegnativo sentiero che può essere poi continuato per raggiungere la più nota Auerbergalm.

Come raggiungerla: parcheggiare l’auto tra San Nicolò e Santa Gertrude in corrispondenza della fermata “Falschauern” dell’autobus si sale fino all’inizio della forestale per la valle di Clapa. Seguire il sentiero16 e poi il 17. Dislivello di 650 metri in 3,4 chilometri. Arrivati alla malga si può proseguire seguendo le indicazioni per la Auerbergalm raggiungibile in circa un’ora e venti e chiudere poi il percorso circolarmente.

La malga con più formaggi: se vi piace il formaggio provate la scelta della Marschnell Alm. Più di una ventina i formaggi prodotti, poche mucche al pascolo ma molto produttive ed Evelyn che con entusiasmo ed un sorriso vi accoglierà. E’ sempre lei ad occuparsi del caseificio della malga.

Come raggiungerla: la malga si trova all’incrocio tra diversi sentieri ma la si trova sulla strada per raggiungere la cima Peilstein (Sasso). Sentiero n. 10 dai masi Sirmian.

La Val d’Ultimo e l’acqua

Non si può parlare della valle senza parlare di acqua. Il rapporto che le lega è davvero molto stretto. Storicamente è sempre stata una valle estremamente ricca di acqua, tanto che ancora oggi sono visibili i resti di un acquedotto che portava l’acqua alla confinante Val Venosta meno fortunata dal punto di vista idrico. E fu questa ricchezza, unita alla conformazione della valle, che indussero i governanti e le autorità per l’energia a farla diventare nel secolo scorso “la valle dell’energia”. Le sei centrali idroelettriche della valle producono l’8% dell’intera produzione altoatesina.

Ma la ricchezza d’acqua, in questo piovoso 2024, ancora più visibile, è evidenziata anche dai numerosi mulini ad acqua che costellavano la valle, parecchi ancora visibili. Se per curiosità si volesse vedere il loro funzionamento, tutti i martedì d’estate (cercare gli eventi all’ente turismo) il mulino sulla strada forestale che parte dalla diga del lago Zoccolo e costeggia il lago, viene messo in funzione a scopo dimostrativo.

Sopra l’abitato di Pracupola ci sono mulini storici restaurati nel 1997, a San Pancrazio c’è il sentiero dei mulini, ma se farete attenzione lungo i sentieri in valle ne troverete parecchi. Uno che spesso non si nota potete vederlo nel chilometro di strada che si fa per arrivare ai larici millenari, a metà percorso sulla destra. Molto spesso non ci si fa caso ma sono disseminati lungo i corsi d’acqua, a testimonianza del lavoro importante che svolgevano per l’alimentazione delle famiglie. Si coltivava, si macinava (un mulino serviva più famiglie) e ci si faceva il pane.

Altra testimonianza dell’utilizzo dell’abbondante acqua è la segheria veneziana, segheria funzionante ad acqua che può essere vista in funzione a Santa Gertrude al centro visite del Parco dello Stelvio, anche in questo caso durante l’estate (consultare gli eventi all’Ente turismo).

Infine, ma non meno importante, segnaliamo la ricchezza di sorgenti presenti in valle. Abbiamo già parlato dei bagni termali della valle, e di come già nell’ottocento ci fosse una grande richiesta per i bagni della Val d’Ultimo. Le fonti ad oggi, riconosciute e certificate sono quattro ciascuna con le sue peculiarità.

Il modo migliore per vedere i numerosi corsi d’acqua dai più piccoli al maggiore che è il Valsura che attraversa la valle, così come i numerosi laghi alpini ed artificiali, le fonti e le oasi create attorno a queste ultime, è camminare, camminare e camminare che è anche il modo migliore per conoscere!

Centro visite del parco dello Stelvio

Nell’ultimo paese alla fine della valle, Santa Gertrude, ad una altitudine di circa 1.500 metri troviamo il centro visite del Parco dello Stelvio (Lahnersäge).  Forse non tutti sanno, infatti, che la parte più estrema della Val d’Ultimo rientra nel Parco Nazionale dello Stelvio che si sviluppa attorno al Gruppo dell’Ortles Cevedale e che vede le sue origini nel lontano 1935. Il parco comprende 23 comuni, di cui 10 in Alto Adige: solo l’Alto Adige ha cinque centri visitatori, ognuno dei quali incentrato su un diverso tema. Il centro visite Lahnersäge è incentrato sul tema del bosco e delle sue funzioni vitali. I temi toccano l’interazione con l’uomo e con la fauna e il ciclo vitale del legno. Per questo è di grande importanza anche la segheria veneziana, vecchia di 200 anni restaurata e messa in funzione a scopo dimostrativo una volta alla settimana.  Presso il centro, i visitatori hanno la possibilità di camminare attraverso gli habitat virtuali del Parco Nazionale dello Stelvio e scoprire le singolari caratteristiche di questo immenso parco naturale. Oltre all’esposizione permanente si avvicendano esposizioni temporanee come Fiori, Piante e vita (2023/2024).

Nel parco si possono avvistare parecchie specie di animali come cervi, marmotte, rapaci, camosci, anche se riuscire a vedere tutte le oltre 260 specie (senza contare gli invertebrati) che vivono nel parco risulterà molto difficile!

Nel Parco dello Stelvio, che coinvolge anche alta Lombardia e Trentino, vivono circa 64.000 abitanti residenti. Tante le piccole aziende agricole che convivono con le regole del parco, rispettando i cicli della natura, i pascoli si rivelano una fonte preziosa per l’uomo ma hanno anche un valore inestimabile per la conservazione della diversità del paesaggio e dell’ambiente, e non da ultimo per la cura del paesaggio e la sicurezza. La convivenza dell’uomo con la fauna e la flora che circondano l’Ortles può funzionare solo se la popolazione, spesso attiva nell’agricoltura, nell’allevamento e nel turismo, rispetta ed elabora insieme le regole e vi si attiene.

Il centro rappresenta una tappa immancabile per chi ama la natura, per chi vuole conoscere gli sforzi della gestione per la conservazione di questo incredibile patrimonio naturale e piacerà soprattutto ai bambini. Il centro inoltre organizza escursioni guidate sia d’estate che d’inverno, alla scoperta di animali e natura.

Per visitare il centro consultare: https://www.parconazionale-stelvio.it/it/esperienze/centri-visitatori-del-parco-nazionale/lahnersaege.html

Per maggiori informazioni sul Parco Nazionale dello Stelvio, flora, fauna, progetti e sulle sue attività: https://www.parconazionale-stelvio.it/it/il-parco-nazionale.html

Tre passeggiate da fare in tranquillità: Sant’Elena, i larici millenari, il giro del lago di Fontana Bianca

Se siete in Val d’Ultimo per qualche giorno e volete prendere le giornate con tutta calma, ecco tre proposte per passeggiate “light” che vi faranno conoscere un po’ meglio la valle. Per tutti e per tutto l’anno.

La chiesa di Sant’Elena (1.550 mt): questa piccola chiesa collocata ad una altitudine di poco più di 1.500 metri è un piccolo gioiello assolutamente da vedere (La chiesa di Sant’Elena). La chiesa si trova nel comune di San Pancrazio ed è raggiungibile sia da San Pancrazio che da Santa Valburga. Dal parcheggio (vedi indicazioni sotto) si prende una strada sterrata che in un chilometro e quattrocento permette di raggiungere la chiesa. Una passeggiata su una strada sterrata che nell’ultima parte, leggermente in salita, è costeggiata da una Via Crucis. In circa mezz’ora con calma si raggiunge la meta. La tranquillità del posto è impagabile e potrete godere di una bella vista sul Mariolberg (la zona in cui si trova). Quattro gli edifici nei dintorni della chiesa, uno dei quali è un ristorante che da decenni propone una ottima cucina locale: Helener Pichl (laimermichaelll@gmail.com ).

  • Come arrivare, da Santa Valburga: salire alla chiesa di Santa Valburga e continuare sulla strada della chiesa per circa 7 km. Troverete una piccola strada con l’indicazione Sant’Elena sulla sinistra. Un ultimo chilometro (un po’ stretto), e al termine un parcheggio dove si può lasciare l’auto. Dal parcheggio proseguono due strade sterrate: quella sulla destra conduce a Sant’Elena
  • Come arrivare, da San Pancrazio: dalla strada provinciale a metà del paese si trova l’indicazione sulla destra per Sant’Elena. Imboccata la stradina in salita, dopo nove chilometri ci si troverà il bivio per Sant’Elena, questa volta sulla destra, per concludere con un chilometro di ulteriore salita fino al parcheggio.

I larici millenari (1.430 mt): i larici sono un monumento naturale della valle. A pochi passi dal Centro visite del Parco Nazionale dello Stelvio (Lahnersäge) si trovano questi tre larici millenari, che vengono considerati tra le conifere più antiche d’Europa. Nonostante i fulmini e il passare del tempo li abbiano messi a dura prova, sono una testimonianza della resilienza della natura. Ad ogni autunno, continuano a scandire il tempo colorandosi di rosso, per tornare a germogliare l’anno successivo. Il larice più alto misura 36,5 metri e quello più grande ha una circonferenza di più di 8 metri. Una passeggiata ai larici merita sicuramente, inoltre, appena oltre i larici, seguendo per pochi metri il sentiero dei masi in direzione San Nicolò si ha una bellissima vista sulla valle. Diversi i punti di ristoro: Gasthaus Lärchengarten (proprio sotto i larici), Hofschank bei den Urlärchen (circa a metà del percorso a piedi), ristorante Edelweiss, in prossimità del parcheggio (non lasciatevi ingannare dall’aspetto un po’ retrò: offrono un’ottima cucina locale).

Vedi anche Una passeggiata nel bosco e Il sentiero dei masi

Come arrivare: parcheggiare in prossimità del Lahnersäge a Santa Gertrude e prendere il sentiero, inizialmente in piano seguendo il torrente, verso i larici (segnalati dai cartelli). Continuare per circa un chilometro su una piccola strada asfaltata. Dal parcheggio la passeggiata è di meno di un chilometro e mezzo (come la precedente) in leggera salita.

Il giro del lago di Fontana Bianca (1.900 mt): per l’ultima passeggiata ci spostiamo un po’ più in alto. Siamo al limitare della strada, a 1.900 mt di altitudine presso il lago artificiale di Fontana Bianca. A meno di nevicate molto abbondanti, il lago è raggiungibile tutto il tempo dell’anno e allo stesso modo la passeggiata è possibile sicuramente almeno tre stagioni su quattro. Il giro del lago è una passeggiata in piano, fattibile anche con passeggini (non con la neve!), di circa 2.3 km, adatta a tutti. Anche a Fontana Bianca si potrà trovare ristoro al ristorante Weissbrunn Bergrestaurant (meglio informarsi prima per le aperture).

Come arrivare: dopo l’ultimo abitato della valle, Santa Gertrude, prima di arrivare alla chiesa si trova il bivio sulla destra per il lago di Fontana Bianca in prossimità del cartello di ingresso nel Parco Nazionale dello Stelvio. Arrivati al lago (dopo circa 7 km), si trova un ampio parcheggio. Ricordiamo che da maggio ad ottobre è attiva la linea bus  243, Santa Gertrude- Fontana Bianca. La strada è stretta e in alcune giornate risulta molto problematica la viabilità, il piccolo autobus è un’ottima alternativa ed è sempre estremamente puntuale. Per gli orari consulta: https://www.suedtirolmobil.info/it/il-mio-viaggio/orari

La chiesa di Sant’Elena

La piccola e bellissima chiesa di Sant’Elena viene menzionata in vecchi documenti già nel 1278. Nel 1563 la chiesa è ricostruita in stile tardogotico. Seguono ampliamenti nel 1677 e nel 1730: la navata è ampliata e completata da una volta a lunette con nervature in stucco e vengono costruite la sagrestia e la cantoria. Di poco precedente è il campanile (1723/24), eretto da maestri carpentieri dell’Alto Adige. Risale alla fine del ‘700 anche l’organo. L’altare maggiore è neoromanico, nella nicchia troviamo Sant’Elena con la trinità e, ai lati, le statue di Sant’Aloisio (San Luigi Gonzaga) e San Giuseppe. L’altare laterale è seicentesco e accoglie il rilievo di Maria con il bambino. Le panche sono neogotiche, costruite nel 1894. La chiesa ebbe il suo curato dal 1700 fino al 1979. Negli anni ’80 e ’90 vennero fatti diversi interventi di restauro: dal tetto del campanile alla facciata, dall’orologio al pavimento della chiesa. Sulla facciata troviamo una piccola statua di San Giacomo in una nicchia: il Santo è raffigurato anche in quadro all’interno della chiesa.

La chiesa è quasi sempre aperta, essendo affidata la sua apertura al maso a fianco. L’insieme armonico di questo edificio, il luogo, fanno di questo ambiente un posto raccolto, un piccolo rifugio di tranquillità per buona parte dell’anno. La festa di Sant’Elena viene celebrata con una messa il 18 agosto. La strada per raggiungere la chiesa è segnata da una Via Crucis che porta al crocifisso posto dinnanzi alla chiesa.

Come raggiungerla: da San Pancrazio a circa metà del paese si trovano sulla destra le indicazioni per Sant’Elena. Si segue la piccola strada per circa 9 km fino a quando si trova un bivio sulla destra. Un altro chilometro in auto e si arriva al parcheggio. Da qui partono due strade sterrate. Prendendo, a piedi, quella di destra, dopo poco più di un chilometro, con una passeggiata di circa mezz’ora, si raggiungerà la chiesetta. Da Santa Valburga si sale alla chiesa e si tiene la strada della chiesa per circa 7 chilometri fino al bivio sulla sinistra.

Informazioni tratte da “I luoghi dell’arte: Alto Adige. Val Venosta, Val d’Ultimo, Val Passiria”. 1996. Provincia autonoma, Assessorato alla pubblica istruzione e cultura in lingua italiana-CLAB, Bolzano.

Tre segni distintivi per riconoscere la Val d’Ultimo

Se siete stati in valle, avete passeggiato o camminato, vi sarete sicuramente imbattuti in muretti a secco, tetti con le scandole e steccati dalla struttura ben definita. In una valle dove ancora le tradizioni sono per fortuna molto forti, queste particolarità balzano agli occhi come segno distintivo del panorama.

Intendiamoci, non stiamo parlando di cose che esistano solo qui, ma solo del fatto che queste tre cose insieme, finché le tradizioni vengono portate avanti, offrono una atmosfera tutta particolare. Per questo motivo sia in Trentino che in Alto Adige vengono dati contributi per mantenere e ripristinare questi tre elementi per la valorizzazione del quadro paesaggistico tradizionale.

Le scandole sui tetti: “in una regione ricca di boschi come l’Alto Adige le scandole erano il materiale di copertura usuale fino al XX secolo, anche in città come Bressanone, Vipiteno e Brunico. Si aveva una grande disponibilità di legno e con una corretta manutenzione una copertura in scandole poteva superare il secolo di durata. La cosa importante è utilizzare scandole di larice spaccate a mano e posate in triplo strato senza impermeabilizzazione del tetto, che ne permette quindi l’asciugatura in ogni sua parte”*. In val d’Ultimo si trovano soprattutto quelle più lunghe (Legschindel, 80 cm) utilizzate per tetti meno ripidi, a posa libera e quindi appesantite con un sistema di correnti rotondi in legno e pietre. Le scandole prendono con gli anni quel classico colore argentato e dopo una quaratina di anni vengono voltate per proseguire nel loro impiego, almeno per altrettanto tempo. Alla fine della loro carriera non ci sono problemi di smaltimento!

Gli steccati si possono vedere in molti punti anche sulla strada provinciale dove vengono ripristinati e sistemati quando le intemperie li mettono a prova. Hanno la particolarità di avere le assi poste obliquamente ai pali di sostegno, e di avere dei rami intrecciati per tenere insieme i vari elementi, anche se spesso sono più un elemento decorativo che funzionale.

I muretti a secco parlano di vecchi tracciati dei sentieri e servono per arginare, per rinsaldare i fianchi della montagna o per delimitare confini, per aiutare le coltivazioni. La loro è una tecnica costruttiva così diffusa da essere entrata nel 2018 nel patrimonio immateriale dell’Unesco, in Italia come in altri 7 stati europei. Qui se ne possono trovare lungo il sentiero dei masi, dove troviamo anche una incisione che riporta la data 1831, ma anche a quote più alte. Il modo migliore per vederli è…camminare!

* Estratto da https://home.provincia.bz.it/it/temi#kunst_und_kultur___arte_e_cultura

Passeggiata attorno al lago Zoccolo

Un giro a portata di tutti in tutte le stagioni

Se siete appena arrivati in Val d’Ultimo o avete in programma di passarci qualche giorno, c’è una passeggiata che potete sempre fare: in tutte le stagioni, a tutte le età, a piedi, con il passeggino, con il cane o in bicicletta. E’ la passeggiata attorno al lago Zoccolo.

Come abbiamo già visto, il lago Zoccolo, che si trova a 1.140 metri s.l.m, è l’invaso più grande della Val d’Ultimo e ne è diventato sempre più il fulcro, avendo a valle il paese più popoloso della Val d’Ultimo, Santa Valburga, e, a monte, la stazione della funivia con un ampio parcheggio disponibile.

Appena superata Santa Valburga si trova comodo il parcheggio in prossimità della diga. Lo sbarramento, lungo poco più di 500 metri è percorribile a piedi e dopo averlo percorso ci si trova sulla destra la strada forestale. Questa è lunga circa 3.7 km, è completamente in piano ed è fiancheggiata da un ripido bosco di larici e abeti. Numerosi i punti di sosta su tutto il tragitto. Panchine, tavoli, sculture artistiche, cartelli con le indicazioni di erbe e una vasca per il percorso Kneipp.

La strada è piacevole in tutte le stagioni ed è tranquillamente percorribile anche da passeggini e carrozzelle (tranne nel caso di troppa neve). A circa metà della strada forestale si trova un antico mulino ad acqua che durante l’estate viene messo in funzione una volta alla settimana (informazioni presso l’ente turismo).

Continuando, superata una sbarra, ci si trova sulla destra il ponte sul torrente Valsura: è necessario prendere il ponte per intraprendere la via del ritorno. Dopo il ponte si gira a destra e superato il maneggio si arriva alla provinciale. Il sentiero è segnato come SEEWEG (sentiero del lago).

Volendo è possibile ritornare con il bus. La fermata si trova di fronte alla stazione della funivia in località Pracupola oppure di fronte al ristorante Kuppelwies. Se si intraprende il ritorno, l’anello si chiude con una strada ciclabile che costeggia la provinciale per tornare alla diga.

L’intero percorso è di circa 10 km.

Il sentiero dei masi

Ultner höfeweg

Cartelli di indicazione per la via dei masi, o sentiero dei masi

Il sentiero dei masi è un percorso escursionistico che, come nient’altro nella valle, può far immergere nella storia e nelle tradizioni del luogo. Si tratta di un percorso ad anello, che richiede dalle 4 alle 6 ore di camminata, a seconda del livello di allenamento, ma che gli atleti superallenati che partecipano all’Höfelauf (la corsa dei masi) percorrono in poco più di un’ora! Nell’edizione del 2022 il primo classificato ha segnato un tempo di 1 ora e 10 minuti!

Ma torniamo sui nostri passi e…alla nostra velocità! La bellezza del sentiero dei masi sta nel fatto che è facilmente percorribile da chiunque ami camminare: si può fare a tappe e alcuni tratti possono essere percorsi tutto il tempo dell’anno. Per chi fosse nuovo della valle, il suggerimento è quello di percorrerlo con calma, a più riprese per godere del panorama e ammirare i masi che, come suggerisce il nome del sentiero, si trovano lungo la via. Masi vecchi, in alcuni casi antichi, costruiti in pietra o mattoni e legno, con i classici tetti coperti dalle scandole in larice, tutti con una storia da raccontare. La via dei masi segue uno dei vecchi sentieri che si faceva in valle prima dell’arrivo delle strade: una pietra riporta una incisione con la data 1831.

Il percorso parte da Pracupola e arriva a Santa Gertrude e si percorre in genere in salita all’andata, stando alla destra della provinciale, e in discesa al ritorno sulla parte più ombrosa della valle e più immersa nel bosco.  La parte in salita è quella dove si trovano più masi, è la parte che più è esposta ai raggi solari e quindi la più abitata. Il ritorno permette di passare a fianco dei larici millenari e alla cascata di Clapa, nonché a Villa Hartung.

Il tratto sul lato destro che va da San Nicolò a Santa Gertrude è stato riaperto solo nella primavera del 2023 perché è stata la zona della valle più colpita dalla tempesta Vaia del 2018.

La violenza della tempesta ha abbattuto talmente tanti alberi da rendere a lungo inagibile buona parte del sentiero, creando un danno ecologico ed economico notevole. Il lavoro e le opere effettuate in cinque anni sono stati notevoli: non solo il ripristino del sentiero con la messa in sicurezza dei masi, ma anche la creazione di “valli” che proteggano i masi sottostanti da future valanghe e cadute. La vegetazione ancora fatica a crescere e il panorama è mutato in maniera sensibile rispetto a come era prima di Vaia. Quando si cammina sui sentieri di montagna, che siano in quota o più bassi bisognerebbe sempre ricordare che lo sforzo di chi ci abita e di chi ci lavora è costante, con qualsiasi condizione metereologica. Essere stati in Val d’Ultimo (così come in tanti altri posti in Trentino e in Alto Adige) durante la tempesta fa capire come amare la montagna sia qualcosa che coinvolge a 360 gradi, con pioggia, neve, gelo, sole o vento, e fa capire anche quanto l’ambiente sia vulnerabile quando accadono eventi così estremi.

Percorso, altitudine e tempi

  • Pracupola (1145 m) – S. Nicolò (1262 m): 3,5 km. circa – tempo con passo tranquillo 1.00 ora
  • San Nicolò – Santa Gertrude (1395 m): 5 km, circa – 1 ora e 40
  • Pracupola – S. Gertrude – Pracupola: 17.626 m – 5 ore e 30

Note: se si volesse fare solo un tratto ricordiamo che da qualsiasi punto si decida di scendere sulla provinciale si troverà vicino ad una fermata degli autobus che passano di frequente.

Si ricorda anche che, volendo, il sentiero parte già da San Pancrazio con il nome di Ultner Talweg (sentiero della valle). Per i camminatori molto allenati si tratta di più di 9 chilometri con circa 600 metri di dislivello (il sentiero è un continuo saliscendi) per arrivare a Santa Valburga in circa 3 ore. Si può quindi proseguire verso Pracupola dove il Talweg finiscce nel sentiero dei masi.

Per quanto riguarda i bambini il percorso è consigliato anche ai piccoli, quello che si sconsiglia è invece il passeggino.

Ultimo suggerimento: bellissimo in autunno!

I Bagni di Mezzo

 La Val d’Ultimo, come abbiamo già più volte scritto, è una valle ricca di acqua e vanta ben 4 delle 37 sorgenti riconosciute (con Deliberazione del 31.07.2018 n.752) dalla Provincia di Bolzano. Due si trovano nel comune di Ultimo: una è la sorgente di Oltreacqua o Sopracqua, di cui abbiamo già parlato, la seconda è la sorgente dei Bagnetti (Innerbad). Di quest’ultima si parla già nel 1697 come bagni per le persone meno abbienti. La frequentazione di questi bagni è testimoniata fino al 1914. Nel 2011 è stata creata una Oasi della quiete come quella fatta per le altre tre sorgenti. Per raggiungerla: sulla Strada Provinciale della Val d’Ultimo tra S. Pancrazio e S. Valburga si svolta in direzione Proves. Dopo pochi metri si segue una piccola strada a destra, passato il Rio Valsura, a sinistra si trova l’Oasi della quiete.

Le altre due si trovano nel comune di San Pancrazio. La prima è Bagno Lad (Bad Lad). Già conosciuta nel 1300, aveva dei bagni curativi annessi famosi fino alle guerre mondiali. Bagni che vennero demoliti nel 1948. Nel 2010 è stata creata una “oasi della quiete” dove si trova una fontanella che convoglia l’acqua della sorgente. Per raggiungerla basta seguire il sentiero Ultner Talweg che collega S. Pancrazio con S. Valburga. Dal centro del paese di S. Pancrazio sono circa 30 minuti.

Ma arriviamo finalmente ai famosi Bagni di Mezzo (Mitterbad). Famosi perchè rispetto agli altri bagni in valle ebbero frequentazioni illustri. I Bagni di Mezzo vengono menzionati per la prima volta nel 1418 con la denominazione “Walcherguet in Vlten in mitern Pad“ (podere di Walcher in Val d’ultimo nel Bagno di Mezzo). Agli inizi del 1800 erano considerati uno dei bagni più frequentati nell’area tedesca. Molti personaggi conosciuti facevano visita ai Bagni, come ad esempio Otto von Bismarck, l’imperatrice Elisabetta d’Austria (la famosa Sissi), i fratelli Heinrich e Thomas Mann ed il pittore Franz von Defregger. I Bagni furono gestiti fino al 1971.

Cartolina d'epoca dei bagni di Mezzo

Purtroppo questo sito storico versa oggi in condizioni pessime. Decenni di abbandono fanno solo lontanamente intuire la vita che animava questi famosi bagni termali che si trovano immersi in un magnifico bosco con faggi e abeti secolari. Sic transit…possiamo dire che non gli è toccata la sorte fortunata dei Bagni di Sopracqua e il fatto che il terreno sia di proprietà privata, suddiviso tra molteplici eredi non prevede per questo luogo un futuro più roseo.

I Bagni di Mezzo allo stato attuale

Sembra ironico che sia stato candidato nel 2022 dal FAI per i luoghi del cuore e abbia avuto…2 voti!

Annessa ai bagni sorgeva una piccola cappella intitolata ai santi Cosma e Damiano, i santi medici. In origine già nel XVII sec. ci sono testimonianze di una piccola cappella, ma i resti che si possono vedere oggi risalgono al 1840. La cappella presenta un piccolo campanile a vela con una campana del 1636 e tutto l’insieme versa oggi, purtroppo nello stesso stato di abbandono della struttura termale.

Per raggiungere il sito: verso la fine del paese di S.Pancrazio si trovano le indicazioni prima della galleria sulla sinistra. Si percorre una stradina che oltrepassa la diga di Alborelo e che in un paio di chilometri permette di arrivare al sito. A piedi: da S.Pancrazio si prende il sentiero n. 28B. Da qui si può proseguire per la cima del Monte Luco.

Fonti e articoli per approfondire:

https://www.suedtirolerland.it/it/alto-adige/val-d-ultimo-alta-val-di-non/san-pancrazio/bagni-di-mezzo-bad-lad/

https://ambiente.provincia.bz.it/acqua/sorgenti-minerali.asp?news_action=4&news_article_id=547331

https://www.tangram.it/it/acque-termali-della-val-dultimo/

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