Autore: In Val d'Ultimo Pagina 3 di 5

Falegname per passione

C’è stato un tempo in cui i giovani cercavano di allontanarsi dalle valli: vita dura, poche opportunità spingevano a spostarsi verso le città. Negli ultimi decenni le tendenze stanno lentamente cambiando. I mezzi di spostamento, il turismo, la consapevolezza di poter valorizzare un territorio che è sicuramente difficile ma altrettanto gratificante: tutto questo spinge tanti giovani a rimanere oppure a tornare dopo esperienze in altri luoghi.

Michael Schwienbacher nel suo laboratorio

Michael Schwienbacher è tra i giovani che non hanno mai preso in considerazione l’idea di spostarsi. I genitori hanno un maso con terra e animali a 1.700 metri, ma soprattutto gestiscono le malghe Flatchberg, di cui già abbiamo parlato. Il lavoro è da sempre nel loro DNA: orari pesanti, terreni impervi, clima difficile (in questo 2023 si è vista la neve a fine aprile) ed un sorriso per accogliere chi si presenta alla malga. Intendiamoci non un sorriso forzato, un sorriso di vera accoglienza, di qualcuno che ama il suo lavoro, di un cuore aperto al prossimo che ti fa tornare a trovarli ancora ed ancora. A tutto questo si aggiunga che la lavorazione del legno nelle valli da sempre fa parte della cultura locale e che la figura del falegname è necessaria più che altrove.

In questo contesto è cresciuto Michael, un giovane di 28 anni con una formazione incentrata sulla lavorazione del ferro, che ora, per passione, lavora il legno con un entusiasmo che gli fa illuminare gli occhi quando parla dei suoi oggetti.

oggetti in legno

Ciascun oggetto nasce quasi per caso, guardando un pezzo di legno trovato. A seconda dell’essenza nascono oggetti diversi, ogni legno ha infatti una sua caratteristica: più duro il cirmolo, più facile da lavorare il tiglio, profumatissimo il larice, venato quasi come fosse ulivo, il legno di acacia. Tra una scalpellata e una lavorazione al tornio prendono vita ciotole, vasi, lampade e qualsiasi cosa venga suggerita dal materiale e dalla sua forma. Nel laboratorio aleggia un profumo di resina che sembra di fare aromaterapia, e come se non bastasse, guardare fuori dalla finestra completa il percorso sensoriale. Tenere in mano questi oggetti fa sentire l’amore per il materiale, la passione e la creatività di chi li ha creati.

Se volete vedere e acquistare questi oggetti potete trovarli ai mercati dell’artigianato dell’Alto Adige, in particolare ad un circuito di mercati itineranti del “fai da te” chiamato appunto Selber Gmocht, oppure contattarlo direttamente.

Michael Schwienbacher – flatschrwooddesign@gmail.com

Lo trovate anche su Instagram: @flatschrwooddesign

Tempo di sci: fondo

Per chi ama lo sport e la tranquillità lo sci di fondo in Val d’Ultimo è una soluzione fantastica! Che si tratti di classico o pattinato, questo bellissimo e completo sport, praticato in Val d’Ultimo assume un valore speciale. Il percorso si snoda in un paesaggio da fiaba: tra boschi e pascoli innevati costeggiando il torrente Valsura. La pista ha una lunghezza che varia in funzione delle neve presente: in genere è tra i 12 e i 20 km circa. La partenza è dal fondo del lago Zoccolo, in prossimità della stazione della cabinovia. Quando il tracciato è più limitato, come in questo inverno 2022/2023 o in altri inverni del passato, si può partire in prossimità del Familyhotel St.Nikolaus e arrivare fino a Santa Gertrude.

Il costo del biglietto (sempre per l’inverno 2022/2023) è di 4 euro, un costo accessibile a tutti per una pista tenuta sempre in buone condizioni.

NOVITA’ 2024/2025: è stato inaugurato a Pracupola (Kuppelwies) dietro al pattinaggio un percorso (innevato anche artificialmente) per il biathlon, un circuito disponibile anche per chi volesse solo fare fondo.

Per chi volesse avvicinarsi a questo sport invernale ricordiamo un servizio interessante al seguente link https://www.trekking.it/i-nostri-consigli/sci-fondo-consigli-preparazione/. Presso la stazione a valle della cabinovia è possibile noleggiare gli sci e pagare il giornaliero.

Informazioni ulteriori al sito dell’ufficio turistico della Val d’Ultimo

Tempo di sci: discesa

La Val d’Ultimo offre un piccolo paradiso per gli amanti dello sci da discesa: il comprensorio sciistico Schwemmalm. Oggi vanta circa 25 km di piste. La stazione a valle della cabinovia che porta ai 2.100 metri del comprensorio offre un ampio parcheggio, un servizio noleggio sci, un parco sci per i più piccoli ed un bar dove sono disponibili anche prodotti dell’artigianato locale.

Sciare o passeggiare sotto la cima del monte Muta (il Mutegg da cui il nome della seggiovia quadrupla che parte vicino all’arrivo della funivia) è un’esperienza: la vista nelle giornate limpide è impagabile, così come trovarsi sopra le nuvole quando a valle il cielo risulta coperto. Le ore di sole si possono sfruttare dall’alba al tramonto: nell’ inverno 2022-2023 la cabinovia ha inaugurato numerose aperture alle 7 del mattino permettendo di godere dello spettacolo dell’alba sulle cime.

Queste piste hanno conosciuto fama anche perché qui è nato l’amore per lo sci di Dominik Paris e qui con la sua tenacia e la sua grinta ha iniziato i suoi primi allenamenti per arrivare ad essere il campione che è oggi. Ma vediamo un po’ di ripercorrere la storia del comprensorio. Nato alla fine degli anni ’70 (la seggiovia di Breiteben che da 1.505 porta a 1.905 vede la luce nel 1977), già negli anni ’80 inizia a richiamare un discreto pubblico. I più temerari ricorderanno al posto dell’attuale seggiovia Schwemmalm (che porta da 1.800 mt circa a 2.100) un terribile skilift ad àncora che metteva alla prova nella scelta del compagno ideale con cui salire! Solo alla fine degli anni novanta venne sostituito da una moderna seggiovia a 4 posti che eliminava tutti i problemi di cadute ed imbarazzi. Nel frattempo però già si allungavano le piste con la seggiovia a tre posti Asmol che permetteva di raggiungere i 2.500 mt. portando il dislivello totale percorribile a 1.000mt. Bisognerà aspettare il 2008 per sfruttare la parte più panoramica e soleggiata delle comprensorio: la seggiovia Mutteg con le sue cupole di protezione, amplia le piste permettendo di arrivare ai 25 km. circa attuali.

Praticamente in contemporanea si vede l’inaugurazione della cabinovia ad 8 posti che permette di salire al comprensorio dalla località di Pracupola: circa 1.000 metri di dislivello in 8 minuti. La cabinovia segna sicuramente una svolta per lo Schwemmalm: eliminato il tratto stradale che prima era obbligato, permette un facile accesso, tempi di percorrenza molto più rapidi, un facile parcheggio ed invoglia molto di più anche i non sciatori a salire in quota.

Novità della stagione 2024/2025: una nuovissima e performante seggiovia in sostituzione della Schwemmalm e della seggiovia tripla Asmol e piste ridisegnate con la nuova Schwemmereg!

Questa in breve la storia dello sci da discesa in Val d’Ultimo, ma per gli amanti delle curiosità, e per i meno giovani che forse li ricorderanno, possiamo dire che in valle si trovavano nei primi anni ’80 due skilift. Uno si trovava tra San Nicolò e Santa Gertrude, salendo, alla destra della provinciale, e uno, più longevo, in prossimità del familyhotel San Nikolaus e della breve galleria prima di San Nicolò, salendo sulla sinistra. Quest’ultimo venne poi sostituito anni dopo con due moderni tapis roulant e permetteva di prendere lezioni e sciare anche senza salire in quota. A carnevale venivano anche fatte bellissime feste sulla neve con gare in costume per grandi e piccoli.

Da guardare: https://www.youtube.com/watch?v=Cm5-6N5VVh0

Una stella in Val d’Ultimo: Giancarlo Godio

“Il primo ad Ultimo”

La Val d’Ultimo è stata per anni fuori dai circuiti noti del turismo altotesino. Il turismo estivo solo nell’ultima quindicina d’anni ha preso piede, mentre d’inverno veniva frequentata soprattutto per gli impianti sciistici (i primi impianti di risalita dello Schwemmalm risalgono al 1976 ma erano altro rispetto a comprensori ben più noti). Eppure, proprio negli anni in cui la valle era sconosciuta ai più, proprio qui, si accese una stella nel panorama gastronomico dell’Alto Adige.

Giancarlo Godio, dalla gavetta alla stella Michelin: con la gestione della mensa Enel a Fontana Bianca, ha incantato con la sua cucina tanto da diventare uno dei primi cuochi dell’Alto Adige ad ottenere una stella Michelin, il primo con un ristorante a 2.000 metri!

Ma facciamo un passo indietro. Giancarlo Godio nacque nel 1934 a Parigi (dove i suoi genitori si trovavano per un periodo) ma era originario del Piemonte. Dopo una lunga gavetta approdò all’ “Aquila” di Ortisei: qui, il suo stile, la sua ricerca di perfezione, la sua creatività, la capacità innovativa, lo portarono ad essere rapidamente scelto come primo chef. Ed è a Ortisei che conobbe la moglie Elisabeth originaria della Val d’Ultimo. Con lei si avventurò nel 1957 a Vigo di Fassa, per un’altra esperienza lavorativa, sempre con lei nel 1970 arrivò a Fontana Bianca. Qui i due coniugi presero la gestione della mensa Enel, fino a quel momento in mano ai genitori di Elisabeth. Qui Giancarlo Godio iniziò la sua parabola ascendente. A Fontana Bianca affinò le sue capacità, “lavorò senza compiere il passo più lungo della gamba, con umiltà, spontaneità, coraggio.”

“Godio andava nella sua direzione, lasciando l’erba della pianura, puntando in alto verso boschi e rocce, il suo mondo, pieno di aspettative, ben determinato a realizzarle.”

E qui, alla mensa Enel, Godio iniziò a richiamare la folla con un incessante passaparola che fece diffondere rapidamente la voce. Il ristorante divenne conosciuto ed apprezzato, Godio preparava menù a sorpresa per i commensali ed in tempi non sospetti, era un tenace sostenitore del chilometro zero. Se già oggi andare a Fontana Bianca richiede qualche attenzione particolare sulla strada, ai tempi la percorrenza di questa impervia stradina, fatta e controllata dall’Enel, era una vera avventura. “La strada che porta a Fontana Bianca stretta e tutta curve, era stata aperta dall’Enel solo nel 1968…ma rimase a lungo in cattivo stato”. Eppure in questo luogo dimenticato, Godio nel 1973 ricevette la sua prima stella Michelin, e gli anni che seguirono videro personaggi di spicco (da Reinhold Messner a Giulio Andreotti), fare la processione per provare le sue creazioni, ma anche per godere della sua compagnia.

Fontana Bianca fu il luogo dove iniziò a brillare la sua stella ma anche il luogo da cui non volle mai separarsi. A 1.900 metri, con infrastrutture quasi inesistenti, lui trovò il suo regno. Anche se “in inverno la situazione si presentava critica e anche pericolosa. Nel giro di una notte poteva cadere anche un metro di neve…” nel 1986 ad esempio, la “neve aveva letteralmente ingoiato il territorio”. 

“Fontana Bianca gli aveva dato l’occasione di diventare importante e contemporaneamente di restare sé stesso”.

Gli anni ’80 videro la sua consacrazione, decine i concorsi e le gare di cucina vinte, e tante le passioni (come quella per i funghi, la pesca, l’arte, l’intaglio) che riversava nelle sue creazioni. Chi ha qualche anno sulle spalle, ricorderà sicuramente un grande drago di legno su cui ci si poteva arrampicare, posto davanti alla genziana: era stato intagliato da Godio.

La sua stella brillò fino al 1993, momento in cui la guida Michelin, senza dare spiegazioni, gliela tolse. La perdita della stella fu per lui un momento cruciale e lo segnò profondamente. Ma il destino, pochi mesi dopo, gli fu ancora più avverso. Nell’ottobre del 1994, al rientro da una gita in Istria con amici, il piccolo velivolo su cui viaggiavano cadde rovinosamente e i tre amici morirono.

Per ricordare questo straordinario personaggio la Provincia autonoma di Bolzano e il Centro audiovisivi di Bolzano hanno realizzato qualche anno fa un docufilm che potete vedere al seguente link: https://youtu.be/FI1X07hdJ58 

Inoltre, nel 2009 è uscito un libro molto particolare, per celebrare Giancarlo Godio. Il libro è una bellissima, inedita ed inconsueta biografia di questo “mago dei 2.000” che vi farà avvicinare anche alla Val d’Ultimo. Il titolo è “Blu. Giancarlo Godio. Una stella della bonne cuisine”. Blu come il cielo e blu come la Genziana, il nome del suo ristorante. Tutto ciò che è stato riportato tra virgolette sono citazioni dal libro. Il testo è stato premiato in Austria come il più bel libro del 2009, sia per la veste grafica innovativa che per il ritmo narrativo.

Ma la storia di Giancarlo Godio è stata anche ispirazione per uno spettacolo teatrale di e con Pino Petruzzelli, coproduzione Teatro Ipotesi e Teatro Stabile di Genova. Il monologo, che racconta la vita dello chef è stato “messo in scena” anche a Santa Gertrude, en plein air, qualche estate fa e, di nuovo in versione ridotta nell’estate 2024, a 30 anni dalla scomparsa del cuoco. Per chi volesse gustare qualche minuto dello spettacolo:

https://www.youtube.com/watch?v=-tbAFThHxdk&t=6s

Bibliografia rapida (oltre alle già citate fonti):

https://newsfood.com/13-ottobre-1994-val-dultimo-la-nebbia-e-campomolon-hanno-chiuso-unepoca-quella-di-giancarlo-godio-ed-il-suo-ristorante-la-genzianella/

https://www.ligurianotizie.it/il-primo-ad-ultimo-giancarlo-godio-e-la-sua-genziana/2016/05/13/201744/

https://www.altoadige.it/cronaca/bolzano/godio-vent-anni-fa-la-scomparsa-1.542391 (link articolo giornale per i 20 anni dalla scomparsa)

http://www.alessandrobotta.it/progetti/degusta/vecchio/index.php?option=com_content&view=article&id=1055:giancarlo-godio-e-la-bonne-cuisine&catid=40:mostre-eventi&Itemid=68

https://www.varie.eu/siti/sitopaperogiallo/giancarlo_godio_e_il_ristorante_genziana_in_val_dultimo_perche_ricordare_e_importante.html

https://www.gustomediterraneo.it/ristorante-genziana-di-giancarlo-godio-val-dultimo-bz/

Il 6 Dicembre è San Nicola

Ad ogni territorio le sue festività. Per chiunque sia stato bambino in Val Padana la data del 13 dicembre evoca ricordi. A Mantova, a Verona, a Bergamo a Brescia, in alcune città dell’Emilia Romagna, la notte tra il 12 e il 13 dicembre Santa Lucia porta i doni ai bambini.  In Alto Adige, più vicino alle tradizioni del nord Europa, è San Nicola a portare i doni.

San Nicola è un Santo molto antico, nasce in Turchia nel 270 e diventa vescovo di Myra (Turchia). La sua fama rimane legata solo alla Licia per diversi secoli, fino al VII secolo, quando, di fronte alle coste dove sorgeva il santuario in suo nome, Bizantini e Arabi combatterono per la supremazia sul mare. Arrivò così il salto di status: Nicola diventò il punto di riferimento dei marinai bizantini e il loro protettore, trasformandosi da santo locale a santo internazionale. Il suo culto si espanse lungo le rotte marittime del Mediterraneo, arrivando a Roma e a Gerusalemme, poi a Costantinopoli, in Russia e nel resto dell’Occidente. Nel IX secolo si diffuse in Germania.

Dalla fine del XIII secolo, il 6 dicembre diventò il giorno in cui persone travestite da “vescovo Nicola” salivano sui loro scranni: la tradizione raggiunse il culmine nel XVI secolo (ma in alcuni luoghi persistette fino al XIX). E anche quando la Chiesa, scandalizzata, iniziò a vietare queste carnevalate pagane, Nicola sopravvisse nelle scuole e nelle case grazie ai bambini, che continuarono a festeggiarlo e a ricevere i suoi regali. La storia e la devozione per san Nicola è molto diffusa anche in due città italiane: Bari e Venezia. Dopo la caduta di Myra in mano musulmana, nel 1087 i baresi fecero una spedizione in quella città. Le reliquie, cioè le ossa, del santo, erano parte del bottino. Circa 10 anni dopo anche i veneziani puntarono su Myra e recuperarono altre ossa, lasciate dai baresi nella fretta. I veneziani trasportarono quei resti nell’Abbazia di San Nicolò del Lido, vantando pure loro il possesso delle spoglie del santo. Lo dichiararono protettore della flotta della Serenissima. 

L’omone con la barba bianca e il sacco pieno di regali, invece, nacque in America dalla penna di Clement C. Moore, che nel 1822 scrisse una poesia in cui lo descriveva come ormai tutti lo conosciamo. Questo nuovo Santa Claus ebbe successo, e dagli anni Cinquanta conquistò anche l’Europa diventando, in Italia, Babbo Natale.

Oggi, in alto Adige come in molti paesi del Nord Europa, unendo tradizioni religiose e pagane, San Nicola gira per le strade acccompagnato dai “Krampus”, i diavoli che si occupano dei bambini che non sono stati buoni. I Krampus sono in genere impersonati da personaggi spaventosi che indossano pelli di capra e teste con maschere. Hanno dei campanacci legati  al corpo per fare più rumore possibile, inoltre vengono utilizzate anche una verga o delle catene di ferro. San Nicola, invece ha il vestito da Vescovo con tanto di tiara e di bastone pastorale.

Negli ultimi anni le “sfilate” di Krampus sono diventate sempre più numerose e sempre più i turisti che si accalcano per vederle. Krampus “professionisti” da tutto l’Alto Adige sfilano con i loro costumi sempre più paurosi.

Ma dove la tradizione resta pacata, la magia dei bimbi che aspettano la carrozza con a bordo San Nicola, che accompagnato dagli angeli, dispensa i classici sacchettini rossi colmi di dolcetti, arachidi e mandarini, lascia ancora sognare.

Cima di Tovo -Tuferspitz 3.097

Per molti ma non per tutti.

Cima di Tovo, Tuferspitz

Ed ecco una cima della valle poco frequentata, un po’ fuori dai circuiti più conosciuti. Questo 3.000 solo dal 2021 si può fregiare di una bella croce, fatta da un giovane falegname della valle (figlio dei gestori della Flatschbergalm, malga di passaggio per la cima) e portata a spalla, come vuole la tradizione, da un gruppo di volenterosi amici.

Con gli anni il percorso per questa vetta si è trasformato parecchio. Ha perso quasi tutti i passaggi su neve e ghiaccio e di conseguenza tanta dell’acqua che scendeva copiosa dai torrenti e, nel frettempo, sono un po’ peggiorati i punti esposti.

Il percorso non è lunghissimo: poco meno di 7 km partendo dal parcheggio ai masi Flaschöfe (sulla strada che da Santa Gertrude porta a Fontana Bianca) ma comporta un dislivello di circa 1.300 metri. Il cammino segue il segnavia n.143. Fino alla malga Hinterer Flatschberg (2.110) si segue una comoda mulattiera. Dalla malga parte il sentiero che fino ai 2.600 metri circa è molto tranquillo e sale nella vallata. Quando iniziano sassi e roccia il sentiero porta a costeggiare il canalone e qui alcuni tratti sono molto esposti senza che siano presenti ancoraggi come catene. Ai 2.892 metri si arriva al passo di Flim che permette di scendere verso la val Martello. Da qui parte l’ultimo tratto, tutto su roccia, con alti gradini da oltrepassare ma non particolarmente pericoloso. La cima è un pinnacolo dal quale guardare il panorama ma con spazi molto ristretti e molto esposti.

La salita richiede circa 3 ore e 30, allenamento e attrezzatura adeguati.

animali al pascolo

Una nota: parecchi sono gli incontri di animali al pascolo (mucche prima, cavalli, capre e pecore più in alto). Il percorso inoltre si trova nel Parco Naturale dello Stelvio, quindi non è infrequente avvistare la fauna tipica.

Guardare dall’alto

Nel famoso film “L’attimo fuggente”, Robin Williams sale sulla cattedra e invita gli studenti a fare la stessa cosa, allo scopo di provare a guardare le cose da angolazioni diverse, da una diversa prospettiva. A volte basta salire pochi centimetri, altre volte bisogna salire su una vetta. Forse questo è uno dei tanti motivi che spingono a salire sulle cime: non solo la camminata, la sfida, ma anche la possibilità di vedere la valle, le altre cime, altri valli, tutto da una prospettiva diversa. Se si cerca su Internet “guardare dall’alto” si trovano decine di suggerimenti per vedere Venezia dall’alto, Milano dall’alto…e così per decine di città: decine di suggerimenti per poter cambiare prospettiva. La montagna offre migliaia di questi suggerimenti: ogni salita permette di guardare il mondo da una angolazione diversa.

Ed…elevandoci un po’ ecco il lago Zoccolo e Pracupola alla fine di questa calda estate 2022

Thanks to @matteocerutti00official

Le festività dei morti

L’autunno rivela sempre qualche sorpresa per quanto riguarda il meteo: ci sono stagioni soleggiate e calde, altre con venti imprevisti o addirittura neve come accaduto nei recenti 2020 e ancora nel 2023. Quello che non cambia mai in questo periodo è tuttavia l’attenzione rivolta dalle persone ai loro cari defunti.  I giorni compresi tra il 31 di Ottobre e il 2 Novembre se siete in zona dedicate un po’ del vostro tempo a visitare i cimiteri annessi alle bellissime chiese della Val d’Ultimo. Normalmente in tutti i cimiteri troviamo fiori freschi, le tombe sistemate e pulite, ma in Alto Adige le attenzioni per i propri defunti hanno, in genere un tocco più “personale”. I cimiteri diventano una sorta di tavolozza con candele sempre accese, fiori secchi, fiori freschi, pigne e ogni altra cosa fornisca la natura per creare ghirlande e composizioni.

Un giorno prima di Ognissanti, il 31 ottobre, mentre altrove si festeggia Halloween, i bambini della Val d’Ultimo si lanciano in una vera e propria spedizione  e vanno di porta in porta a elemosinare Krapfen dolci, recitando a memoria le strofe rimate della tradizione. Non a caso li chiamano “Krapfenlotterer”, i mendicanti dei Krapfen, un’antica usanza quasi dimenticata e ritornata in auge grazie alle nuove generazioni. Il papavero ha una sua tradizione in Val d’Ultimo. I tipici krapfen al papavero si degustano in occasione di matrimoni, al termine del raccolto ed in particolari festività, e così per la festa di Ognissanti.

https://www.suedtirolprivat.com/

Giancarlo Godio. Una stella della bonne cuisine. Ed. Gamsblut

I Bagni di Oltre Acqua

L’alto Adige è una terra ricca di acqua, in particolare di acqua minerale. Nel 2000 la Giunta Provinciale della provincia di Bolzano ha riconosciuto come minerali le acque di 30 sorgenti dell’Alto Adige. Fin dall’antichità le acque altoatesine erano considerate importanti per la salute dell’uomo e da secoli vengono utilizzate per la cura di disturbi e malattie. Per questo, soprattutto a partire dal XIX secolo si affermò la tradizione dei bagni rustici che sopravvisse fino alla Prima guerra mondiale. La Val d’Ultimo può vantare ben 4 di queste sorgenti con proprietà e minerali disciolti differenti. Noi vogliamo raccontare di una di queste sorgenti: la sorgente di Oltre Acqua (o Sopracqua).

Quando la Provincia riconobbe le 30 sorgenti venne predisposta una piccola fontana, poco più sotto rispetto alla captazione della fonte; la fontana spicca per il colore rosso che resta sul terreno.

Nei pressi di questa fontana si trovava un edificio storico, fortemente ammalorato, che recava una vecchia insegna indicante la presenza di una locanda con annessi bagni. In Val d’Ultimo tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 erano presenti diversi bagni, tra cui i Bagni di Mezzo, famosi ben oltre i confini e frequentati da personaggi illustri come Bismarck, Thomas Mann, l’imperatrice Elisabetta d’Austria. Poi c’erano i bagni frequentati dalla gente del posto bisognosa di cure. Le persone che non potevano permettersi vitto negli stabilimenti arrivavano con i carretti con le vivande per il soggiorno. Uno dei bagni “del popolo” era proprio quello della sorgente di Oltre Acqua. Nel 1826 già ci sono tracce scritte che testimoniano la presenza di uno stabilimento, ma nel 1876 l’edificio viene risanato e rimane inalterato fino ai giorni nostri, o quasi.

Per anni, passando per andare verso la sorgente, la vista di questo edificio storico sempre più compromesso lasciava stupiti e dispiaciuti. Ma finalmente, nel 2017, iniziarono i lavori di recupero e lo stabilimento con locanda rinasceva lentamente a nuova vita.

Sono Veit e Rita, meranesi, a comprare l’immobile e il terreno dei bagni di Oltre Acqua. L’edificio, rimasto immutato dal 1876, viene restaurato lasciando inalterata la cubatura, la struttura e sicuramente il fascino originario. L’immobile è messo sotto tutela delle Belle Arti, il legno viene recuperato e sabbiato, vengono ripristinati la veranda e i ballatoi. Al piano terra vengono create due sale da pranzo con una stube perfettamente in armonia con il luogo. Al piano superiore due suites e al piano inferiore vengono ricreati i bagni, con tutti i comfort di oggi, il rispetto delle norme sull’igiene ma il fascino di altri tempi.

L’atmosfera che si respira alla Locanda non finisce all’interno. All’esterno vengono poste delle vasche da cui sgorga acqua della sorgente, ma poiché la natura è stata particolarmente generosa con questo luogo, ci sono più punti di captazione dell’acqua e così si trovano acque con caratteristiche leggermente diverse da una vasca all’altra.  L’esterno è poi meravigliosamente completato con un sentiero nel bosco dove si trovano punti per cimentarsi nei giochi o semplicemente riposare ascoltando le acque del Valsura che scorre a fianco.


Come in tutti i posti però sono le persone a dare quel “qualcosa in più” che ti fa venire la voglia di tornare o di raccontare agli amici l’esperienza vissuta. Veit e Rita accolgono gli ospiti con un sorriso ed una cordialità che fa sentire a proprio agio. L’amore e la cura messi in questo posto traspaiono in ogni particolare. Rita è l’anima della casa e il trasporto con cui ha curato la rinascita di questo “pezzo di storia” si coglie ad ogni sua parola.
Alla Locanda di Oltre Acqua si può mangiare, dormire, fare i bagni: basta prenotare.
Tel. 349.7100951 – ueberwasser.ulten@gmail.com – www.badueberwasser.it

Come arrivare: all’ingresso del paese di Santa Valburga, venendo da San Pancrazio, subito dopo il parcheggio del Municipio e il ponte, si scende a sinistra con una strada piuttosto ripida (zona campi sportivi). Dopo meno di un chilometro si può lasciare l’auto prima del ponte sul Valsura e proseguire a piedi. In cinque minuti, a destra dopo il ponte ci si trova davanti l’edificio dei bagni. Proseguendo per altri cinque minuti si arriva alla fontanella della sorgente.
Nota: per informazioni sulle sorgenti è possibile consultare l’ampio archivio di documenti messi a disposizione dal sito della provincia autonoma di Bolzano. In particolare alcune informazioni di questo post derivano da “Preziosi zampilli dalla roccia profonda” , Ufficio gestione risorse idriche

Articoli per approfondire: https://ambiente.provincia.bz.it/acqua/sorgenti-minerali.asp?news_action=4&news_article_id=547337ù

La “Corsa dei Masi”

Ultner Höfelauf

Per gli appassionati di running, ma non solo, vogliamo raccontare della “Corsa dei Masi” della Val d’Ultimo (o Ultner Höfelauf). Questa tradizionale corsa è diventata nel corso degli anni (quella del 2022 sarà la 16° edizione) una kermesse imprescindibile per grandi e piccoli, per sportivi e buongustai.

La gara, valida come competizione di montagna riconosciuta dalla FIDAL (Federazione Italiana di atletica leggera) vede impegnati dai bambini di 6 anni a salire, secondo percorsi e modalità diverse. Gli atleti si possono cimentare in un percorso di montagna lungo 18km che segue la via masi in un percorso ad anello.

Per tutti la giornata è comunque occasione di ritrovo, di svago e di…enogastronomia! La corsa, che parte nelle prime ore del mattino, è accompagnata da un ricco programma, che prevede musica e cibo. Gli stand gastronomici offrono tutti i prodotti tipici: piatti di selvaggina, carne allo spiedo, pesce,  Strauben, krafen contadini ai semi di papavero e il menu si potrebbe allungare ancora. Una giornata all’insegna dello sport, del ritrovo e del buon bere e ben mangiare.

Per chi non conosce la valle questa giornata può essere l’occasione per scoprirla in un momento molto partecipato e sentito, una vera giornata di festa. E per gli appassionati di sci un ulteriore incentivo: spesso il via della gara, così come le premiazioni è affidato al campione Dominik Paris, residente e originario della Val d’Ultimo.

Per informazioni: https://www.merano-suedtirol.it/it/corsa-dei-masi-della-val-d-ultimo.html

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