Se siete stati in valle, avete passeggiato o camminato, vi sarete sicuramente imbattuti in muretti a secco, tetti con le scandole e steccati dalla struttura ben definita. In una valle dove ancora le tradizioni sono per fortuna molto forti, queste particolarità balzano agli occhi come segno distintivo del panorama.
Intendiamoci, non stiamo parlando di cose che esistano solo qui, ma solo del fatto che queste tre cose insieme, finché le tradizioni vengono portate avanti, offrono una atmosfera tutta particolare. Per questo motivo sia in Trentino che in Alto Adige vengono dati contributi per mantenere e ripristinare questi tre elementi per la valorizzazione del quadro paesaggistico tradizionale.
Le scandole sui tetti: “in una regione ricca di boschi come l’Alto Adige le scandole erano il materiale di copertura usuale fino al XX secolo, anche in città come Bressanone, Vipiteno e Brunico. Si aveva una grande disponibilità di legno e con una corretta manutenzione una copertura in scandole poteva superare il secolo di durata. La cosa importante è utilizzare scandole di larice spaccate a mano e posate in triplo strato senza impermeabilizzazione del tetto, che ne permette quindi l’asciugatura in ogni sua parte”*. In val d’Ultimo si trovano soprattutto quelle più lunghe (Legschindel, 80 cm) utilizzate per tetti meno ripidi, a posa libera e quindi appesantite con un sistema di correnti rotondi in legno e pietre. Le scandole prendono con gli anni quel classico colore argentato e dopo una quaratina di anni vengono voltate per proseguire nel loro impiego, almeno per altrettanto tempo. Alla fine della loro carriera non ci sono problemi di smaltimento!
Gli steccati si possono vedere in molti punti anche sulla strada provinciale dove vengono ripristinati e sistemati quando le intemperie li mettono a prova. Hanno la particolarità di avere le assi poste obliquamente ai pali di sostegno, e di avere dei rami intrecciati per tenere insieme i vari elementi, anche se spesso sono più un elemento decorativo che funzionale.
I muretti a secco parlano di vecchi tracciati dei sentieri e servono per arginare, per rinsaldare i fianchi della montagna o per delimitare confini, per aiutare le coltivazioni. La loro è una tecnica costruttiva così diffusa da essere entrata nel 2018 nel patrimonio immateriale dell’Unesco, in Italia come in altri 7 stati europei. Qui se ne possono trovare lungo il sentiero dei masi, dove troviamo anche una incisione che riporta la data 1831, ma anche a quote più alte. Il modo migliore per vederli è…camminare!
* Estratto da https://home.provincia.bz.it/it/temi#kunst_und_kultur___arte_e_cultura
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